venerdì, 8 Novembre 2024

Novella Calligaris, ANAOAI: «La mentalità è cambiata, ma bisogna ancora lavorare sulle basi»

Sommario
Novella Calligaris

Il movimento sportivo italiano è sempre più rosa. Le ultime Olimpiadi non avrebbero potuto renderlo più evidente, con ben 7 medaglie d’oro vinte da atlete donne sulle 12 totali del medagliere azzurro. Spada a squadre, con Rossella Fiammingo, Mara Navarria, Giulia Rizzi e Alberta Santuccio, Judo con Alice Bellandi, Vela con Marta Maggetti. E poi il tennis doppio con Sara Errani e Jasmine Paolini, Ginnastica artistica con Alice D’Amato, Ciclismo su pista con Chiara Consonni e Vittoria Guazzini. Infine la pallavolo con Ekaterina Antropova, Caterina Bosetti, Carlotta Cambi, Anna Danesi, Monica De Gennaro, Paola Egonu, Sarah Fahr, Gaia Giovannini, Marina Lubian, Loveth Oghosasere Omoruyi, Alessia Orro, Ilaria Spirito e Miriam Sylla. Un successo che parte da lontano: il 29,2% delle femmine di più di tre anni di età ha praticato sport almeno una volta nella vita. Vent’anni fa era il 23,3%. 6 milioni e mezzo di loro lo fanno con continuità (fonte: Censis). Al primo posto tra gli sport più praticati c’è la pallavolo, che conta oggi 330.000 tesserati in tutta Italia per l’80% donne, mentre il tennis occupa il secondo gradino del podio. Terzo posto per la ginnastica in tutte le sue forme: dalla danza agli esercizi ritmici, passando per yoga e pilates. Ancora indietro invece il calcio, nonostante sia di gran lunga la disciplina più praticata dagli italiani. Su un totale di 1.056.825 atleti, solamente il 2% è rappresentato dalla quota rosa. Si tratta di un dato comunque in crescita, considerando che a fine anni ’90 erano solo 8.000 le calciatrici tesserate.

Il gap con il genere maschile

Un percorso deciso ma ricco di ostacoli, quello per ridurre il gap con il genere maschile: sono stati stanziati molti fondi di coesione europei sia nel ciclo 2014-2020 sia in quello 2021-2027. E non solo, perché nel 2022 è stata introdotta una quota per le politiche, secondo cui entro la metà del 2026 il 40% dei posti non esecutivi nei consigli di amministrazione delle Confederazioni sportive dovrà obbligatoriamente avere donne come rappresentanti. Sono diversi anche gli sforzi per provare a ridurre le distanze a livello di retribuzioni.

Un tentativo lo ha fatto la FIFA. Che per la Coppa del Mondo di calcio femminile ha alzato il montepremi finale a 135 milioni di euro, Il 300% in più rispetto alla passata edizione. E per gli stipendi delle atlete? Secondo diverse stime, la differenza di retribuzione tra uomo e donna può variare dal 15% al 100% in quasi tutte le discipline. L’ingaggio medio di un giocatore di NBA, per esempio, è di 44 volte superiore rispetto a quello di una giocatrice della WNBA. Nel calcio, le più pagate al mondo della scorsa stagione sono state Alex Morgan e Megan Rapinoe. Con 7 milioni di dollari ciascuna. Nello stesso periodo, Cristiano Ronaldo ha incassato 136 milioni di euro (fonte: Forbes). E non è finita qui, perché ci sono diversi campionati di prima fascia dove le tesserate guadagnano un massimo di 600 euro al mese, rendendo impossibile svolgere a tempo pieno l’attività sportiva.

soldi

Le parole di Novella Calligaris

Per poter arrivare alla tanto agognata gender equality, insomma, la strada resta lunga e ancora in salita, tanto dal punto di vista agonistico quanto da quello dirigenziale. «A livello istituzionale, fino a qualche mese fa in Federazione c’erano due donne. Ad aprile, Antonella Granata ha presentato le dimissioni dal suo ruolo di Presidente della Federazione Italiana Giuoco Squash. Quindi rimane solo Laura Lunetta, che è la presidente della Federazione Italiana Danza Sportiva» spiega Novella Calligaris, prima tra le atlete e gli atleti italiani a vincere una medaglia olimpica nel nuoto e oggi presidente dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia (ANAOAI).

