L’inflazione tornerà a correre. Non ai livelli record della fine 2022, quando si è raggiunto il picco del 12% innescato dalla guerra in Ucraina. Ma anche nel 2025 il portafoglio sarà più leggero. «Il rientro del tasso di inflazione è favorito dall’effetto di contrazione dei prezzi dei beni energetici osservato nel 2024» si legge nel bollettino Istat di dicembre scorso sulle prospettive per l’economia. Il calo dei costi dell’energia ha posto in effetti un freno ai rincari, che si è tradotto in una spesa più contenuta per le famiglie, pari a +1,1% nel 2024, contro un +5,1% del 2023. Un peggioramento si avrà però nell’anno che si è appena aperto, «con una risalita del deflatore della spesa delle famiglie pari al +2%».
La stangata sull’elettricità
Uno dei settori più fortemente colpiti dall’inflazione sarà quello dell’elettricità, con tariffe schizzate del 18% dal primo gennaio scorso. A risentirne saranno i cosiddetti utenti vulnerabili, gli unici per cui è rimasto disponibile il mercato tutelato, quello cioè gestito dall’Autorità ARERA. La categoria, a cui appartengono più di tre milioni di cittadini, include chi ha più di 75 anni, si trova in condizioni economiche svantaggiate o è disabile. Il prezzo dell’energia elettrica è diventato di 31,28 centesimi di euro per kilowattora, ha fatto sapere ARERA. E la causa è da ricercare nelle tensioni geopolitiche.
La perdita di potere d’acquisto
Il 2024 ha registrato alcuni interventi in favore della crescita dei salari. Tra queste le misure introdotte dal Governo, tra cui la riduzione del 7% dei contributi sui salari fino a 25mila euro lordi, e del 6% sui quelli fino a 35mila, confermata anche per il 2025. Non solo, ma a incidere è stato anche il rinnovo di diversi contratti collettivi con la conseguente crescita dei salari di riferimento. È stato sufficiente a far riacquisire potere d’acquisto? La risposta è negativa se si guarda al periodo del pre pandemia. Il terreno da recuperare è ancora molto. Ad aprile 2024 la riduzione della capacità di spesa ammontava al 7,9% rispetto al 2019 (fonte INAPP).
Le proposte di Federconsumatori
Non è impossibile contrastare la riduzione delle possibilità di spesa per le famiglie. Basterebbe, secondo Federconsumatori, agire su alcuni fronti. Ecco quali:
- rimodulare l’IVA sui generi di largo consumo;
- riformare gli oneri di sistema su beni energetici;
- creare un fondo di contrasto alla povertà energetica e alimentare;
- aiuti per le spese relative a scuola e università;
- più risorse per la sanità pubblica;
- misure per riequilibrare le disuguaglianze tra cui rinnovo dei contratti, rivalutazione delle pensioni e riforma fiscale.
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