domenica, 28 Aprile 2024

Etica e Intelligenza Artificiale per dire “NO” alle differenze

Sommario
Intelligenza Artificiale

La lotta alle disuguaglianze e alle discriminazioni parte dalle scuole. Ma non si ferma qui. Educare i giovani è solo il primo passo, il secondo è preparare le ragazze all’ingresso nel mondo del lavoro. Un universo che parlerà sempre più il linguaggio della tecnologia. Per questa ragione, l’obiettivo è aumentare le percentuali di donne che studiano discipline racchiuse sotto il cappello delle STEM: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. L’Intelligenza Artificiale giocherà un ruolo cruciale in questa partita.

«La parità di genere è un fattore culturale e occorre educare i giovani a questa idea. Conseguentemente la scuola è il campo privilegiato nel quale far passare messaggi positivi», dice suor Anna Monia Alfieri, legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline e Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana per il pluriennale impegno a favore della libertà di scelta educativa che spetta alla famiglia. La nascita del Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub è un primo passo per promuovere lo sviluppo e l’applicazione etica e sostenibile dell’AI generativa in Italia. L’Osservatorio promosso da Unimarconi invierà un position paper al Governo e agli stakeholders in cui illustrerà le competenze necessarie per utilizzare al meglio quest’innovazione in diversi campi.

Ma quale scuola serve?

«Non una qualunque, ma una liberamente (ossia a costo zero) scelta dai genitori tra la pubblica statale e la pubblica paritaria, sotto lo sguardo garante dello Stato. Solo così, in Italia, avremo un’istruzione statale veramente autonoma e una paritaria veramente libera. Con un notevole risparmio per le casse dello Stato».

Un tema al centro del dibattito nei giorni scorsi, ora che è in arrivo il disegno di legge sul voto in condotta e sulle sospensioni, voluto dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per contrastare i comportamenti contrari al regolamento scolastico e violenti. In particolare, la norma nasce con l’intento di contrastare le occupazioni degli istituti, che sempre più spesso provocano ingenti danni alle strutture. Il Ddl conterrà anche un emendamento presentato dal Governo per cambiare i metodi di valutazione per le elementari. Infatti, torneranno i voti da ottimo a insufficiente.

Dovremo quindi dire addio ai giudizi descrittivi, introdotti a partire dalla riforma del 2020. Un errore, secondo insegnanti, genitori, associazioni di categoria ed esperti, poiché interromperebbe un processo di rinnovamento della cultura e delle pratiche valutative senza prima una verifica del lavoro fatto fino ad oggi. Infatti, il sistema introdotto dall’ordinanza ministeriale 172 del 2020 ha rappresentato una vera e proprio rivoluzione per le scuole, avendo introdotto giudizi su quattro livelli di apprendimento: in via di acquisizione, base, intermedio e avanzato. Per mettere in pratica queste novità gli istituti hanno dovuto intraprendere una profonda trasformazione, definendo nuovi obiettivi di apprendimento e mettendo in campo strumenti di verifica innovativi e percorsi formativi per gli insegnanti. «Solo una scuola libera e autonoma, in grado di far vivere esperienze positive e di apertura agli studenti, potrà educare i giovani, quindi i futuri cittadini, ai valori positivi, quali la parità di genere.

Gli investimenti ESG sono in calo negli ultimi mesi, mentre le fonti fossili guadagnano sempre più terreno. Gran parte della responsabilità è della finanza, come rendere gli investimenti Green più attrattivi?

«Occorre far capire la necessità di un reale scatto del senso di responsabilità, a tutti i livelli, dal piccolo risparmiatore al grande manager. Come dice Papa Francesco, la tematica ecologica è collegata direttamente alla morale, ossia al comportamento responsabile degli uomini del nostro tempo. Spesso il mondo Green è visto come qualcosa di estraneo o vincolante per l’economia. Al contrario offre grandi spazi di intervento e di crescita ed è un settore in cui i giovani possono fare davvero la differenza. Pertanto invito, in particolare, le banche a finanziare quei progetti che investono sulla sostenibilità ambientale: spesso si tratta di piccole realtà che necessitano di investimenti per potersi affermare».

tech

Parliamo di Intelligenza Artificiale: sono giustificate le preoccupazioni riguardo al lavoro secondo lei?