Com’è messo oggi il movimento dello sport femminile in Italia?

sport

«Il movimento in generale, dal punto di vista delle atlete, è messo molto bene ed è in crescita. Va però fatta una distinzione tra le sportive, le dirigenze e le figure istituzionali. All’interno del CONI, ci sono tre donne in giunta: la Vicepresidente Silvia Salis, la Vicepresidente vicaria Claudia Giordani e Norma Gimondi,  su 10 persone totali” afferma Novella Calligaris, proseguendo: “Si aggiungono poi un paio di Segretari generali. Nelle associazioni benemerite, invece, ci sono 3 Presidenti donne, tra cui io. Oltretutto, noi abbiamo anche un segretario generale donna e la vicepresidente vicaria donna».

La situazione tra i giovani

Come siamo messi dal punto di vista dilettantistico e giovanile?

«Secondo me, per lo sport giovanile è cambiata molto la mentalità rispetto ai miei tempi. Lo sport è stato in grado di cambiare i canoni di bellezza femminile. Parlando del nuoto, prima si diceva che praticarlo faceva venire le spalle larghe. Oggi si dice “guarda che belle spalle quella ragazza” e non più che è un maschiaccio. Una vera e propria rivoluzione, che è importante soprattutto perché naturale e non imposta: nessuno è dovuto scendere in piazza, ma si tratta di un pensiero comune che è nato col tempo” spiega Novella Calligaris, che continua: “La donna tonica oggi viene apprezzata, mentre una volta si sarebbe detto che una ragazza che fa molto sport ha dei muscoli che ricordano i tratti maschili».

Cosa si potrebbe fare per compiere un ulteriore passo avanti?

«Bisogna partire dalle basi, con l’educazione delle genitrici, che devono capire che il maschio ha gli stessi doveri delle figlie femmine. Se questo viene percepito, allora avremo un grandissimo cambiamento culturale che ci aiuterà molto. In tantissimi casi, la donna purtroppo oggi vive ancora all’interno della famiglia in un contesto di differenziazione tra maschio e femmina” ha sottolineato Novella Calligaris: “Parte tutto da lì, da quando si è piccoli. Se il bambino viene istradato come leader e la bambina si deve sposare, c’è qualcosa che non va. A volte esiste ancora una particolare attenzione per il maschio che la femmina non riceve. Soprattutto nei doveri: al maschio non dici di rifare il letto, dalla femmina lo pretendi».

Lo sport femminile

Le discipline in singolo sembrano avere più risonanza rispetto agli sport di squadra. Perché?

sport

«Jasmine Paolini col tennis ha avuto un grande riscontro alle ultime Olimpiadi, arrivando a vincere l’oro con Sara Errani nel doppio. Le ragazze del volley hanno avuto un successo pazzesco. Dobbiamo distinguere sempre due aspetti. Lo sport è innanzitutto un diritto, tanto che lo scorso anno è entrato in Costituzione con un comma dell’articolo 33″ ha affermato Novella Calligaris: “Finché non passa questo messaggio c’è tanto da fare. Se è un diritto, ognuno deve avere la possibilità di praticarlo. E deve poterlo fare da nord a sud. Tornando alle squadre, pensiamo per esempio alla nazionale di pallanuoto, che è la più vincente in assoluto. Eppure non ha lo stesso spazio mediatico che ha il rugby maschile, per esempio, che solo quest’anno è riuscito ad ottenere i primi risultati».

E da cosa dipende tutto questo?

sport

«Dipende sempre dal Mercato. Spesso ci si lamenta che uno sport non ha gli spazi che meriterebbe anche sui media. Per esempio, certi sport purtroppo ottengono risonanza solo ai giochi olimpici e quando si vincono le medaglie. Dopodiché, per quattro anni ce ne dimentichiamo. E qui entra in gioco il discorso economico: anche quello lo determina il Mercato. Perché Jannik Sinner guadagna cento volte di più di Thomas Ceccon? Perché il tennis ha una politica di comunicazione e un Mercato superiore rispetto alla Federazione Internazionale di Nuoto».

La situazione attuale

Ci sono stati dei tentativi per cambiare la situazione?

«Nel 2019, era stata ideata la International Swimming League (ISL), ossia una lega che aveva come obiettivo quello di creare uno show di una squadra contro l’altra. Ma dietro c’era un magnate ucraino e la guerra con la Russia ha fatto tramontare tutto. Già adesso, comunque, per esempio il nuoto ha delle remunerazioni superiori rispetto ad anni fa. Perché c’è la coppa del Mondo, perché gli atleti hanno contratti di sponsorizzazione e via dicendo».

