venerdì, 19 Aprile 2024

Obbligazionari in crescita, ma la correlazione con le azioni resta positiva

Obbligazionari

Prospettive di crescita dei rendimenti obbligazionari nel 2023. Nonostante l’inflazione inizi a diminuire, una combinazione di rischi “fat-tail”, cioè legati a eventi rari e dannosi per l’economia, e un mercato poco liquido rendono particolarmente difficile la gestione dei rischi.

Nel 2022 i mercati obbligazionari hanno subito uno dei più forti sell-off mai registrati; in quanto l’inflazione persistentemente elevata e una serie di rialzi dei tassi di interesse hanno spinto i rendimenti dei bond ai livelli più alti in oltre un decennio.

L’attuale situazione anomala

Molti investitori detengono elevati livelli di liquidità, il che comporta un’ulteriore instabilità; come l’inseguimento, da parte di questi ultimi, di rendimenti a livelli di prezzo che non corrispondono alle valutazioni fondamentali.

Ciò può essere osservato nelle quotazioni delle obbligazioni che si spostano verso livelli più bassi, nonostante l’aspettativa di futuri rialzi dei tassi. Un altro rischio è la ricaduta nell’aumento dei prezzi delle azioni, nonostante la probabilità che gli utili e i margini di profitto vengano compressi.

«La questione cruciale non consiste nel portare l’inflazione al 2% quanto piuttosto mantenerla intorno a quel livello»; ha dichiarato Jim Caron, portfolio manager di Morgan Stanley.

«Esiste infatti il rischio di una recessione prima, ma più mite, di quanto avremmo altrimenti previsto. Ma se non si combatte con successo l’inflazione, avremo una recessione più tardi con un atterraggio dell’economia più difficile», ha spiegato Caron.

L’inflazione continuerà a scendere nel 2023; sia per il calo dei prezzi delle commodities e sia per il confronto con i prezzi già alti di 12 mesi prima.

Al contempo, tuttavia, il mercato del lavoro, pur rallentando, rimarrà nel complesso probabilmente forte e questo fa aumentare i salari reali e mantiene alti i consumi.

Il fallimento del portafoglio 60/40

Un tale scenario di mercato rende matematicamente difficile ridurre il rischio con le tradizionali tecniche di gestione del portafoglio; ad esempio 60% azioni e 40% reddito fisso, a causa della correlazione elevata tra questi due asset.

«Quando le azioni subiscono grandi e ampi ribassi, in genere le perdite sono dovute a due fattori distinti: la debolezza economica o un’impennata dell’inflazione»; ha affermato Tim Murray, capital markets strategist presso T. Rowe Price.

«Quando il fattore trainante è la debolezza economica – e questo è lo scenario più comune – i tassi di interesse spesso scendono, il che è positivo per i titoli obbligazionari»; ha spiegato Murray.

Ma quando le perdite del mercato azionario sono causate da un’inflazione inaspettata e crescente, come è accaduto molto più raramente lo scorso anno, sia le azioni sia le obbligazioni tendono a soffrire.

«Se si considerano gli ultimi 150 anni, la disinflazione, ossia quando i tassi di inflazione tendono a diminuire, produce una correlazione negativa tra azioni e obbligazioni»; ha dichiarato Jurrien Timmer, portfolio manager presso Fidelity Investments.

«Ciò significa che il 40% (obbligazioni) del portafoglio diventa un porto sicuro quando il restante 60% (azioni) non va bene» ha aggiunto l’esperto.

D’altro canto, secondo Timmer, per i periodi in cui il tasso d’inflazione è stato superiore alla sua media di lungo periodo, «la correlazione negativa tra azioni e obbligazioni non esiste: i tioli obbligazionari non proteggono dalle perdite del mercato azionario».

L’inflazione alle stelle dell’anno scorso è stata una parte importante del motivo per cui azioni e obbligazioni hanno sofferto insieme. ©

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “l’esperto risponde”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]