lunedì, 29 Aprile 2024
Sommario

In cinque anni l’India sarà tra le prime 3 economie del mondo, a giurarci è il suo Primo Ministro Narendra Modi. La strada sembra già intrapresa: il 9 e il 10 settembre il Paese ospiterà il G20 nella sua Capitale Nuova Delhi.

E il recente atterraggio della navicella spaziale Chandrayaan-3 nel polo sud lunare non solo aumenta il prestigio internazionale, ma ne cementa la posizione come centro di eccellenza tecnologica. Aprendo a investimenti stranieri, il settore spaziale punta ad aumentare di cinque volte la sua quota nel mercato globale entro il prossimo decennio.

Qual è la vera forza dell’India?

La risposta fondamentale è nell’ancora fortissima espansione dell’economia. Il mercato borsistico del Paese raggiunge nuovi massimi storici: l’indice di riferimento Sensex, che tiene traccia delle 30 aziende più grandi, è salito del 4,85% negli ultimi tre mesi, mentre il più ampio indice Nifty 50 è balzato in su del 5%.

Il mercato azionario indiano diventa così il quarto di maggior valore al mondo, dietro solo a Stati Uniti, Cina e Giappone. Un dato che eclissa i corrispettivi europei.

Da inizio giugno, il pan-europeo Stoxx Europe 600 cresce solo dello 0,3%, il francese CAC 40 segna un aumento del 2,4%, mentre il britannico FTSE 100 perde l’1,76%. In contrasto con la performance del’S&P 500, che guadagna il 5,1%, benché viaggi ancora sotto di cinque punti percentuali rispetto al picco storico del 2022.

Il valore totale del mercato indiano raggiunge così i 3,5 trilioni di dollari.

«Una performance «in netto contrasto con l’Europa», ha dichiarato Sher Mehta, Direttore della ricerca macroeconomica ed econometrica presso la società di consulenza Virtuoso Economics.

«I timori di recessione nel Vecchio Continente aumentano a causa di un’inflazione persistentemente alta, che ha portato a un continuo inasprimento monetario. Questi timori e gli aumenti dei tassi di interesse scoraggiano i consumi privati e gli investimenti nella regione».

La nazione più popolosa del mondo

La Federazione ha recentemente sostituito la Cina come nazione più popolosa del mondo, con 1,43 miliardi di abitanti. Un enorme bacino di potenziali lavoratori e consumatori a cui le aziende, tanto in India quanto all’estero, possono attingere.

«C’è un’espansione della classe media, in gran parte urbana, che ha livelli crescenti di reddito disponibile», ha detto Sohini Kar, Professore associato di sviluppo internazionale presso la London School of Economics.

«Si tratta di un gruppo piuttosto eterogeneo, con una fascia alta che può permettersi beni di lusso, vacanze all’estero, ecc. e una fascia bassa che può permettersi una moto o un’auto di famiglia».

Investimenti stranieri in India

Modi lavora per attrarre maggiori investimenti stranieri. Ad esempio, l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Washington a fine giugno, volto a rafforzare i legami in materia di difesa, commercio e tecnologia.

La visita ha seguito un summit simile con il Primo ministro australiano Anthony Albanese a maggio. Intanto, Airbus ha recentemente accettato di fornire 500 jet alla compagnia aerea indiana IndiGo, il più grande ordine di aerei nella storia dell’aviazione commerciale.

Pieter Elbers, amministratore delegato di IndiGo, ha dichiarato che la compagnia aerea è intenzionata a capitalizzare sul «crescente reddito disponibile» nel Paese, che sta aggiungendo «milioni di persone che volano per la prima volta a un mercato dell’aviazione in piena espansione».

Anche Apple ha incrementato la produzione nel Paese, dopo aver avuto problemi con la catena di rifornimento nella Cina continentale. L’anno scorso, le società indiane quotate in borsa hanno raccolto 18,7 miliardi di dollari tramite IPO e altre offerte azionarie, grazie agli investimenti stranieri. Più delle loro controparti in Regno Unito, Giappone, Germania e Francia.

