martedì, 14 Gennaio 2025

Razzante, comitato strategia AI: «L’istruzione di fronte all’intelligenza artificiale»

Sommario

L’ intelligenza artificiale assume un ruolo di crescente importanza nell’istruzione universitaria, offrendo nuove opportunità e sfide. Da supporto alla didattica alla possibilità di analizzare grandi quantità di dati, l’AI si rivela uno strumento versatile, capace di favorire l’apprendimento e la gestione di processi educativi complessi.

In questo contesto, diventa fondamentale insegnare le basi dell’AI non solo agli studenti di discipline tecnico-scientifiche, ma anche a chi proviene da ambiti umanistici e sociali, sviluppando una competenza diffusa e una consapevolezza critica degli impatti culturali e sociali.

«Fornire una conoscenza di base, solida e comprensibile, accessibile a tutti indipendentemente dal background accademico, permette infatti agli studenti di sviluppare una comprensione dei principi fondamentali dell’AI e delle sue applicazioni pratiche», dice l’avvocato Ranieri Razzante, Membro del Comitato per la strategia dell’IA presso la Presidenza del Consiglio.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nell’istruzione universitaria

Qual è il ruolo attuale dell’intelligenza artificiale nell’istruzione universitaria?

«Rappresenta già oggi un supporto imprescindibile, integrandosi sia nella didattica in presenza sia in quella a distanza. Non dovrebbe però assumere un ruolo di assoluta centralità, ma rimanere un complemento, una risorsa indicativa per lo sviluppo dei programmi e la somministrazione delle lezioni.

È importante sottolineare come l’AI risulti particolarmente vantaggiosa in specifiche discipline, ad esempio in ambito informatico e medico-specialistico, dove facilita la gestione e l’organizzazione di grandi volumi di dati didattici e agevola il processo di apprendimento. Nella strategia che abbiamo sviluppato per il Governo, puntiamo proprio a valorizzare queste potenzialità, in modo che l’AI sia impiegata in modo costruttivo e mirato, creando opportunità per studenti e docenti».

Quanto è importante insegnare l’intelligenza artificiale nelle università, anche a studenti che non provengono da discipline tecnico-scientifiche?

«È fondamentale. Fornire una conoscenza di base, solida e accessibile a tutti indipendentemente dal background accademico, permette infatti agli studenti di sviluppare una comprensione dei principi fondamentali dell’AI e delle sue applicazioni pratiche. Questo tipo di conoscenza consente loro di affrontare in modo critico le trasformazioni digitali che impattano ogni settore, rendendoli più consapevoli degli strumenti e delle tecnologie che possono incontrare o integrare nel loro futuro professionale e migliorando la loro capacità di collaborare con esperti del settore in contesti multidisciplinari».

Preparare gli studenti al mondo del lavoro

In che modo l’insegnamento dell’intelligenza artificiale può preparare gli studenti per il futuro Mercato del lavoro?

«Offrendo loro competenze essenziali in un settore sempre più influente. Se già l’informatica in generale rappresenta un’importante guida formativa, l’AI aggiunge un livello di specializzazione e aggiornamento determinante per chi aspira a lavorare in contesti innovativi. 

Acquisire conoscenze in AI significa sviluppare abilità che favoriscono il cosiddetto upskilling e reskilling, ovvero l’acquisizione di nuove competenze o l’aggiornamento di quelle esistenti, rispondendo alla crescente domanda di professionisti in grado di comprendere e applicare le tecnologie intelligenti. In questo modo, gli studenti saranno meglio equipaggiati per rispondere alle esigenze di un Mercato in rapida evoluzione e potranno contribuire attivamente al cambiamento tecnologico all’interno delle proprie aree di competenza».

Come si evolverà l’AI nel contesto dell’educazione universitaria, nei prossimi 10 anni?