«Tutte le preoccupazioni sono giustificate nella misura in cui facciamo entrare in questo campo il senso di responsabilità dell’uomo. Si ritorna sempre allo stesso punto. L’Intelligenza Artificiale avrà sicuramente ricadute sul mondo del lavoro, è inevitabile, farà sentire come superate alcune professionalità ma, al contempo, si creerà il bisogno di altre. Entra in gioco, come sempre, la capacità dell’uomo di affrontare il cambiamento, la sua resilienza positiva, per poter creare nuove opportunità dalle novità introdotte e che, sicuramente, possono lasciare disorientati».

Con la progressiva diffusione dell’Intelligenza Artificiale c’è il rischio di abituarci a far gestire la nostra vita alla macchine, a vivere in maniera etero diretta?

«Ovviamente il rischio c’è ma, come sempre avviene, occorre anche capire che la ragione di cui l’uomo è dotato va usata, sempre. Parliamo della stessa dinamica che avviene, ad esempio, con l’utilizzo dei cellulari: moltissimi hanno sviluppato una reale dipendenza inquadrabile in una situazione patologica. Occorre sempre valutare, di volta in volta, cosa la tecnologia ci offre e quali conseguenze può avere sulle nostre vite».

Come vivere in modo autenticamente umano questa era tecnologica?

«La risposta è semplice: non bisogna abdicare alla nostra umanità, ai sentimenti di fratellanza e alla consapevolezze dell’essere gli uni dipendenti dagli altri. Non bisogna dimenticare che la tecnologia è un mezzo, non un fine, e, come tale, è a servizio dell’uomo e della sua opera a favore (ricordiamolo) del suo simile. L’era tecnologica viene vissuta in modo disumano quando la tecnologia è vista solo come un mezzo del quale occorre approfittare per dominare l’altro».

Una delle sfide del futuro è sviluppare una tecnologia innovativa, efficace, ma al tempo stesso leggera e rispettosa…

«Ormai ogni azione intrapresa dall’uomo deve essere ponderata e valutata a seconda dell’impatto che essa potrà avere sull’ambiente circostante. Occorre educare, fin da piccoli, i giovani a valutare l’impatto ambientale delle proprie azioni quotidiane, partendo dalle piccole cose (raccolta differenziata, utilizzo dell’acqua, risparmio energetico nei riscaldamenti, etc). Ma si ritorna sempre al solito punto: occorre agire con senso di responsabilità. Ritengo che la sobrietà sia una virtù da trasmettere ai nostri giovani, una sobrietà che deve caratterizzare i nostri stili di vita».

Un tema di cui si parla poco è il divario tecnologico tra Occidente e aree del mondo più depresse economicamente. Andando avanti di questo passo nel settore dell’Intelligenza Artificiale, e delle innovazioni in generale, non rischiamo di aumentare questo gap, con effetti anche nello sviluppo economico?

«Chiaramente è così. Ecco perché ritengo che vadano perseguiti tutti gli sforzi necessari per abbattere il divario economico che, inevitabilmente e viceversa, si traduce in divario tecnologico. Sono dinamiche legate a filo doppio».

Un divario che parte dalle scuole. Infatti, negli ultimi anni l’area Subsahariana dell’Africa ha fatto registrare importanti passi avanti nel settore. Tuttavia, donne e ragazze faticano ancora ad avere accesso alll’Istruzione, in particolare I livelli più alti. I numeri parlano chiaro. Nel 2020 il 66% delle ragazze ha completato il percorso di studi, contro il 61% dei ragazzi. Tuttavia, le percentuali scendono in picchiata se analizziamo i tassi di completamento di istruzione secondaria e università, rispettivamente del 44% e 26%. Le ragioni principali di questo divario sono di tipo culturale. Infatti, le donne sono viste tradizionalmente come lavoratrici nei campi. Una mentalità ancora diffusa in particolar modo nelle aree più rurali.

In secondo luogo, le ragazze si trovano a dover fare i conti con il ruolo di gestire e curare la famiglia. La Tasmania è uno dei Paesi più attivi nel contrasto al fenomeno dell’abbandono degli studi a causa di una gravidanza. Un compito non semplice in un Continente come l’Africa, il più fecondo del mondo. Il Governo ha messo in campo il Secondary Education Quality Improvement Project, iniziativa che sostiene le spese delle giovani neo-mamme che intendono continuare a studiare. Il progetto è un piccolo ma importante passo per risolvere un problema che marginalizza una parte della popolazione, incidendo in maniera decisiva sullo sviluppo economico.