PIL in crescita

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) indiano tocca già i 3,75 trilioni di dollari ed è pronto a raggiungere i 5 trilioni entro marzo 2026, se riuscirà a sostenere l’attuale tasso di crescita del 6,5-7% nei prossimi anni. Un’eventualità non così lontana, se si pensa che nel marzo 2015 il PIL era “solo” di 2.200 miliardi e ha continuato a crescere da allora, nonostante la crisi pandemica.

L’India rappresenta oggi un’enorme opportunità per molte società, grazie anche al settore manifatturiero in espansione e all’afflusso di petrolio russo a prezzi ridotti. Con 476 milioni di individui disponibili a un impiego, la forza lavoro indiana è la seconda più grande nel mondo. La rupia ha ripreso forza nei confronti del biglietto verde e viene scambiata con un rapporto di circa 1/82 sul dollaro.

La forza (relativa) delle rupie

Gli Emirati Arabi Uniti e l’India hanno da poco concluso la loro prima transazione petrolifera in rupie: la Indian Oil Corp. ha acquistato un milione di barili dal Paese del Golfo. Durante la visita del Primo Ministro Modi ad Abu Dhabi, nel mese di luglio, i due Paesi hanno concordato di regolare gli scambi bilaterali in rupie anziché in dollari, aumentando la capacità dell’India di ridurre i costi delle transazioni.

«Entrambi gli Stati beneficiano di una minore dipendenza da una valuta terza, riducendo potenzialmente i rischi di cambio», ha detto Mohammed Soliman, senior fellow presso il Middle East Institute di Washington.

Rivoluzione bancaria

Nel frattempo, il subcontinente prosegue nell’innovazione del suo settore bancario digitale, che ha reso possibile un progresso significativo nell’inclusione finanziaria. A misurarlo è l’indice annuale della Banca di Riserva dell’India (RBI), salito a 56,4 nel marzo 2022, rispetto l 43,4 nel 2017. L’indicatore viene calcolato su una scala da 1 a 100, basandosi su fattori come l’utilizzo, l’accessibilità e la qualità dei servizi bancari.

Sempre per tenere traccia dell’espansione e della diffusione dei servizi bancari, la RBI ha introdotto anche la dashboard FI – Antardrishti. Queste iniziative, molto efficaci, hanno all’attivo quasi 500 milioni di persone incluse nel contesto finanziario. Un passo importante verso la riduzione delle disuguaglianze e della povertà.

Il fintech indiano

Un altro punto di forza è la vasta rete di utenti smartphone e internet, che conta quasi 850 milioni di utenti, connessi attraverso più di un miliardo di identità biometriche digitali, note come Adhaar. Ciò consente l’uso di pagamenti in tempo reale, sfruttando l’infrastruttura digitale pubblica del Paese.

Oltre a un’ampia rete di filiali bancarie, fintech e piattaforme peer-to-peer, i canali di distribuzione alternativi (sportelli automatici, terminali POS, portafogli digitali e corrispondenti commerciali) hanno creato un forte legame con la base di clienti. Grazie a quasi 400.000 chilometri di cavi in fibra ottica e dati a basso costo, è stata avviata una rivoluzione di opportunità, accelerando la trasformazione digitale anche nelle regioni più remote.

Le sovvenzioni governative possono ora essere trasferite direttamente sui conti bancari di 850 milioni di beneficiari attraverso i Direct benefit transfers (DBT), risparmiando sui costi di transazione. La combinazione di Jan Dhan (programma di inclusione finanziaria), Adhaar e Mobile phone forma l’acronimo JAM, che identifica l’iniziativa del Governo per collegare i conti Jan Dhan, i numeri di cellulare e le carte Aadhaar dei cittadini indiani per ottimizzare le spese.

