sabato, 27 Aprile 2024

Davos, il petrolio torna protagonista?

Sommario
Davos

Fari puntati sul petrolio al World Economic Forum di Davos. Dal summit mondiale emerge un nuovo modello di transizione energetica, che prevede un contributo maggiore delle fonti fossili e nuovi investimenti in ricerca e estrazione. Una visione opposta rispetto a quella che ha caratterizzato fino ad oggi la Conferenza delle Nazioni Unite sul climate change che fa storcere il naso a molti stakeholder e leader europei. In Svizzera i rappresentanti dell’industria dell’oil & gas hanno seduto come ospiti graditi accanto ai player delle rinnovabili. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti leader e stakeholder, europei e non, che hanno deciso di disertare la conferenza. Cosa succederà durante la prossima COP28?

A Davos torna il petrolio

La crescente inflazione e l’impennata dei prezzi di energia e materie prime stanno chiudendo i rubinetti degli investimenti. Molte aziende si trovano a dover fronteggiare un calo importante dei profitti. Una situazione che sta portando molti leader europei a cambiare i propri piani e dare via libera agli investimenti nell’oil & gas. Le compagnie petrolifere sono tra le poche aziende in grado di spendere, grazie alle maggiori entrate favorite dai prezzi record dell’ultimo anno.

L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), nel suo World Oil Outlook 2022, stima che per soddisfare la domanda di petrolio globale al 2045 e scongiurare nuove crisi energetiche servirebbero 12.1 triliardi di dollari.

A Davos Haitham Al Ghais, Segretario Generale dell’OPEC, ha ribadito che l’aumento della domanda di energia, collegata alla crescita economica, non può essere soddisfatta dalle sole rinnovabili.

«Certamente la guerra in Ucraina ha dato un’accelerazione, ma la causa principale è strutturale. Abbiamo cercato di limitare l’offerta, mentre la domanda non sta diminuendo», ha affermato Joseph McMonigle, Segretario Generale del Forum Internazionale dell’Energia.

«Le aziende energetiche devono essere parte della soluzione qui. Le nuove tecnologie hanno bisogno di una grande quantità di petrolio per essere scalabili», ha aggiunto McMonigle

Davos, le critiche

L’International Energy Agency (IEA) è tra le voci più critiche. In un incontro a margine del Forum con Gretha Thunberg, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), Fatih Birol, ha affermato che nuovi investimenti nei campi petroliferi impiegherebbero anni a diventare operativi. A quel punto, secondo Birol, sarebbe ormai troppo tardi per placare la crisi energetica, ma avremmo aggravato ancora di più la crisi climatica.

Dello stesso avviso è Nicola Siegrist, Presidente del Young Socialist Party svizzero.

«La crisi climatica minaccia di distruggere tutto ciò che conosciamo e che ci interessa, e l’unica soluzione che i leader statali stanno trovando è dare più potere a coloro che ci hanno portato questa crisi fin dall’inizio», ha affermato Siegrist, organizzatore di una protesta nelle strade della città.

I manifestanti temono che questa apertura al petrolio possa farsi ancora più forte in occasione della prossima COP28. Infatti, il Presidente del summit che si terrà negli Emirati Arabi Uniti sarà Ahmed Al Jaber, a capo del colosso del petrolio ADNOC. Sovrintenderà anche ai tradizionali negoziati tra gli oltre 200 Paesi. Una prospettiva che allarma gli ambientalisti.

Davos, i grandi assenti

Quest’anno sono stati molti i leader che non hanno preso parte al conclave annuale che si tiene ogni anno nelle Alpi svizzere.

La lista comprende Giorgia Meloni, Joe Biden (USA), Xi Jinping (Cina), Vladimir Putin (Russia), Emmanuel Macron (Francia), il nuovo primo ministro britannico Rishi Sunak (Inghilterra) e Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile).

Il World Economic Forum resta il più importante appuntamento in calendario in tema di politica e economia, ma gli indizi sembrano suggerire che qualcosa sta cambiando negli equilibri globali.

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