lunedì, 29 Aprile 2024

Duro il Fondo Monetario Internazionale: avanti coi tassi alti

DiMarco Battistone

13 Ottobre 2023
Sommario
Fondo Monetario Internazionale

Il Fondo Monetario Internazionale continua a fare il falco. Le Banche Centrali dovranno tenere duro con le politiche restrittive e i governi moderare i loro deficit per cercare di controllare l’inflazione. Ma gli investitori avranno capito l’antifona?

Avanti coi tassi alti

Il World Economic Outlook pubblicato dal FMI è chiarissimo, fin dal sottotitolo: «La ripresa globale resta lenta, con crescenti differenze regionali e poco margine per errori politici». Un ammonimento alle istituzioni economiche mondiali ad andare avanti sulla strada strettissima intrapresa negli ultimi 15 mesi. L’invito sembra essere, dunque, a non abbassare i tassi (al momento al 4,5% in Europa e al 5,5% negli USA), se non addirittura ad alzarli. D’altronde, gli scenari dell’inflazione sono inequivocabili: quest’anno quella globale dovrebbe raggiungere il 6,9%, per poi scendere solo al 5,8% nel 2024. Insomma, cifre ancora lontanissime dal 2% auspicato come obiettivo dalle Banche Centrali.

Governi in riga

La via indicata per rendere più facile la riduzione dell’inflazione è quella della «disciplina fiscale» da parte dei governi, come ha affermato Vitor Gaspar, a capo del Dipartimento degli Affari Fiscali del FMI. In pratica, si renderebbe necessario quanto prima un taglio della spesa netto e un focus sull’accrescimento delle entrate fiscali. Il tutto anche in vista anche la grande sfida di questo secolo, cioè quella ecologica. Nel Fiscal Monitor di ottobre, gli esperti del Fondo si focalizzano proprio sul “trilemma” tra transizione verde, sostenibilità del debito e fattibilità politica. Secondo loro, per sostenere la transizione sarà necessario accumulare in media il 10% in più di debito sul PIL entro il 2050. Una cifra che, allo stato attuale delle cose, può sembrare accettabile per Paesi – come la Germania – con un margine fiscale ancora relativamente ampio (il rapporto debito/PIL tedesco è del 66%).

Per chi può vantare meno spazio di manovra, il discorso sarà più complesso, specie se si pensa che, di fronte a tassi tanto alti, il costo del debito aumenta parecchio. È il caso, ad esempio, del nostro Paese, che ha oggi un rapporto debito PIL oltre il 140%. «Il restringimento della politica monetaria e di quella fiscale deve essere allineato con l’obiettivo di ridurre l’inflazione», ha detto proprio all’Italia Alfred Kammer, Direttore del Dipartimento Europeo del FMI.

Il sentiment degli investitori

Insomma, le imprese dovranno rassegnarsi a tirare la cinghia, almeno per un po’. Una situazione che logora le aspettative degli investitori, anche quelli più speranzosi in un atteggiamento più “dovish” (da dove, “colomba”) tanto nel campo fiscale quanto in quello monetario. Secondo gli ultimi sondaggi, oltre la metà degli investitori ritiene stabile l’attuale situazione economica italiana, ma il 43% la giudica negativamente e solo il 3,6% ha un atteggiamento positivo (Cfa Society Italia, Il Sole 24 Ore Radiocor). Un outlook che peggiora guardando al futuro: quasi l’80% degli intervistati si aspetta guai. © 

📸 Credit: Canva

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".