sabato, 20 Aprile 2024

Commodities agricole: aumenti per pasta, pane e birra

Sommario

Quella che si abbatte sull’economia mondiale è davvero la tempesta perfetta. I prezzi di grano, mais, orzo e soia alle stelle, con rincari che raggiungono il 40% su base annua. Le quotazioni di gas e petrolio che volano ai massimi storici, con incrementi di quasi il 10% in una giornata di contrattazioni. I porti del Mar Nero chiusi con blocco delle spedizioni e conseguente carenza di merci sui mercati. La continua escalation delle ostilità tra Russia e Ucraina genera un clima di incertezza economica.

«Il problema vero è quello di possibili speculazioni su un aumento su scala internazionale del prezzo delle materie prime, a partire dai cereali», dice Ivan Nardone, Responsabile cereali della Cia – Confederazione Italiana Agricoltori. «Questo fattore incide molto più della reale importazione dalla Russia o dall’Ucraina. L’Italia utilizza circa 6 milioni di tonnellate di grano duro e circa 6,5 milioni di grano tenero all’anno. Di quest’ultimo ne importiamo 100mila tonnellate dalla Russia e 120mila dall’Ucraina. Incidono, certo, ma non sono numeri drammatici».

Quindi l’impossibilità di avere cereali da Russia e Ucraina potrebbe influire sul lungo periodo, mentre nell’immediato ci sono altri elementi da considerare…

«Il problema oggi potrebbe essere legato a difficoltà dei trasporti per il caro carburanti e all’aumento generalizzato dei costi di produzione. E qui entra in gioco il fattore che provoca una reazione a catena su tutta la filiera produttiva: i prezzi di petrolio e gas. Perché a questi si legano anche i costi di produzione delle aziende, vedi il gasolio, i fertilizzanti, l’elettricità per far funzionare gli impianti. Questo incide molto di più di una nave di grano bloccata nel Mar d’Azov che, magari, potrebbe servire fra un mese e non nell’immediato».

Gli aumenti di gas e petrolio hanno effetto anche su un altro elemento fondamentale della pratica agricola, soprattutto nel settore dei cereali: i fertilizzanti

«Considerando che per produrre ammoniaca è necessaria una grande quantità di gas e che i fertilizzanti azotati vengono dall’ammoniaca, è chiaro che ciò che sta succedendo al prezzo del gas si ripercuote anche sulla produzione di fertilizzanti: sono strumenti che servono ad avere un prodotto di qualità. Se le quantità sono scarse e quelle poche che ci sono costano molto, ci sarà la tentazione di usarne meno. Con il rischio di avere un prodotto non elevato da un punto di vista qualitativo e di dover ricorrere all’import». E saremmo punto e a capo.

La realtà è che l’Italia dipende molto dall’estero, ed è costretta a importare quantità notevoli di materie prime agricole…

«Negli anni abbiamo perso molti ettari coltivati perché i costi di produzione troppo alti spingevano le aziende industriali a comprare materie prime dall’estero. Se oggi diminuiscono le quantità provenienti dalle importazioni, sarebbe utile avere un po’ più di produzione in Italia. Per quanto riguarda il grano tenero, importiamo il 65% del fabbisogno, per il grano duro siamo sul 35-40%… stiamo parlando della materia prima con cui si fa la pasta, il nostro prodotto di eccellenza».

Oltre al settore dell’import, vanno considerate le conseguenze anche sul settore export..

«Noi avremo un problema vero a causa delle sanzioni per i beni che esportiamo. In particolar modo sul mercato russo, prodotti ad alto valore aggiunto, come vino e prosciutti. Con l’inasprirsi delle sanzioni questo aspetto peserà sulla nostra bilancia dei pagamenti. È un problema che bisogna porsi e a cui trovare una soluzione, come per esempio la ricerca di nuovi mercati».

Gli effetti di questa reazione a catena si ripercuotono sui consumatori

«Penso che finora la distribuzione organizzata abbia avuto un margine importante, spesso più ampio di quello del versante agricolo o della prima e seconda trasformazione. Ovvio che il problema oggi non è solo l’aumento delle materie prime come il grano. Questo si inserisce in un contesto di diversi aumenti, che potenzialmente creano la tempesta perfetta. L’aumento del prezzo del grano si può assorbire. Poi aumentano petrolio e gas, e si fa più fatica ad assorbirli – trasporti, impianti, energia elettrica… è una filiera complessa quella che parte dal grano e arriva allo scaffale. È lungo tutta questa filiera che abbiamo aumenti dei costi di produzione. Il prezzo del grano incide relativamente su filiere come quelle grano-pasta e grano-farine. Noi pensiamo che attraverso una buona logistica e attraverso un’efficientamento moderno della filiera come quello che abbiamo si possano limitare i danni per il consumatore».

Ma alcuni pastifici, come La Molisana e Rummo nelle scorse settimane hanno fermato la produzione e lo storico Pastificio Paone di Formia, in crisi per l’aumento dei costi di produzione e delle materie prime, da fine marzo bloccherà la produzione ogni dieci giorni facendo scattare la cassa integrazione per i 33 dipendenti.

A fornire un quadro generale della situazione una nota del presidente della Domenico Paone S.p.A., Alejandro Quentin: «La semola ha subito un incremento del prezzo di vendita del 90% negli ultimi quattro mesi del 2021. Questo è dovuto alla mancata raccolta del grano duro nell’emisfero nord che ha registrato un decremento del 50%. (…) Questa situazione perdurerà fino alla nuova raccolta dell’emisfero nord che comincerà a giugno per finire a luglio. Il grano non può, però, essere macinato immediatamente perché ha bisogno dai 30 ai 60 giorni di stagionatura prima di poter essere utilizzato in produzione. Per quanto detto, si attende una disponibilità e una rimodulazione del costo del grano non prima del mese di settembre 2022. Anche le altre materie prime, quali polipropilene, cartone, pallet, hanno subito un fortissimo aumento a cui seguirà una correzione nel prezzo delle principali commodities».

I prezzi delle materie prime agricole e le possibili interruzioni dell’approvvigionamento fanno andare in fermento anche l’industria birraia, dato che l’Ucraina è tra i primi cinque Paesi al mondo per la produzione di orzo. Il timore è che il comparto, che si avvia verso un trimestre estivo di successo grazie all’attenuarsi della morsa pandemica, possa subire un nuovo colpo per l’impennata del prezzo del suo ingrediente di base.   ©

Sara Zolanetta

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Laureata in Scienze ambientali all’Università di Milano Bicocca, ho frequentato un master in Comunicazione scientifica e quello in Giornalismo della Scuola “Walter Tobagi/Ifg”. Dal 2011 sono giornalista professionista. Ho lavorato come freelance e autrice televisiva per media nazionali e internazionali. Nel 2013 mi sono trasferita in Israele come corrispondente per testate italiane. Dal 2019 insegno Linguaggio audiovisivo e Videogiornalismo alla Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” di Milano. Per il Bollettino mi occupo della redazione web e dei canali social. 📧 [email protected]