«Potrebbe diventare un prezioso alleato per i docenti, senza sostituirli, come temono invece alcuni. Al contrario, potrebbe affiancare e supportare i professori, soprattutto nell’insegnamento di materie ad alto contenuto tecnologico, dove può contribuire a semplificare concetti complessi e rendere più accessibile l’apprendimento.

In futuro, potrebbe aiutare a personalizzare l’esperienza formativa per ciascun studente, identificando esigenze e ritmi di apprendimento e fornendo contenuti mirati, con feedback immediati. Inoltre, l’AI potrebbe essere utilizzata per migliorare la gestione dei dati accademici, facilitando la progettazione di percorsi didattici su misura e liberando i docenti da alcune mansioni amministrative, il che permetterebbe loro di concentrarsi su attività a maggior valore educativo».

istruzione intelligenza artificiale

Le preoccupazione etiche legate all’uso dell’AI

Esistono preoccupazioni etiche legate all’uso dell’AI nell’istruzione?

«Certamente. Sono questioni che meritano attenzione, per garantire un uso responsabile e positivo di queste tecnologie. Una delle principali preoccupazioni è che gli studenti possano considerare l’AI come uno strumento sostitutivo, delegando a essa i propri compiti, il proprio apprendimento e gli adempimenti didattici, rischiando così di compromettere lo sviluppo di competenze fondamentali e di perdere l’autonomia nell’apprendimento.

Per affrontare questa sfida, è importante promuovere un approccio educativo in cui l’AI sia vista come un supporto, non un sostituto, del processo formativo. Gli studenti dovrebbero essere educati all’uso etico dell’AI, comprendendo che questa tecnologia può assisterli nell’apprendimento senza sostituirli nelle attività essenziali.

Inoltre, è necessario che le università stabiliscano linee guida chiare su cosa sia un uso appropriato dell’AI negli studi, creando anche sistemi di valutazione che incoraggino l’originalità e l’impegno personale. Rafforzare la consapevolezza dei valori etici e del significato della responsabilità individuale nell’uso delle nuove tecnologie sarà cruciale per favorire un’integrazione dell’AI che arricchisca e potenzi l’esperienza educativa, senza snaturarla».

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Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale per i professori

Che ruolo può avere l’intelligenza artificiale nella valutazione degli studenti e nella correzione degli elaborati?

«Può offrire strumenti avanzati per il calcolo delle valutazioni degli elaborati. Nella correzione automatica, ad esempio, l’AI può essere utilizzata per analizzare rapidamente risposte a domande standardizzate, verificare errori grammaticali o di struttura nei testi e persino identificare schemi di ragionamento, facilitando un feedback tempestivo per gli studenti. Inoltre, lo scoring delle valutazioni può avvalersi dell’AI per garantire una maggiore uniformità e coerenza, specialmente in contesti con un alto numero di studenti o dove le risorse per una correzione manuale approfondita sono limitate.

È tuttavia fondamentale che questi strumenti rimangano di supporto e non sostituiscano mai il giudizio umano del docente. Il ruolo dell’insegnante è insostituibile per valutare l’originalità, il pensiero critico e le sfumature concettuali che spesso sfuggono agli algoritmi. L’AI può aiutare a ottimizzare il processo valutativo, liberando l’umano da alcune attività ripetitive, ma lasciando intatto il suo compito centrale di interpretare e apprezzare il lavoro degli studenti, integrando così la valutazione automatica con una componente umana essenziale per un’educazione di qualità».

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La “disumanizzazione” dell’istruzione a causa dell’Intelligenza Artificiale

Cosa pensa delle critiche secondo cui l’AI potrebbe “disumanizzare” l’educazione, sostituendo il rapporto tra insegnante e studente?

«Sono critiche certamente fondate e il rischio esiste. Non si può negare che, se l’AI fosse impiegata in modo sproporzionato o senza attenzione al ruolo umano, si potrebbe perdere l’importanza del rapporto diretto e personale tra insegnante e studente, un elemento fondamentale per un apprendimento profondo e significativo.

