venerdì, 26 Aprile 2024

L’Unesco in soccorso del caffè italiano

Sommario

Il caffè italiano chiede la tutela dell’Unesco. La notizia viene dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), che ha trasmesso la candidatura a patrimonio immateriale dell’umanità alla Commissione nazionale per l’Unesco. Una candidatura che, se accolta, potrebbe dare nuovo vigore all’industria italiana del settore, afflitta nell’ultimo periodo da un rincaro rilevantissimo, che sta influendo sul prezzo al consumo, ma anche sulla tenuta di un’industria estremamente delicata e importante.

L’AUMENTO DEI COSTI NELLA FILIERA

La quotazione del caffè ha conosciuto nel corso del 2021 un’impennata dell’82%, che lo ha portato da 1,24 a 2,26 dollari a libbra (c.ca 4,41 euro al chilo, dati Mactrotrends). Per fare un paragone, l’aumento del prezzo del petrolio greggio nello stesso periodo, stando all’indice WTI, è stato “solo” del 78%. Cifre di questo genere sono particolarmente inusuali per il mercato delle colture, e si possono spiegare solo alla luce della particolare congiuntura economica.

Innanzitutto, a monte della filiera, la produzione dei due principali fornitori mondiali, Brasile e Colombia, è stata nettamente colpita da una serie di eventi climatici estremi. Questi, accompagnati da questioni cicliche legate agli alberi brasiliani, hanno ridotto di molto la resa delle piante.

Andando un passo più in là nella catena di produzione, abbiamo le difficoltà nel trasporto e i colli di bottiglia che stanno ostacolando qualsiasi tipo di esportazione nell’anno appena passato, alzando ulteriormente i costi. Conclude lo scenario l’inflazione causata dalle misure espansionistiche delle banche centrali, che hanno alzato i prezzi a tutti i livelli di lavorazione.

RISCHI PER L’INDUSTRIA ITALIANA

Il rialzo dei prezzi sta mettendo in seria difficoltà la realtà delle aziende italiane di torrefazione. Il pericolo è che questo settore, la cui produzione è spesso affidata a piccole imprese distribuite sul territorio, si trovi schiacciato tra l’aumento dei prezzi delle materie prime e la necessità di vendere ai distributori. Quella del caffè è un’industria di importanza economica fondamentale per il nostro Paese. In Italia, la sola torrefazione impiega al giorno d’oggi 800 impianti e 7000 addetti, con un introito che, secondo il Comitato italiano del caffè, nel 2019 ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro. E tutto questo senza contare gli innumerevoli mercati collaterali che gravitano attorno al settore, come la produzione di cialde, caffettiere e macchinette, che enumera attori di primissimo piano come Bialetti o Lavazza.

COSA ATTENDERSI

A questi aspetti meramente economici si lega un lato culturale e identitario imprescindibile, che rende la produzione di caffè una vera e propria arte e il consumo il suo rito. Proprio su questo fa leva la candidatura del Mipaaf. La cultura italiana del cibo ha già ricevuto negli ultimi anni diversi riconoscimenti internazionali, con l’elevazione a patrimonio dell’umanità della dieta mediterranea (2013), dell’arte della pizza napoletana (2017) e della cerca e cavatura del tartufo (2021). Per questo, non è irrealistico aspettarsi che anche questa volta l’esito possa essere positivo. Se così fosse, l’esaltazione di questo rituale tutto italiano potrebbe prevenire gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi e soprattutto eventuali cali nella domanda dei consumatori. ©

Marco Battistone

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Foto di Jessica Lewis da Unsplash

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".