lunedì, 2 Giugno 2025

Ongaro, consulente finanziario NAFOP: «Investire in Commodity, tra opportunità e rischi»

L’oro è aumentato in valore del +60% in 3 anni. E nei primi mesi del 2025 di circa il 14%. L’argento è cresciuto del +105% negli ultimi 5 anni. Il platino nello stesso periodo è aumentato del +18%. Con molti alti e bassi, ma con risultati e performance finanziarie rilevanti soprattutto nel medio e lungo periodo. Più in generale, le Commodity, ovvero le materie prime – dai metalli al petrolio, dal gas al grano – sono risorse naturali che rappresentano anche opportunità d’investimento e diversificazione di un Portafoglio finanziario.

«Quella più comune e diffusa nelle scelte degli investitori è senza dubbio l’oro. Inoltre, la lunga fase di incertezza a livello internazionale e gli acquisti delle banche centrali hanno portato ancora una volta sugli scudi il prezioso metallo giallo», dice Matteo Ongaro, consulente finanziario indipendente e associato NAFOP, l’Associazione dei consulenti finanziari autonomi. «Ma ci sono da considerare anche altre Commodity, ognuna con caratteristiche specifiche, spesso con prospettive a maggiore rischio e più speculative».

Come si caratterizza il Mercato delle materie prime in questi anni?

«Già da tempo, le Commodity hanno cominciato a essere una Asset class attraente anche per gli investitori non professionali. E ciò anche per i possibili vantaggi della diversificazione anche in materie prime: hanno rendimenti positivi nel lungo termine, presentano correlazioni basse con le azioni e le obbligazioni, in diversi casi offrono riparo dall’inflazione. C’è anche da rilevare che l’influenza della finanza sul settore non è senza conseguenze: le Commodity sono diventate terreno anche di forti speculazioni, e quando i prezzi sono del tutto sganciati dai fondamentali dell’offerta e della domanda cresce la volatilità e il Mercato si fa ancora più imprevedibile».

L’oro come Asset d’investimento, perché e come si differenzia dalle altre Commodity?

«Si differenzia dalle altre materie prime perché il valore di queste ultime è legato all’offerta e alla domanda industriale o agricola. Nel caso dell’oro, invece, il meccanismo non è lo stesso perché non viene “consumato” come il petrolio o il grano. Le riserve di oro conosciute e ancora da sfruttare sono poche, poco più di un quarto delle circa 200mila tonnellate di oro già estratto e disponibile sotto forma di lingotti e gioielli. Questo significa che l’offerta di oro non influisce sul prezzo, il quale dipende quasi esclusivamente dalla domanda degli investitori e quindi dal valore che essi gli assegnano. E negli ultimi anni gli investitori hanno assegnato all’oro un valore talmente alto che il prezzo, dopo essere cresciuto di oltre il 30% nel 2024, ha continuato a salire nei primi mesi del 2025, raggiungendo nuovi massimi storici».

Quali sono i pro, i vantaggi, nell’investire in oro?

«È sempre considerato un bene rifugio, soprattutto in tempi di crisi finanziarie e inflazione. Storicamente, il suo andamento ha una bassa correlazione con quello di azioni e obbligazioni. Per essere efficaci, le diverse Asset class all’interno di un Portafoglio finanziario devono avere bassa correlazione; quindi, quanto meno correlati sono i rendimenti degli Asset tanto migliore è il profilo rischio-rendimento del Portafoglio. L’oro ha poi il vantaggio di essere ad alta liquidità, agevole da rivendere sul Mercato. Con alti e bassi, storicamente mantiene valore nel lungo periodo».

Quali sono i contro?

«A differenza delle azioni che producono dividendi e delle obbligazioni che fruttano un tasso di interesse, l’oro non produce redditi. Affinché l’investimento in oro possa essere considerato veramente tale, occorre dunque che chi l’acquista lo faccia pensando di rivenderlo a un prezzo più alto. Ma ha un valore piuttosto volatile, quindi instabile, soggetto a oscillazioni. Queste oscillazioni possono essere molto pronunciate e i motivi sono spesso difficili da individuare anche a posteriori. Ogni investitore privato deve quindi chiedersi se l’investimento è adeguato ai rischi di perdita che si ritiene di riuscire a sopportare. Inoltre, se l’investimento è in oro fisico, come lingotti e monete, ci sono costi di custodia e di transazione rilevanti».

E poi, cos’altro?

«Non sempre il prezzo dell’oro aumenta in caso di crisi o in periodi di elevata inflazione e, soprattutto, diminuisce, anche per lunghi periodi, al pari e più del prezzo di altre attività finanziare. In diversi casi ha impiegato anni per recuperare il livello perduto. Ad esempio, da ottobre del 2012 a dicembre del 2013, il prezzo dell’oro in euro calò di oltre un terzo e solo dopo quasi sette anni tornò ai livelli del 2012. In quella fase il tempo di recupero è stato molto lungo».

