Per le imprese italiane, questi primi mesi del 2024 potrebbero essere i più duri. Nonostante la Banca Centrale Europea abbia dichiarato che comincerà a ridurre i tassi d’interesse già da quest’anno, il taglio non è previsto prima di giugno, o tutt’al più aprile (leggi qui per saperne di più). Una prospettiva che mette in difficoltà l’industria, costretta a finanziarsi pagando interessi cari.
Ma più debitori insolventi significa anche più costi per le banche, che dovranno calcolare un rischio finanziario sempre maggiore nelle loro transazioni e nella gestione delle loro riserve. Se l’imbuto si prolungasse, questo potrebbe interrompere il flusso di rendimenti impareggiati ottenuti dagli istituti di credito negli ultimi anni. Una circostanza che, nell’immediato, provoca un’ulteriore stretta sull’industria: già in agosto, i prestiti concessi dal sistema bancario alle imprese erano calati del 6,2% anno su anno.
Insomma, la stretta sull’economia comincia a far sentire il suo peso ed entriamo nello scenario più delicato del ciclo della politica monetaria: quello dell’atterraggio. Dopo aver alzato i tassi per contrastare l’inflazione, i banchieri centrali non aspettano altro che un segnale chiaro di rallentamento da parte dei prezzi per cominciare la manovra. Dall’abilità e dal tempismo dei “piloti” di Francoforte potrebbe dipendere il risultato finale: se esso sarà un “soft landing” o un faticoso “hard landing”.
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