Cosa ne pensa della differenza di retribuzioni tra atleti maschili e femminili?

sport

«Ancora di recente una polemica è stata suscitata in merito dalla giocatrice della Juventus Women Alisha Lehmann. La compagna del centrocampista Douglas Luiz, della Juventus maschile, che ha evidenziato come i suoi guadagni siano molto inferiori nonostante la coppia pratichi lo stesso sport nella stessa squadra. Ma quanti spettatori ci sono per la Juventus femminile? E quanti per la Juventus maschile? Il discorso è sempre legato al Mercato. Poi è anche un fatto culturale, ovviamente. Le due cose vanno di pari passo. Se il calcio femminile non viene percepito culturalmente come uno sport da seguire e da andare a vedere, questo ha una ripercussione sulla domanda degli spettatori. Ci sono poi comunque i singoli che invece emergono all’interno del panorama di squadra. Per esempio, certe calciatrici americane negli Stati Uniti che hanno sponsor, più guadagni e quant’altro. Lì però, il calcio ha un’altra dimensione. Perché il soccer in sè è uno sport nuovo rispetto alle tradizioni degli States. È entrato dopo, e quindi ha potuto fruire di una novità quasi a parimerito tra i due gneri. Mentre da noi il calcio maschile nasce a fine ‘800, quello femminile solo negli anni ‘70, almeno in Italia. C’è quindi un importante gap temporale da colmare».

Più persone vicine allo sport

In che modo si può far avvicinare più persone allo sport?

«Più lo sport va verso i ragazzi, più ha successo. Per esempio, alle Olimpiadi di Tokyo Rayssa Leal, una ragazzina brasiliana che ai tempi aveva 13 anni e che veniva dalle favelas, ha vinto la medaglia d’argento nello skateboard. Cos’è successo dopo? Ha avuto il maggior numero di visualizzazioni sui social, ben 5 milioni in un giorno. Questo perché è uno sport seguito dai ragazzi, e poi perché ha una storia importante alle sue spalle. In ogni caso, non dobbiamo rassegnarci” continua Novella Calligaris: “Abbiamo fatto partire in passato dei progetti. Per incentivare le donne di qualunque età, atlete, ex atlete, appassionate e madri di atleti ad entrare in questo mondo, sia praticandolo sia entrando nelle istituzioni, per capire che i gradini all’interno di questo contesto vanno fatti uno dopo l’altro. Si può partire entrando in un’associazione sportiva, al cui interno si trova un microcosmo che comprende mille attività. Dal bilancio alla programmazione, dalla gestione del personale alla progettazione, alla logistica, agli aspetti legali, economici e quant’altro. Un’esperienza a 360 gradi, che solo lo sport permette di avere. Ed è solo un punto di partenza, ma un passo che può servire comunque nella vita».

E a livello istituzionale

Quindi il problema è anche a livello istituzionale?

«Il problema delle donne alle elezioni è che non si presentano. Lo sport è democratico. Bisogna però avere competenze e farsi valere all’interno. Gli uomini da sempre hanno fatto attività associazionistica, mentre noi donne solo nel tempo libero. Questo è importantissimo, pian piano si assume una credibilità, una notorietà che permette di presentarsi alle votazioni senza sponsor. Oggi purtroppo molte nomine sono determinate da chi ti presenta” ha sottolineato Novella Calligaris, proseguendo: “Nelle federazioni entrano le figure che restano in silenzio al loro posto e non cercano un cambiamento. Se ci si fa valere e si arriva con una notorietà per quello che si è fatto, le chance aumentano. Perché democraticamente si viene eletti. E questo è un passo fondamentale, anche perché sappiamo benissimo che il nostro genere deve sempre passare più esami degli uomini in qualsiasi attività. L’ho provato anche io sulla mia pelle occupandomi di marketing internazionale: durante le discussioni si parlava dei miei occhi o delle mie gambe. Poi io li riportavo immediatamente sull’argomento dell’incontro. Così succedeva e così succede ancora. Lì ritorniamo al discorso di educazione e culturale: lo sport viene considerato fondamentale per l’educazione. Vale per i ragazzi che da bambini lo praticano. Ma perché smettere?». ©

📸Credits: Canva

Articolo tratto dal numero del 1° novembre 2024 de il Bollettino. Abbonati!

Sempre pronto a rinnovarmi e ad approfondire ogni giorno i temi che mi appassionano, credo che il giornalismo abbia una responsabilità enorme nella società. Per il Bollettino scrivo di sport e tecnologia, mi occupo anche di economia, attualità, musica e cinema.