Infatti, il mancato investimento nell’istruzione femminile ostacola il miglioramento della loro condizione e favorisce il gender gap (Banca Mondiale). Un elemento da non sottovalutare è che, l’accesso scolastico iniquo fa sì che le donne africane possano raggiungere con maggiore difficoltà le cariche istituzionali rispetto agli uomini. Questo vuol dire anche meno possibilità che vengano realizzate politiche di contrasto al gender gap. Diversi Stati stanno avviando campagne di sensibilizzazione riguardo l’importanza dell’educazione femminile.

Il Governo della Nigeria e la Banca Mondiale, ad esempio, hanno investito diversi milioni di dollari per migliorare gli edifici scolastici e costruire nuove infrastrutture cittadine di collegamento. Fondi che permetteranno a più di 340.000 ragazze di poter apprendere in un ambiente sicuro. Miglioramenti che contribuiranno a favorire l’ingresso delle giovani nigeriane nel mondo lavorativo. Inoltre, il progetto prevede corsi per sconfiggere gli stereotipi e le diseguaglianze gender attraverso l’informazione. Angola, invece, ha scelto di percorrere una strada differente. Il progetto Girls Empowerment and Learning for All Project si concentra infatti sul contrasto all’allontanamento scolastico. In secondo luogo, il Governo del Paese ha scelto di puntare a portare sempre più nelle scuole le ragazze che provengono da ambienti poveri. Un proposito portato a termine prendendosi carico della loro istruzione.

Intelligenza Artificiale scuola

E poi c’è il progetto in Angola

La strategia prevede la creazione di programmi di apprendimento finalizzati a sensibilizzare i giovani riguardo gli stereotipi di genere e l’importanza di contrastare il gender gap. Non è da sottovalutare il fatto che il divario di genere nel settore dell’istruzione si è aggravato con lo scoppio della pandemia da Covid-19, che ha fatto crescere ancora di più il numero delle studentesse costrette a lasciare gli studi, superiore rispetto ai colleghi uomini (Human Rights Watch). Un fenomeno che avrebbe potuto essere arginato in parte con l’ormai celebre Didattica a Distanza (DAAD), ma la scarsa diffusione delle tecnologie rende qualsiasi opzione di insegnamento a distanza una chimera. Ma tutto questo potrebbe cambiare grazie all’Intelligenza Artificiale, una prima risposta al problema».

L’Agenda 2063 di trasformazione dell’Unione Africana

Il documento pone questa tecnologia al centro del processo di transizione socioeconomico del Continente. Infatti, si prevede che l’AI rivoluzioni diversi settori, primi fra tutti la Sanità, l’agricoltura e l’Istruzione. La sua applicazione potrebbe aprire importanti opportunità di crescita e sviluppo. L’Intelligenza Artificiale permetterà di predisporre modalità di apprendimento che valorizzino le particolarità e le abilità degli studenti. L’obiettivo è aumentare il tasso di educazione nel Continente, migliorando al tempo stesso il processo di apprendimento. Tuttavia, i potenziali benefici dell’AI non si fermano qui. Infatti, applicare quest’innovazione permetterà ai bambini e ragazzi africani di ottenere competenze e conoscenze fondamentali nel campo tecnologico. Un elemento fondamentale all’interno di uno scenario globale che vede il digitale sempre più al centro.

Formando futuri lavoratori sempre più specializzati nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics) si contribuisce in maniera determinata allo sviluppo socioeconomico dell’Africa. Si stima che nei prossimi anni saranno necessari 2,5 milioni di ingegneri in più nell’Africa subsahariana per non perdere le sfide cruciali per il suo sviluppo. Numeri lontani rispetto a quelli attuali. Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) rappresentano un vasto dominio della conoscenza. L’educazione STEM integrata coniuga in un unico programma interdisciplinare quattro campi centrali per il futuro tecnologico, e non solo, del Paese. Gli Stati con il maggiore capitale umano specializzato in queste discipline sono competitivi, produttivi e sperimentano una crescita economica elevata, secondo la Banca Mondiale.

Una crescita che potrà realizzarsi senza il contributo delle donne africane

L’integrazione di questa innovazione non può avvenire senza un’attenta pianificazione volta ad assicurare che i benefici siano diffusi. Infatti, gli Stati del Continente Africano dovranno essere lasciati liberi di sviluppare il proprio percorso di sviluppo senza interferenze esterne. Questo vuol dire che dovranno concentrarsi sulla formazione di competenze digitali e su investimenti in loco per sfruttare pienamente il potenziale dell’AI. La sfida sarà formare 362 milioni di giovani tra i 15-24 per ottenere manodopera altamente qualificata nel Tech. ©

Articolo tratto dal numero del 1 marzo 2024 de il Bollettino. Abbonati!

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