lunedì, 29 Aprile 2024

Lavoratori e imprese: chi vince il braccio di ferro?

Profitti societari saliti a livello record negli ultimi decenni, mentre la quota di manodopera è diminuita. Nei prossimi cinque anni, però la redditività delle imprese occidentali andrà incontro a diversi ostacoli sia di natura secolare, sia di carattere ciclico.

Le sfide potrebbero giungere dal reshoring, visto che il trasferimento delle attività o il ritorno della produzione nel Paese d’origine darebbe alla manodopera maggiore potere contrattuale. A spostare l’equilibrio verso i lavoratori potrebbe contribuire anche la rinnovata attenzione all’aumento della tassazione sulle imprese.

«La quota dell’attività economica totale attribuita al lavoro nell’economia statunitense, ha mostrato un costante declino negli ultimi decenni, accelerato dopo l’ingresso della Cina nell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio)» dice Peter van der Welle, Strategist Multi Asset di Robeco. «Quindi, se ora ci troviamo sull’orlo di un mondo più multipolare, come ci capita di vedere, alla fine potremmo assistere a una svolta. Un nuovo aumento della quota di manodopera statunitense potrebbe aumentare il potere contrattuale della forza lavoro nazionale nei Paesi del G7. Il reshoring e il friend shoring sono diventati parole d’ordine a Bruxelles e a Washington; quindi, ciò potrebbe essere un freno per le imprese».

Il multipluralismo

L’ascesa del multipolarismo potrebbe portare a una ricollocazione della produzione, che avrebbe l’effetto probabile di rafforzare il potere contrattuale dei lavoratori nazionali. Questo presuppone che il reshoring si basi sulla sostituzione delle importazioni ad alta intensità di lavoro. Esiste una stretta relazione inversa tra la quota del prodotto nazionale spettante al lavoro e l’intensità del commercio globale.

In secondo luogo, gli stakeholder tendono a contestare l’obiettivo unico della massimizzazione del profitto, riconoscendo le conseguenze di tale approccio. La redditività delle imprese potrebbe risentire di un maggiore impegno nell’internalizzare l’impatto socioeconomico, come l’implementazione di tasse più alte sul carbonio e l’investimento in costose innovazioni ecologiche per ridurre o catturare le emissioni di gas serra. Le aziende che non contribuiscono agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) vedranno aumentare i loro costi di capitale.

L’aliquota fiscale sul reddito delle imprese

Inoltre, un accordo storico del 2021 ha introdotto un’aliquota fiscale minima globale del 15% sul reddito delle imprese, ponendo fine a una lunga tendenza verso tassi più bassi. Questo suggerisce che il clima potrebbe diventare più favorevole per i lavoratori, dato l’enfasi sulle entrate fiscali derivanti dalle tasse sulle società.

Osservando da un punto di vista ciclico, il risultato dello scontro tra capitale e lavoro nei prossimi cinque anni sarà probabilmente determinato dalle dinamiche salariali in un contesto di inflazione persistente. ©

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Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “il punto sui Mercati”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]