In particolare, ci sono punti di forza e di debolezza in questo periodo specifico?

«Nella prima parte dell’anno il metallo giallo ha raggiunto nuovi prezzi record, andando oltre i 3.100 dollari l’oncia, che corrisponde a circa 31 grammi. La banca d’affari americana Goldman Sachs prevede che possa raggiungere i 3.300 dollari l’oncia entro la fine del 2025. Ma le varie tensioni geopolitiche internazionali, particolarmente marcate in questo periodo, ne influenzano l’andamento, la stabilità e le prospettive».

Per citare qualcuno dei principali fondi che investono in oro?

«Per esempio, Invesco Physical Gold A, che investe in oro circa 18,4 miliardi di euro; e iShares Physical Gold ETC, che investe 20 miliardi di euro. Sono i due fondi maggiori per dimensioni finanziarie. Con performance finanziarie che in un anno sono cresciute anche del +33%, e in 5 anni l’incremento di valore è arrivato anche al +83%».

Chi è interessato a investire in questi fondi come fa concretamente?

«Può acquistare delle quote tramite banca, broker, consulente finanziario. Ci sono diversi aspetti da tenere presenti e da realizzare: controllare i costi e le commissioni per l’acquisto di questi fondi; valutare bene la propria tolleranza al rischio; considerare l’orizzonte temporale di riferimento e la volatilità dei valori».

Per quanto riguarda altre Commodity, come argento, platino, rame…

«Possono rappresentare delle diversificazioni del Portafoglio finanziario. Sono materie prime più speculative e meno conservative rispetto all’oro. Sono più complesse da seguire nei loro andamenti e prospettive, per via delle loro Supply chain, della domanda industriale e dei cicli economici a livello internazionale».

Che vantaggi ci sono nell’investire in altre Commodity?

«Direi, l’esposizione a trend macro, come la transizione energetica, innovazione e industrializzazione, che possono portare valore».

E gli svantaggi?

«L’estrema volatilità. Diversi rischi geopolitici, regolatori, climatici. Per questo, sono anche più difficili da analizzare rispetto ad azioni e obbligazioni».

Quali sono alcuni dei principali fondi che investono in altre Commodity?

«Per esempio, il fondo iShares Physical Silver ETC per l’argento ha un patrimonio gestito di circa 1,2 miliardi di euro, e il WisdomTree Physical Platinum per il platino, con un investimento complessivo di 530 milioni di euro. Già da questi numeri è evidente che si tratta di valori molto più bassi e limitati rispetto agli investimenti in oro. Sono fondi che investono in Futures o azioni legate a queste materie prime, con un approccio globale o settoriale».

Anche in questo caso, un investitore privato come deve fare e cosa deve sapere?

«Valgono le stesse indicazioni che riguardano l’oro. Può comprare quote di fondi tramite banca, broker, consulente finanziario. È sempre importante valutare bene costi e commissioni, fare scelte in linea con il proprio profilo di investitore e con la personale tolleranza al rischio, che variano da un soggetto all’altro e dipendono dalla situazione di vita, di reddito e patrimoniale. Bisogna valutare altrettanto bene l’orizzonte temporale e la volatilità. Più le scelte e soluzioni finanziarie sono complesse e delicate, più risulta rilevante l’assistenza di un professionista finanziario specializzato».

Ci sono altri consigli e considerazioni utili che si possono dare ai potenziali investitori?

«È importante, fondamentale, informarsi sempre bene prima di investire. Non usare le Commodity per speculare se si è inesperti e non si hanno competenze adeguate. Nessuna scelta e decisione di investimento deve essere mai improvvisata o superficiale. Queste possibilità e soluzioni è opportuno inserirle solo come parte diversificata del Portafoglio, non come parte strategica o prevalente. Meglio attraverso fondi ETF piuttosto che direttamente acquistano oro fisico o Futures sullo stesso, perché gli ETF hanno costi più bassi e maggiore liquidità».

Quali sono alcuni errori che spesso si fanno o si rischiano di fare?

«Se ne possono fare tanti e diversi. Per esempio, investire per moda, per tendenza del momento, o sull’onda dei rialzi di Mercato. Non conoscere i driver che influenzano e determinano i prezzi e i valori. Trascurare la volatilità, che può essere anche molto forte e cambiare i risultati. Sottovalutare costi e rischi dei fondi a tema».

Come evitarli?

«Occorre informarsi, conoscere, studiare, rivolgersi a esperti e professionisti del settore. Usare fondi ben gestiti, monitorare andamenti e performance nel corso del tempo. E poi c’è un’altra regola che dovrebbe valere sempre al crescere dei livelli di rischio: investire solo ciò che si è disposti a perdere». ©️

Articolo tratto dal numero del 1° giugno 2025 de Il BollettinoAbbonati!

📸 Credits: Canva