La questione Superlega arriva sui tavoli della Corte di Giustizia Europea. Le conclusioni depositate dall’avvocato generale Athanasios Rantos aprono nuovi scenari per la Juventus. Due anni dopo il naufragio, il progetto, che vede tra i promotori la squadra italiana, Barcellona e Real Madrid, è ormai diventato un caso giuridico, oltre che mediatico.
La Superlega può nascere
La European Super League Company può vedere la luce perché rispetta il diritto di concorrenza dell’Unione Europea. Tuttavia, i partecipanti dovranno scegliere se iscriversi a questa o alle competizioni organizzate da FIFA e UEFA. A meno che le due organizzazioni non diano il proprio consenso, possibilità quasi nulla stando alle reazioni del Presidente della UEFA Aleksander Čeferin. Inoltre, secondo il parere non vincolante dell’avvocato generale Rantos, l’associazione può sanzionare questi club.
Si apre quindi uno spiraglio per il ritorno della Superlega. Una competizione che potrebbe aiutare il calcio europeo a essere più attrattivo e competitivo rispetto alle concorrenti, secondo Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca alla Rome Business School e co-autore del libro “Calcio, politica e potere. Come e perché i Paesi e le potenze usano il calcio per i loro interessi geopolitici”.
Le speranze della Juventus
Dopo il ritiro della penalizzazione di 15 punti, la Juventus attende le nuove decisioni della giustizia italiana e della UEFA, che potrebbe impedire ai bianconeri l’accesso alle competizioni europee. La minaccia che incombe sul club torinese potrebbe far sì che il progetto Superlega prenda nuovamente quota.
«Juventus, Barcellona e Real Madrid sono le uniche tre grandi squadre che non sono in mano a emiri, finanziatori o grandi fondi. La nuova Lega è il tentativo di questi club di proteggersi dall’ingresso di investitori esteri. Ma è anche una risposta allo strapotere rappresentato dal monopolio FIFA UEFA. La competizione in questione avrebbe valori di integrity europei di inclusion e fair play finanziario», spiega Mancini.
«La Superlega rappresenta perfettamente la nazionalizzazione delle masse, perché in fondo potrebbe diventare uno strumento di protezione. Chiamarla Superlega è stato un grande errore di comunicazione, sarebbe più corretto chiamarla Lega Paneuropea. È un argomento di grande attualità, che ha radici storiche profonde. Già c’erano state ipotesi di una Lega distinta rispetto alla competizione della UEFA, promossa anche dal Milan di Berlusconi. Nonostante lo shock iniziale, potrebbe davvero rappresentare una chiave di volta non solamente per il calcio, ma per l’identità stessa dell’Unione», aggiunge Valerio Mancini.
La Superlega inglese
L’English Premier League altro non è che la Superlega inglese. Un’entità che ha dato vita a un mercato unico che non rispetta i principi calcistici cardine della Ue, in primo luogo il fair play finanziario. Contrapporvi una versione europea aiuterebbe il calcio comunitario a essere più attrattivo e competitivo. La ragione per cui le squadre inglesi si sono ritirate subito dal progetto è che sapevano che avrebbero ottenuto più benefici da una Superlega del Regno Unito.
Con Boris Johnson si è accentuato il distacco politico ed economico del calcio inglese dall’Europa e la Premier League ne è l’esempio, si legge nel libro “Calcio, politica e potere. Come e perché i Paesi e le potenze usano il calcio per i loro interessi geopolitici”.
Un modello che sembra pagare. Lo dimostra il fatto che una squadra di media classifica come il Bournemouth abbia potuto offrire l’equivalente di 30 milioni di euro per Niccolò Zaniolo, mentre il Milan ne ha offerti poco più di 10.
L’esempio di League 1 e NBA
L’NBA americana rappresenta il modello virtuoso da seguire. Il maggiore campionato di basket deve la sua continua crescita a un’attenta gestione dei fondi e a una chiusura verso gli investitori esteri.
«Gli Stati Uniti sono molto protettivi nei confronti dei loro prodotti che difficilmente vendono stranieri. Non dimentichiamo il ruolo del Qatar. È ovvio che questo forte elemento di attrazione che ha l’Europa dal punto di vista calcistico ha trovato la sua perfetta espressione nella Ligue 1 francese, in particolare nel Paris Saint Germain. La finale di Mondiale, giocata a Doha, ha visto in campo lo scontro tra due campioni di nazionalità diverse, Lionel Messi e Kylian Mbappè, che giocano nella stessa squadra: il Psg», spiega Mancini.
La Superlega africana
Questa estate partirà l’Africa Super League, una competizione che mira a far crescere ancora di più il sistema calcio del Continente. La strategia basata su nuove infrastrutture, valorizzazione dei vivai e naturalizzazione dei talenti che vestono le maglie di squadre di club internazionali sta dando i suoi frutti. L’esempio più lampante arriva dal Marocco, la grande rivelazione degli ultimi Mondiali.