Nelle attività e nei piani di investimento, gli ETF (Exchange Traded Funds) “sono oggi uno strumento finanziario importante e utilissimo, sia per l’investitore privato fai-da-te, che opera da solo e per conto proprio, sia per il consulente e investitore professionale”, dice Marco Galli, consulente finanziario indipendente e associato NAFOP, l’Associazione dei consulenti finanziari autonomi.
Gli ETF sono simili ai Fondi Comuni, ma negoziabili in Borsa, al pari delle azioni. Offrono quindi la possibilità di liquidare la posizione e la quota dell’investimento più agilmente, con costi di gestione in genere più bassi e hanno di fatto rivoluzionato il settore dei fondi.
Si tratta di strumenti finanziari creati appositamente per replicare l’andamento e le performance di un paniere, un Indice di riferimento, un contenitore di Asset. Ci sono ETF che contengono azioni americane (come Standard & Poor’s 500), caratterizzati quindi per ragioni geografiche. Altri focalizzati su un settore di attività (per esempio quello tecnologico o sanitario), altri ancora legati alle obbligazioni.
“Anche con piccole somme di denaro da investire si può quindi disporre di un alto numero di strumenti finanziari, massimizzando il principio di diversificazione. La prima scelta da fare è quindi sull’Asset allocation complessivo, vale a dire quanta parte di azionario e di obbligazionario mettere nel proprio Portafoglio”.
Ma nella vastità dell’offerta di ETF disponibili sui Mercati e in Borsa, come e quali scegliere? “Sarebbe sempre meglio rivolgersi e farsi aiutare da un consulente finanziario professionista, ma ecco comunque alcuni criteri orientativi che si possono seguire o considerare”.
SCEGLIERE ETF DIVERSIFICATI E NON SPECIALIZZATI per gli investimenti fa-da-te. Per un investitore privato, che non si avvale di una consulenza professionale, in genere è meglio orientarsi su ETF molto diversificati nella loro composizione, azionaria e obbligazionaria. Quelli invece più specializzati e focalizzati su un singolo settore o paniere di titoli sono più complessi da valutare a fondo. Quindi è preferibile lasciarli a professionisti specializzati.
VALUTARE BENE (E MINIMIZZARE) I COSTI OPERATIVI. Sempre consultando preventivamente il KID (Key Information Document) – il documento che sintetizza le caratteristiche chiave del fondo (finalità e politica di investimento, profilo di rischio-rendimento, costi, performance storiche –, è importante considerare i vari costi correnti, puntando a ridurli il più possibile. Sia per ciò che riguarda le commissioni di gestione, sia per quelli relativi alle operazioni del fondo d’investimento.
SCEGLIERE TRA GESTIONE ATTIVA E PASSIVA. Oltre ai tradizionali ETF a gestione passiva – per cui non è necessario intervenire nel corso del tempo –, si stanno sempre più diffondendo anche fondi a gestione attiva, cioè gestiti da professionisti finanziari per conto del cliente e investitore. Gli ETF a gestione attiva possono offrire performance migliori a fronte di costi maggiori rispetto a quelli a gestione passiva.
COPERTURA DEL RISCHIO DI CAMBIO VALUTA. Per gli ETF che investono in titoli finanziari non valutati in euro ma in altre valute, come ad esempio il dollaro, può essere vantaggioso fare una copertura assicurativa del rischio di cambio, in caso di oscillazioni negative. Questa copertura mette al riparo dalle variazioni di Mercato ma rappresenta un costo aggiuntivo.
CONSIDERARE LO SPREAD sulle attività di scambio. Gli ETF più scambiati in Borsa sono, proprio per questo, più facili da vendere e collocare, quindi hanno uno Spread sulla compravendita più basso rispetto a quelli meno dinamici e meno scambiati. Conviene quindi scambiare ETF con uno Spread minore, perché è una voce di costo sulle operazioni.
VALUTARE IL RISULTATO STORICO DI REPLICA sull’Indice di riferimento. Ogni ETF ha un proprio Indice o Benchmark di riferimento, di cui punta a replicarne i risultati finanziari. È utile e opportuno valutare, quindi, anche l’andamento e il risultato storico di replica del proprio Indice, per valutare se le promesse di risultati attesi e stimati si sono poi concretizzate in performance reali.
SCEGLIERE ETF ARMONIZZATI per i vantaggi fiscali. Può essere rilevante anche selezionare ETF armonizzati (anche questa è una caratteristica deducibile dal KID), di fatto emessi nell’Unione Europea. Questi ETF sono tassati al 12,5% (per la quota investita in titoli di Stato) e 26% (per la restante quota). Gli ETF non armonizzati (ad esempio ETF USA), invece, vanno inseriti in dichiarazione dei redditi e sono tassati in base all’aliquota marginale IRPEF, che in genere risulta più alta. ©️
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