sabato, 5 Ottobre 2024

Nba, aumentano luxury tax e salary cap: ecco chi sono le squadre che hanno sforato

DiRedazione

3 Marzo 2022 ,
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Schiacciata dell’Nba. La National Basketball Association, principale lega professionistica di pallacanestro e Olimpo delle eccellenze di questo sport, mette due punti a referto. E, per la prima volta da quando il coronavirus ha stretto il pianeta intero in una morsa, dà il via libera all’aumento dei due tetti legati agli stipendi dei giocatori: salary cap e luxury tax. I due anni segnati dal Covid-19 hanno pesato sulle casse delle franchigie, ma l’andamento della pandemia ora consente ragionamenti ad ampio raggio spostamenti in avanti delle varie asticelle. Confortata dalla crescita delle revenues (attualmente 29 squadre su 30, ad eccezione dei Toronto Raptors che devono sottostare ai protocolli sanitari canadesi, giocano in palazzetti con capienza al 100%), l’Nba è tornata a investire su se stessa.

SALARY CAP: COS’È, COME FUNZIONA E DI QUANTO AUMENTERÀ

Salary cap” significa, letteralmente, “tetto salariale”. In sostanza, è un sistema attraverso cui le leghe professionistiche negli Stati Uniti, Nba compresa, regolamentano i flussi di denaro, decidendo quale sia la spesa massima affrontabile da ciascuna società in termini di stipendi. Nessuno può spendere più di altri. L’obiettivo, teoricamente, è quello di evitare concentrazioni di giocatori forti (e strapagati) in una sola squadra.

Introdotto negli anni Quaranta, è stato modificato più volte. Nella stagione in corso, il salary cap è stato fissato a 112,4 milioni di dollari. Nell’annata 2019-20, quella interrotta dal Covid-19, il tetto era 109 milioni di dollari (ed era rimasto tale anche per il 2020-21). Dalla prossima stagione, la 2022-23, il salary cap sarà alzato a 121 milioni di dollari: 2 in più rispetto alle previsioni degli addetti ai lavori.

LUXURY TAX: COS’È, CHI L’HA SFORATO LA STAGIONE SCORSA E DI QUANTO AUMENTERÀ

Diverso, ma complementare, il discorso della “luxury tax”, ossia la multa che una società deve pagare nel caso in cui sfori il salary cap per tre stagioni di fila. Generalmente, per ogni dollaro “sforato” se ne devono versare da 1,5 ai 5 dollari. La variazione è legata alle fasce economiche: più cresce il divario, più alta è la tassa. L’importo totale, comunque, dipende anche dal fatto se si tratti di una franchigia recidiva o meno.

Nella scorsa stagione ben 7 società hanno oltrepassato la linea della luxury tax, fissata a 136,6 milioni di dollari (nel 2022-23 sarà alzata a 147 milioni di dollari):

  1. Golden State Warriors: 175,1 milioni di stipendi, multati per 159,9 milioni di dollari;
  2. Brooklyn Nets: 169,5 il totale degli ingaggi, multati per 97,6 milioni di dollari;
  3. Los Angeles Clippers: 166 il totale degli ingaggi, multati per 82,4 milioni di dollari;
  4. Los Angeles Lakers: 156,9 il totale degli ingaggi, multati per 56,7 milioni di dollari;
  5. Milwaukee Bucks: 155,5 il totale degli ingaggi, multati per 43,7 milioni di dollari;
  6. Utah Jazz: 147,4 il totale degli ingaggi, multati per 18,8 milioni di dollari;
  7. Philadelphia 76ers: 144,7 il totale degli ingaggi, multati per 15,2 milioni di dollari.

Complessivamente, in tasse aggiuntive, hanno pagato circa 485 milioni di dollari. Cifra che viene divisa, in egual misura, tra le altre squadre virtuose. Ovvero, quelle che non hanno sforato il limite della luxury tax.

QUANTO VALE VINCERE L’NBA

Nel 2021 a vincere l’anello sono stati i Milwaukee Bucks, che hanno dunque sforato volentieri, di quasi 44 milioni di dollari, la luxury tax. Oltre la metà, 27,5 milioni, è servita a pagare lo stipendio del giocatore più forte del roster, Giannis Antetokounmpo. Sostanzialmente, i Bucks se li sono ripagati tutti: se i premi economici legati al titolo sono modesti, stimati in circa 6 milioni di dollari, c’è da considerare tutto l’indotto (dagli incassi ai diritti tv, fino al merchandising), che ovviamente cresce ancora di più quando si vince. Oggi il team è valutato poco meno di 2 miliardi di dollari da Forbes. Nel 2014 valeva circa 550 milioni di dollari.

Inoltre, è tutto il contesto a beneficiare dell’impresa sportiva. Il ministero del Turismo della città del Wisconsin, infatti, ha stimato che i playoff abbiano portato nelle casse comunali quasi 60 milioni di dollari. Insomma, hanno vinto tutti.

Simone Vazzana

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