Inoltre, questo sistema permette agli imprenditori di gestire le loro attività commerciali e i pagamenti elettronici salvaguardando la privacy delle persone. Il risultato è che perfino i venditori ambulanti adottano già modalità di pagamento digitali per effettuare transazioni su piccoli importi.

Production Linked Incentive

Nel giugno 2021, l’India ha lanciato la PLI (Production Linked Incentive) 1.0, incentivo per aumentare la produttività industriale, puntando particolarmente sulla produzione di farmaci sfusi. Nel 2023, il programma è stato esteso con l’introduzione del PLI 2.0, ampliando il suo raggio di azione per includere anche hardware IT.

L’ampliamento ha portato a una nuova ondata di crescita nell’industria tecnologicadell’India, rendendola un centro globale per la produzione della componentistica hardware. Le esportazioni ricevono un nuovo impulso con il lancio della politica del commercio estero FTP-2023 (Foreign Trade Policy), anche questa senza una clausola di decadenza.

Questa segna il passaggio da una “base di incentivi” a una “base di remissione”: in pratica, le esportazioni ora beneficiano anche di sgravi fiscali, stimolando ulteriormente la crescita economica; in linea con l’obiettivo del Paese di diventare “Atmanirbhar”, cioè autosufficiente.

L’FTP-2023 pone grande enfasi sulla facilitazione del commercio attraverso la tecnologia e la digitalizzazione, cerca di promuovere il commercio elettronico e mira a facilitare le esportazioni attraverso vari schemi e misure.

Se da un lato la politica del commercio estero riflette l’ambizione dell’India di diventare uno hub per le esportazioni e di aumentare la propria quota nelle catene globali del valore, dall’altro, l’enfasi posta sul commercio elettronico e sul Local goes Global evidenzia l’approccio inclusivo dell’attuale politica.

Crescita sostenibile

A differenza di molti vicini asiatici come Cina, Vietnam e Taiwan, la crescita del Paese è guidata dal settore dei servizi. Il settore manifatturiero contribuisce per appena il 15% al PIL del Paese. A meno che il settore manifatturiero non riceva una spinta significativa, è estremamente difficile che ci si avvicini all’obiettivo di un’economia da 5 trilioni di dollari entro il 2026 affidandosi ai soli settori agricolo e dei servizi.

Ma il tipo di riforme strutturali e le politiche orientate alla crescita portate avanti negli ultimi anni in collaborazione con i governi statali e le autonomie locali lascia pensare che il salto potrebbe essere possibile. Dovrebbe quindi essere in grado di entrare nell’orbita delle economie sviluppate entro il 2047, proprio alla vigilia delle celebrazioni per il centenario dell’Indipendenza.

Eppure resta un interrogativo: questa crescita sarà ottenuta a spese dell’ambiente e delle risorse naturali, come è stato per i Paesi occidentali, o sarà posta attenzione anche a questi aspetti?

Sulla carta, il governo indiano punta a migliorare la sua posizione in fatto di sostenibilità, introducendo misure per promuovere la protezione dell’ambiente, ma anche la diversità di genere. Ciò comprende l’adozione dell’iniziativa Lifestyle for Environment (LiFE), lanciata dal Primo Ministro Modi, che mira a portare un cambiamento nei comportamenti individuali e comunitari per proteggere la natura.

L’India lavora per raggiungere gli obiettivi net zero il più rapidamente possibile, compiendo passi significativi verso l’imboschimento e la salvaguardia della biodiversità.

Questo impegno per un futuro sostenibile si riflette nel cambiamento di stile di vita, con una maggiore consapevolezza del cambiamento climatico e una maggiore attenzione alla protezione dell’ecosistema per combattere i rischi climatici elevati. Insomma, la speranza c’è, anche se sul piano sociale, il cammino per superare le disparità resta lungo e tortuoso. ©

Articolo tratto dal numero del 1 settembre 2023. Abbonati!

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “il punto sui Mercati”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]