martedì, 30 Aprile 2024

RePower EU, l’Europa discute e gli investimenti in rinnovabili calano

Sommario
RePower

L’incertezza che regna nel mercato europeo dell’elettricità allontana gli investitori dal Vecchio Continente e li spinge verso gli Stati Uniti. Il RePower EU tarda ad arrivare. Vengono a mancare i fondi, nuova linfa contro la crescente pressione dei costi di produzione e distribuzione che affligge le aziende.

Il Consiglio UE ha espresso parere favorevole sul piano che modificherà la direttiva sulle rinnovabili (RED). Il punto più discusso riguarda le tempistiche di approvazione dei nuovi impianti FER nelle “aree di accelerazione”, zone soggette a semplificazioni. Il Consiglio propone di fissare il limite massimo a 1 anno, mentre il Parlamento chiede di abbassarlo a 9 mesi. Mentre le Istituzioni analizzano il testo, inflazione, minore disponibilità di materie prime e aumenti dell’energia mettono a dura prova l’intera filiera delle rinnovabili.

RePower EU, il paradosso dell’eolico

L’eolico rappresenta un caso emblematico della controversa situazione europea. Aumentano le richieste per aumentare la capacità installata ma rallentano gli investimenti. Nel 2022 gli operatori hanno installato 15 nuovi GW di capacità rispetto al 2021, secondo l’associazione europea dell’eolico Wind Europe. Svezia e Finlandia guidano la classifica, seguono Spagna e Francia.

Tuttavia, sono 80 i GW fermi ai blocchi di partenza per inefficienza dell’iter autorizzativo. Metà della nuova energia green proviene principalmente da parchi eolici onshore costruiti in zone dove prima non sorgevano opere. Il potenziamento di vecchie infrastrutture e turbine marine occupano un ruolo marginale.

Se non si inverte la rotta, sarà difficile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo posti.

RePower EU, in arrivo semplificazioni

Il Consiglio europeo ha dato il via libera alla proposta di piano RePower EU presentata dalla Commissione. Testo che è ancora in fase di approvazione definitiva. L’organismo che definisce le priorità e l’indirizzo politico generale dell’UE ha approvato l’aumento dal 32,5 al 40% della quota minima di energia green sul consumo finale lordo. Un incremento di 12,5 punti percentuale rispetto al target fissato nel 2018.

Per raggiungere gli obiettivi, verranno istituiti territori dove vigerà la regola del “silenzio assenso”, le “aree di accelerazione”. Tuttavia, il Consiglio ha precisato che la mancata risposta delle Istituzioni coinvolte nell’iter non sarebbe sufficiente ad ottenere il permesso, ma “richiederebbero una decisione finale esplicita sull’esito della procedura”.

Nascono le “aree di accelerazione delle rinnovabili”

Gli Stati membri sceglieranno e progetteranno zone con basso rischio ambientale dedicate alle rinnovabili, chiamate “aree di accelerazione”. Questi luoghi si distingueranno per processi di autorizzazione abbreviati e semplificati.

Nella scelta delle zone ogni Paese dovrà valutare attentamente anche i rischi per l’ambiente e le misure di mitigazione da mettere in atto per salvaguardare i territori. Ogni Stato dovrà presentare piani dettagliati, sottoposti a una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) semplificata.

A passare sotto la lente d’ingrandimento di Regioni, Comuni, Commissioni di VIA e Conferenze dei Servizi saranno proprio questi documenti di pianificazione, non più i singoli progetti.

«Questo accordo è un’importante aggiunta al lavoro in corso sulla direttiva sulle energie rinnovabili. Consentire più rapidamente in aree che possono produrre i migliori risultati senza danneggiare l’ambiente ci consentirà di distribuire più rapidamente l’energia rinnovabile nelle nostre reti. Questo è il modo migliore per diventare indipendenti dall’energia russa e contribuirà anche in modo significativo ai nostri obiettivi climatici», ha commentato Jozef Sìkela, ministro ceco dell’industria e del commercio.

Un accordo che non c’è, invece, tra Consiglio e Parlamento su un punto importante della riforma del permitting delle FER, delineata nel RePower EU.

Le richieste del Parlamento europeo

Pochi giorni prima del parere del Consiglio è arrivato anche l’esito della votazione del Parlamento sulle proposte di modifica allo stesso testo presentate dall’eurodeputato Markus Pieper.

In particolare, chiede a grande maggioranza (407 favorevoli, 34 contrari e 181 astenuti) di rendere l’iter delle autorizzazioni per le FER ancora più rapido nelle “aree di accelerazione”, ma anche all’infuori. 9 mesi al massimo nelle nuove zone, 18 in tutti gli altri territori.

«Abbiamo gettato le basi per processi sempre più veloci per il rilascio delle autorizzazioni, per poter utilizzare più rapidamente le energie rinnovabili e dare così impulso alla transizione energetica. Abbiamo introdotto nuove misure che danno agli Stati membri e alle loro autorità maggiore margine di manovra, come il principio del silenzio positivo all’interno delle aree di accelerazione delle energie rinnovabili, fermo restando che i progetti di energia rinnovabile sono di interesse pubblico prevalente e possono beneficiare di una valutazione semplificata per deroghe specifiche nell’UE legislazione ambientale», ha commentato il proponente al termine del voto

Il pacchetto di emendamenti propone anche di consentire le connessioni alla rete di trasmissione o distribuzione di un impianto con un basso aumento della capacità produttiva (fino al 15%) entro un mese dalla domanda. La condizione è che non vi siano problemi di sicurezza o di componentistica. Infine, i Paesi UE dovrebbero favorire un’ampia e tempestiva partecipazione dei propri cittadini nell’elaborazione dei piani di individuazione delle aree terrestri e marine dove installare le FER.

L’Europa punta su semplificazioni e coinvolgimento della popolazione per far crescere le rinnovabili. Sarà sufficiente?

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