Un avatar o un’interfaccia automatizzata, per quanto avanzati, non saranno mai in grado di sostituire la presenza di un docente in carne e ossa, che con la sua empatia, la capacità di ascolto e l’intuizione può adattare il proprio approccio in base alle esigenze specifiche di ciascun studente. L’educazione è, in fondo, un processo umano e relazionale: l’interazione diretta con un insegnante aiuta a sviluppare non solo competenze tecniche, ma anche capacità critiche, emotive e sociali».

L’AI nella ricerca universitaria

In quali modi l’AI potrebbe supportare la ricerca universitaria e favorire innovazioni nel campo educativo?

«Attraverso una serie di strumenti e approcci mirati. Uno dei modi principali consiste nella creazione di spazi di ricerca congiunti e di sandbox virtuali, dove ricercatori e docenti possono sperimentare e sviluppare progetti in un ambiente controllato e flessibile. In questi spazi, è possibile continuare studi già avviati e selezionare grandi set di dati, utilizzando l’AI per analizzarli e individuare schemi e tendenze in grado di guidare nuove scoperte e perfezionare approcci educativi  già esistenti. L’intelligenza artificiale, inoltre, permette una gestione più efficiente dei dati raccolti nelle ricerche, aiutando i ricercatori a definire rapidamente l’utilità di specifici progetti o ipotesi da approfondire.

Grazie all’AI, è possibile condurre analisi avanzate e simulazioni che facilitano la progettazione di soluzioni innovative per migliorare i metodi didattici, personalizzare l’apprendimento e valutare l’efficacia di nuovi approcci educativi. In più, rende agevole la collaborazione interdisciplinare, consentendo di integrare conoscenze da diversi ambiti e applicarle all’educazione, incentivando così un ambiente di ricerca dinamico e orientato all’innovazione».

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Le competenze per i futuri educatori e il futuro degli atenei

Quali competenze specifiche ritiene fondamentali per i futuri educatori che  utilizzano l’intelligenza artificiale?

«Sarà fondamentale sviluppare competenze trasversali, tali da integrare conoscenze tecniche e discipline umanistiche, giuridiche e sociali. Una base solida sui concetti fondamentali dell’AI – come il funzionamento degli algoritmi, il trattamento dei dati e le applicazioni pratiche – può essere sufficiente, a condizione che sia accompagnata da un ampio ventaglio di competenze complementari. Le competenze umanistiche saranno cruciali per comprendere e trasmettere agli studenti le implicazioni etiche e culturali della tecnologia, come l’impatto sull’identità, la creatività e il pensiero critico.

La conoscenza giuridica è altrettanto importante, per far fronte ai temi della privacy, della sicurezza dei dati e della proprietà intellettuale, garantendo un’adozione che rispetti le normative vigenti a tutela dei diritti degli individui. Inoltre, le competenze sociali aiuteranno i futuri educatori a comprendere l’impatto dell’AI sul tessuto sociale e a insegnare l’uso di queste tecnologie in modo responsabile e inclusivo».

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Come possono muoversi le università?

«Possono garantire che gli studenti sviluppino una comprensione critica e consapevole dell’intelligenza artificiale e delle sue implicazioni sociali e culturali adottando una serie di iniziative strategiche. In primo luogo, selezionare un corpo docente all’avanguardia, composto da professionisti e studiosi aggiornati sugli ultimi sviluppi nell’ambito e dotati di una visione multidisciplinare, che può fare una grande differenza. I docenti esperti sono in grado di insegnare non solo le competenze tecniche, ma anche di stimolare negli studenti un approccio critico e riflessivo.»        ©

Articolo tratto dal numero del 1 dicembre 2024 de Il BollettinoAbbonati!

📸 Credits: Canva

Imparare cose nuove e poi diffondere: è questo il mio obiettivo. Proprio questo mi ha portato ad approfondire il mondo del web3, della finanza digitalizzata e delle crypto. Per il Bollettino mi occupo di raccontare una realtà ancora poco conosciuta in Italia, ma con un grande potenziale.