Investire in vini pregiati può essere un’alternativa agli strumenti finanziari tradizionali e risorsa per diversificare il mix in portafoglio: una passione che diventa anche un’opportunità. Non per niente, c’è chi lo chiama passion investment. I rendimenti, del resto, non mancano, se – come per i grappoli sul filare – si sa attendere il momento giusto per coglierli.
«Nel breve periodo le etichette possono subire gli alti e bassi del Mercato e del momento. Ma nel medio e lungo termine, i dati storici indicano che i risultati sono sempre in crescita e in positivo, un po’ come avviene per l’azionario», dice Alessandro Pavan, consulente finanziario, autore del libro Investire in vini pregiati e fondatore nel 2021 di inCellar, società specializzata nel settore.
I numeri dicono che il principale indice finanziario in materia, il Liv-Ex 100, in 22 anni – cioè da quando esiste – ha ottenuto un rendimento annuale medio di circa il 7%. Guardando agli ultimi cinque anni, il rendimento annuo medio è stato attorno al 5%.
Le performance del vino nel corso del tempo
Ancora meglio fa il Liv-Ex 1000, che ha una composizione geografica di vini e cantine molto più ampia e in 20 anni realizza un rendimento annuale medio dell’8%. Nell’ultimo quinquennio, la performance annualizzata è del 6%. Insomma, scegliere le etichette giuste e saper attendere dà i suoi frutti.
Quali sono i territori di provenienza per le etichette da investimento?
«Le principali regioni vinicole, in cui si trovano la maggior parte dei vini destinati all’investimento e al collezionismo, includono Bordeaux, Borgogna e Champagne, in Francia; Piemonte e Toscana, in Italia; la California negli Stati Uniti. È però importante sottolineare che non tutti i vini prodotti in queste zone sono adatti. Nel Piemonte, infatti, sono considerati ideali per l’investimento il Barbera, il Barolo e il Barbaresco. Mentre altri ottimi vini come il Roero o il Metodo Classico dell’Alta Langa non rientrano nel Mercato dei passion investment. Lo stesso principio vale per le altre zone e Paesi».
Qual è il vino italiano più ambito sul Mercato?
«In questi anni, il Sassicaia toscano di Bolgheri. E, come spesso accade, la forte domanda, abbinata a una produzione costante, ha comportato un aumento significativo del prezzo. Questo lo rende non solo uno dei vini più desiderati dagli appassionati, ma anche un eccellente investimento nel mondo vinicolo».
I gioielli del passion investment
Quando e perché un vino può essere considerato un buon candidato per l’investimento?
«È fondamentale che, oltre a essere di altissima qualità, la cantina produttrice sia universalmente riconosciuta come eccellenza nel settore. Un piccolo produttore di Barolo, ad esempio, anche se capace di creare un vino eccezionale, ma sconosciuto ai più, avrà difficoltà a penetrare il Mercato internazionale, requisito essenziale per diventare un oggetto di passion investment».
Come si misura il prestigio di una cantina?
«Attraverso riconoscimenti importanti o grazie a una forte presenza sul Mercato. Comunque, alla base di tutto deve esserci un vino di eccellente qualità».
Come si investe in vino, in concreto?
«Ci sono diverse modalità per investire nel mondo del vino. Possiamo suddividerle in due categorie principali: l’investimento fisico e quello finanziario. L’investimento fisico consiste nell’acquisto di casse e bottiglie reali attraverso intermediari, grossisti e broker. La vendita può avvenire attraverso gli stessi canali o tramite siti specializzati. L’alternativa è rappresentata dall’investimento finanziario, che può essere ulteriormente suddiviso in investimenti in fondi o in società legate al settore vinicolo».
Fondi comuni specializzati
Come funzionano i fondi di questo settore?
«Quelli che si concentrano sul vino in genere rientrano nella categoria dei fondi alternativi e richiedono ticket d’ingresso minimi per gli investitori, che possono ammontare a 100mila o anche 125mila euro, a seconda della legislazione vigente. È una vera e propria barriera d’ingresso per i più, poiché richiede un patrimonio considerevole».
Ci potrebbe fare qualche esempio?
«Ce ne sono diversi, come The Wine Investment Fund, lanciato nel 2004 e focalizzato sui vini di Bordeaux, o il VintHedge Italian Wine Growth Fund, che ha una maggiore attenzione per i vini italiani».
Quali sono i vantaggi nell’investire in un fondo specializzato anziché direttamente in bottiglie?
«Innanzitutto, consente una maggiore diversificazione, poiché all’interno del fondo sono presenti numerosi vini diversi, rispetto a un singolo portafoglio privato. Inoltre, grazie alla maggiore capitalizzazione e all’acquisto in quantità maggiori, il fondo ha un potere contrattuale superiore al momento dell’acquisto. In più, all’interno di un fondo d’investimento opera un team di gestione altamente specializzato, che si occupa della selezione e della compravendita delle bottiglie, garantendo una gestione professionale dell’investimento».
Vini da investimento, opportunità e cautele
E gli aspetti negativi?
«Innanzitutto, il prezzo, che è necessariamente più alto, rispetto all’acquisto diretto di casse da conservare in cantina, poiché è necessario remunerare il lavoro del gestore e coprire i costi relativi al veicolo finanziario. In secondo luogo, c’è il limite di controllo poiché, una volta conferito il capitale, l’investitore si affida totalmente al gestore senza la possibilità d’intervenire sull’investimento, se non attraverso il riscatto parziale o totale della somma impiegata. Inoltre, ma non è meno importante, abbiamo l’aspetto emotivo».
Vale a dire?
«Il vino è spesso considerato un passion investment, poiché gli investitori sono spinti da un forte interesse per il prodotto. Sostituendo il bene fisico con uno strumento finanziario, si perde spesso questa componente emotiva e l’investimento potrebbe perdere parte del suo fascino per l’investitore».
Un Mercato con molte cantine e poca Borsa
Quali sono le altre modalità d’investimento finanziario?
«Oltre ai fondi, un’altra possibilità per entrare in questo Mercato è attraverso società quotate in Borsa. In verità, quest’approccio è meno comune, poiché le aziende vinicole quotate non sono molte».
Per fare qualche nome?
«Possiamo citare Masi Agricola e Italian Wine Brands, entrambe quotate sul Mercato Euronext Growth della Borsa di Milano. Al di fuori dell’Italia, troviamo esempi come Baron de Ley, quotata a Madrid, e Treasury Wine Estates, quotata nella Borsa australiana. Ma sono delle eccezioni, poiché la maggior parte delle aziende vinicole rimangono interamente di proprietà familiare o societaria».
Dove si possono trovare informazioni su questo Mercato?
«Nel caso del vino da investimento, l’asimmetria informativa spesso presente in altri passion investment come arte, auto d’epoca o orologi è molto ridotta. Esistono numerosi siti web dedicati alla compravendita, dove si possono trovare dati sulla qualità e sui prezzi. Questi portali forniscono una vasta quantità di informazioni che possono aiutare gli investitori a valutare se stiano acquistando al prezzo giusto e a monitorare l’andamento del valore del prodotto nel corso del tempo». ©
Articolo tratto dal numero del 15 novembre 2024 de Il Bollettino. Abbonati!
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