domenica, 3 Novembre 2024

Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, Sharkey: «Anche Papa Francesco guarda alle fonti rinnovabili»

Sommario

Tocca quota 14.49 trilioni di dollari il disinvestimento dai combustibili fossili a favore del clima. E le istituzioni religiose sono tra i protagonisti più partecipi di questa iniziativa. Su complessivo di più di 1.100 realtà, 233 sono istituzioni della Chiesa cattolica. Di queste, 15 rispondono per la prima volta a questo appello (come la Conferenza Episcopale delle Filippine, l’Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale e le Caritas in Italia, Singapore, Australia e Norvegia), a cui si aggiungono 7 nuove istituzioni protestanti (tra cui la Chiesa Riformata Unita del Regno Unito, la Cattedrale Episcopale di St. Mary a Edimburgo, e il Sinodo della Chiesa Riformata Unita del Wessex nel Regno Unito).

«La comunità cristiana non è l’unica ad aver fatto questa importante scelta» spiega Cliona Sharkey, Direttrice Advocacy e Programmi Europei del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima. «Autorità musulmane negli Stati Uniti e in Canada hanno infatti emesso una fatwa, ossia una sentenza religiosa, sui combustibili fossili, invitando i manager di investimenti di istituzioni islamiche a sviluppare delle alternative e i singoli fedeli musulmani a investire in energie rinnovabili. Ad oggi – in tutto il mondo – il disinvestimento dai combustibili fossili è stato scelto da istituzioni con un totale di 11 trilioni di dollari in patrimonio, da un punto di partenza di 50 miliardi di dollari appena cinque anni fa».

Cosa significa esattamente che le istituzioni religiose disinvestono dai combustibili fossili?

«Il Movimento Cattolico Globale per il Clima ha lanciato, nel 2016, il programma Cattolico di disinvestimento dai combustibili fossili. Tale programma esorta le istituzioni cattoliche a prendere l’impegno di abbandonare qualsiasi proprietà diretta, quote, fondi comuni di investimento misti contenenti quote, obbligazioni societarie o qualsiasi classe di attività dalle compagnie di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale)».

Avete anticipato il cambiamento…

«Papa Francesco è stato chiaro e ha affermato in modo esplicito che l’uso dei combustibili fossili è uno dei principali responsabili del riscaldamento globale e che, pertanto, è nostra precisa responsabilità effettuare una transizione verso fonti di energia rinnovabile il più rapidamente possibile. Bisogna porre l’attenzione sul carattere etico, di giustizia, che implica la scelta di disinvestimento dalle fonti fossili».

Come si esortano i cattolici a evitare di investire in aziende che danneggiano l’ecologia umana, sociale e ambientale?

«Laudato Sì esplora le numerose dimensioni dell’ecologia integrale, dicendo chiaramente che “la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. (Laudato Sì, Para. 165). E dalla sua pubblicazione, siamo stati tutti invitati a considerare il modo in cui scegliamo di impegnarci nel mondo che vediamo dispiegarsi sotto la minaccia delle crisi ecologiche e sociali. Molti fedeli cattolici stanno rispondendo, moderando i propri consumi e abbracciando stili di vita sostenibili».

Se non si presta particolare attenzione al modo di investire il denaro, c’è una forte probabilità di supportare, seppur involontariamente, le stesse pratiche che stanno degradando il nostro pianeta?

«Per un’istituzione cattolica, il disinvestimento dai combustibili fossili è prima di tutto una scelta di coerenza morale. Si tratta di mettere in pratica l’insegnamento cattolico e ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri. Disinvestire è un modo per prendere una posizione profetica per la nostra casa comune e per i nostri fratelli e sorelle più poveri, che soffrono gli effetti peggiori del cambiamento climatico».

Ci spiega che cos’è il Catholic Impact Investing Pledge (CIIC)?

«CIIC è uno dei partner del Movimento per quanto riguarda l’altra parte della medaglia della campagna, ossia il reinvestimento dei fondi disinvestiti. CIIC, con sede negli Stati Uniti e fondato nel 2014, è una piattaforma di connessione tra diversi soggetti cattolici interessati a fornire un impatto positivo attraverso i propri investimenti. Questa piattaforma adesso si è allargata e comprende anche ordini religiosi, diocesi, fondazioni. Le istituzioni cattoliche, aderendo al CIIC, si impegnano a investire i propri fondi in investimenti che creino un impatto positivo a livello sociale e ambientale sul territorio».

Da quando è attivo il Movimento cattolico mondiale per il clima?

«Il MCMC si è costituito recentemente, nel 2015, anno speciale per l’attivismo cattolico nell’ambito delle questioni ambientali e climatiche. Nel 2015, infatti, la pubblicazione dell’Enciclica Laudato Sì ha coinciso con la firma dell’Accordo di Parigi sul Clima e con l’Adozione dell’Agenda 2030 da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Attualmente il Movimento è composto da 900 organizzazioni: Caritas, ordini religiosi, movimenti laici, movimenti giovanili, diocesi e organizzazioni cattoliche della società civile».

E collaborate anche con altri partner europei del movimento a favore del clima…

«Certo, il MCMC è presente, infatti, nelle principali sedi di negoziazione politica per chiedere delle politiche ambiziose di contrasto al cambiamento climatico. L’obiettivo è trasformare l’enciclica di Papa Francesco in azioni concrete per la giustizia climatica, incoraggiando cambiamenti nello stile di vita attraverso iniziative per la riduzione dell’impronta ecologica nella vita quotidiana individuale. Infine, oltre ad attività di sensibilizzazione ad alto livello decisionale, il Movimento sostiene le mobilitazioni dal basso, supportando fedeli cattolici in tutto il mondo ad alzare la propria voce per la giustizia sociale e climatica».

Quali sono le linee guida del Vaticano sul tema?

«Esse suggeriscono che le istituzioni cattoliche dovrebbero “evitare di sostenere le aziende che danneggiano l’ecologia umana o sociale e l’ecologia ambientale, ad esempio i combustibili fossili».

Servono passi concreti contro la crisi climatica, cosa sta facendo la chiesa, oltre a questa iniziativa?

«Giusto per menzionare un caso: l’impegno preso dal Santo Padre in occasione del Climate Ambition Summit a ridurre a zero le emissioni nette dello Stato della Città del Vaticano entro il 2050».