sabato, 20 Aprile 2024

Diversificazione industriale, Italia in cima alle classifiche

Sommario

Il nostro è il miglior Paese al mondo per diversificazione industriale e creazione di prodotti. Ma quando arriva la necessità di attirare fondi di investimento dall’estero, sorgono dei problemi.

Diversificazione industriale, il punto di forza

Il sistema produttivo nazionale italiano vanta una grande biodiversità, con un numero elevatissimo di PMI, secondo il Global Innovation Index. Ciò permette di assorbire meglio i problemi dei mercati internazionali: quando un settore soffre, viene compensato da uno in crescita. La grande forza della diversificazione industriale permette all’Italia di avere il grado di differenziazione dell’export più alto tra tutti i paesi del G20, pari a 0,944 ed un giro di affari per l’esportazione di oltre 600 miliardi euro. Lo stesso Ministro dell’Economia, durante l’audizione sulla Legge di Bilancio 2023, si era detto sorpreso della resilienza del settore produttivo italiano nonostante le varie crisi globali, tra guerra e pandemia.

Diversificazione industriale e miglioramenti produttivi

Oltre alla grande diversificazione, il Made in Italy è da sempre sinonimo di qualità e nel tempo ha mantenuto la sua reputazione tra i consumatori, anche internazionali. Oltretutto, la manifattura italiana negli ultimi vent’anni ha messo in atto un processo migliorativo della qualità nella sua offerta di prodotti. Ciò è avvenuto in tutti i comparti dell’economia italiana, specialmente nei settori di punta quali alimentare, moda, arredamento e automazione. Il processo ha influito molto nella crescita del Pil italiano nel 2022, con una percentuale di aumento che si aggira intorno al 4%.

Investimenti esteri in Italia, i problemi

Nonostante la qualità riconosciuta al prodotto italiano, difficilmente le imprese riescono ad attrarre capitali esteri: l’economia italiana rappresenta infatti solo il 3% degli investimenti internazionali in Europa, l’indice più basso tra i principali Stati europei. Gli ostacoli più grandi, oltre alla burocrazia ed alla lentezza del sistema amministrativo, sono la pressione fiscale e la presenza di infrastrutture non adeguate. A ciò si aggiunge che i livelli di evasione fiscale e corruzione sono tra i più alti del Vecchio Continente. Anche la politica non aiuta: la scarsa stabilità dei governi italiani spaventa i possibili investitori che preferiscono portare i capitali in altri Paesi.