venerdì, 29 Marzo 2024

Chiusa la banca della Silicon Valley. Si teme effetto domino

Piazza Affari, btp

10 marzo 2000, scoppia la bolla Nasdaq. 10 marzo 2023 finisce male una delle principali banche californiane, la Silicon Valley Bank, vittima fra l’altro dell’aumento dei tassi di interesse. Secondo Cnbc, la capogruppo Svb che controlla l’istituto con sede a Santa Clara ha fallito il tentativo di raccogliere capitali per 2,5 miliardi, ha provato a mettersi in vendita ma niente da fare. Le azioni dopo un -81% in due giorni sono state sospese e il Dipartimento per la protezione finanziaria e l’innovazione della California ha chiuso SVB e ha nominato la Federal Deposit Insurance Corporation come curatore fallimentare. La FDIC ha creato la Deposit Insurance National Bank of Santa Clara, che ora detiene i depositi assicurati di SVB. La FDIC – scrive Cnbc America- ha comunicato che i depositanti assicurati avranno accesso ai loro depositi entro e non oltre lunedì mattina. Contemporaneamente riapriranno anche le filiali della banca.

L’assicurazione standard della FDIC copre fino a 250.000 dollari per depositante e per banca. Non è chiaro esattamente in che modo i conti più grandi o le linee di credito per le aziende saranno influenzati dalla chiusura.

La crisi deriva in parte dalla stretta monetaria, decisa dalla Fed per riportare l’inflazione al 2%. “Le banche sono vittime dei rialzi dei tassi di interesse”, ha commentato alla BBC Ray Wang, Ceo di Constellation Research, società di consulenza della Silicon Valley, secondo il quale “nessuno della Silicon Valley Bank e in molte altre sedi pensava che i rialzi dei tassi di interesse sarebbero durati così a lungo”.

Il mercato è stato scosso dal fatto che SVB ha perso 1,8 miliardi dalla vendita di 21 miliardi di titoli “disponibili per la vendita”, ceduti con l’obiettivo di ottenere liquidità per compensare il calo dei depositi. I suoi clienti sono startup che una volta avevano un’enorme quantità di denaro sul conto presso la banca, ottenuto da investitori di capitale di rischio grazie ai tassi zero. Ma quelle startup ora stanno bruciando denaro e non stanno ricevendo nuovi finanziamenti, quindi stanno prosciugando i loro depositi dalla banca: i depositi sono scesi del 13% negli ultimi tre trimestri. La banca deve quindi finanziare quei prelievi di contanti (in tilt). Come? Vendendo titoli di Stato. Solo che i titoli in pancia sono deprezzati dopo l’aumento dei tassi, da qui le perdite. 

Il ceo della Silicon Valley Bank, Gregory Becker, il 28 febbraio aveva venduto azioni per 3,57 milioni di dollari. Sospettava qualcosa? E se altre banche fossero messe come la Svp? Ecco il motivo del panic selling, che però vede l’oro tenere così come la discesa del rendimento del Treasury americano a 2 anni. La Fed entrerà in azione per calmare le acque?

Milano in tensione

Si vende anche a Milano, che dovrà affrontare altri aumenti di tassi da parte della Bce. Giornata in rosso, col Ftse Mib giù dell’1,55%. Banche e risparmio gestito nella bufera. Si salvano in pochi, tra questi Leonardo (+2,84%) grazie a ricavi in crescita oltre le attese nel 2022 e un utile salito del 58,2%. Bene anche Italgas (+1,65%), dopo i conti buoni presentati ieri come ha sottolineato l’amministratore delegato Paolo Gallo: “Cresciamo da 24 trimestri consecutivamente”.

Enigma tassi

Torniamo però al nocciolo del discorso. Ora, dopo il caso Svb, il costo del denaro salirà ancora e di quanto in America? 50 punti base o 25 come riteneva il mercato o addirittura pausa per evitare il panico generalizzato? Jerome Powell, governatore della Fed, ha recentemente detto che deciderà in base ai dati. E oggi sono stati creati 311mila nuovi posti di lavoro, ma la disoccupazione è salita al 3,6% più delle stime. Anche le busta paga, termometro dell’inflazione, sono cresciute meno del previsto. Non resta che aspettare martedì prossimo, ore 14.30, per conoscere l’inflazione di febbraio. Quella darà più certezze alla Fed e al mercato. Slicon Valley Bank permettendo. ©

Classe 1977. Giornalista. Lavoro all’agenzia di stampa Green Economy Agency, dove seguo il mercato dell’energia e non solo. Ex vicedirettore di Libero. Da sempre appassionato di economia e finanza, su il Bollettino scrivo la rubrica “Buy Buy, cosa succede in Borsa”, dove racconto gli spunti della seduta appena conclusa e segnalo appuntamenti e possibili titoli da seguire per il giorno successivo.