La cybersecurity assumerà un ruolo sempre più importante per aziende e persone. Sono quattro le motivazioni, collegate ad altrettante innovazioni tecnologiche, che renderebbero questo settore un buon investimento per il 2023, secondo la società d’investimento britannica Rize ETF.
Le 4 ragioni per investire nella cybersecurity
1) La diffusione dello smart working ha dato un’accelerazione alla diffusione degli strumenti di sicurezza per il cloud. Un mercato che crescerà in maniera esponenziale nei prossimi anni, fino a toccare quota 77,5 miliardi di dollari entro il 2026, secondo MarketsandMarkets. Nell’ultimo anno società come Cisco, CrowdStrike e Palo alto hanno visto i loro incassi crescere in maniera importante grazie all’ampia offerta di prodotti di questo tipo.
2) Le applicazioni dell’intelligenza artificiale sono la seconda ragione per cui investire in cybersecurity sarebbe un affare. Infatti, il mercato dei sistemi di protezione informatica legati all’AI toccherà quota 133,8 miliardi di dollari entro il 2030, secondo Acumen Research and Consulting.
3) La terza innovazione che trainerà lo sviluppo della cybersecurity è l’Internet of Things (IoT). La crescita delle minacce informatiche, infatti, ha fatto aumentare la domanda di soluzioni di sicurezza IoT per gestire la sicurezza di dispositivi, infrastrutture e dati personali.
4) Infine, la sempre maggiore consapevolezza dei rischi informatici sta spingendo il 52% delle aziende ad aumentare i propri budget per il settore IT, secondo ESG global research. Il 65% delle imprese prevede aumenti di bilancio indirizzati nella cybersecurity.
Gli hacker bersagliano l’Italia
L’Italia è uno dei Paesi più bersagliati dagli hacker, ma il mercato della cybersecurity viaggia spedito. Nel 2022 gli attacchi informatici sono più che raddoppiati, mettendo a rischio il benessere e la libertà di tutti. Milano e Roma sono le Province più colpite, ma il primato in rapporto alla popolazione spetta Torino, con 7,8 reati ogni mille abitanti, secondo il rapporto di Censis e Associazione Italiana Digital Forensics (IISFA).
I bersagli preferiti sono aziende e pubbliche amministrazioni. Nel periodo 2012-2021 i reati informatici segnalati alla Polizia sono cresciuti del 155,2%, secondo il rapporto di Censis e Associazione Italiana Digital Forensics (IISFA). Nel 2022 quasi otto italiani su dieci hanno dovuto fronteggiare almeno una minaccia informatica (76,9%). Andando nel dettaglio, il 60,9% ha ricevuto un sms o WhatsApp contenente un link sospetto, il 56% e-mail ingannevoli.
Il numero crescente di attacchi informatici a enti e istituzioni ha condizionato la sfera emotiva e i comportamenti degli italiani. Nel 62,9% dei casi le minacce informatiche hanno provocato ulteriore preoccupazione rispetto all’attuale crisi globale, nel 53,2% hanno generato il timore di essere derubati dei propri dati. Addirittura il 24,4% si collega meno a Internet per paura di incorrere in cyber attack.
Al contrario, dal 2012 al 2021 le denunce in generale sono diminuite del 25,4%, secondo il rapporto. Segno che negli anni siamo diventati più attenti e consapevoli del cyber risk. Nonostante i progressi, però, solo il 28,8% degli italiani ha dichiarato di sapere esattamente cosa significa cybersicurezza. Il 4,5% in più rispetto allo scorso anno, ma comunque non abbastanza. Inoltre, esiste ancora un ampio digital divide, che affligge in particolare i gruppi con una condizione sociale più bassa.
Allo stesso tempo, i dati dimostrano che ormai il raggio d’azione degli hacker è molto ampio e invade quasi ogni aspetto delle nostre vite. Per questa ragione, creare una cyber resilience nazionale diventa una delle basi per garantire libertà e benessere sociale.
I problemi delle aziende: cyber attacchi e digital mismatch
Nel 2022 l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha affrontato 1094 attacchi informatici, la maggior parte dei quali ha avuto come bersagli aziende e pubblica amministrazioni, secondo la prima relazione annuale trasmessa al Parlamento. Complessivamente, l’anno scorso i cyber attack alle infrastrutture sono cresciuti del 138% rispetto al 2021. In particolare, sono aumentate in maniera significativa le minacce alle infrastrutture critiche e nei settori energetico, governativo e sanitario.
Nel 2022 il 15,7% delle imprese italiane con 10 e più addetti (circa 30.000) ha avuto un problema di sicurezza informatica. Nell’ultimo anno, ben il 20,6% degli italiani si è trovato a far fronte a un cyber attack sul lavoro. Contemporaneamente, a giugno dell’anno scorso il numero delle aziende specializzate in cybersecurity è salito a 3.147, +5,4% rispetto a settembre 2021. Al tempo stesso, però, il 52% delle imprese ha dichiarato di avere difficoltà a trovare lavoratori specializzati nel campo dell’Information and Communications Technology (ICT), + 12% rispetto al gap medio.
Il Cyber Security Specialist è la figura professionale emergente nei settori dell’informatica e delle telecomunicazioni. Lavoro che avrà un ruolo sempre più centrale da qui al 2027, insieme a Software Developer e Data Engineer. ©
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