lunedì, 6 Maggio 2024

Lo strano successo delle armi italiane, esportazioni su dell’86%

Sommario

Boom delle esportazioni di armi italiane. Cresciute dell’86% negli ultimi 5 anni fanno sì che il Paese, secondo i dati del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), si posizioni al sesto posto dei principali fornitori di armamenti al mondo. Siamo però gli unici ad aver manifestato performance così brillanti, soprattutto alla luce del calo dell’export per colossi dell’artiglieria come Germania (-14%) e Israele (-25%). Nelle importazioni invece abbiamo assistito ad un notevole ridimensionamento. È stato comprato dall’estero il 37% in meno di armi: il 95% provengono dagli Stati Uniti.

Chi compra le armi italiane

A livello mondiale il 30% delle armi vengono vendute al Medio Oriente dove l’industria tricolore è il terzo fornitore per volume d’affari. Gli armamenti importati in quest’area provengono infatti al 52% dagli Stati Uniti, al 12% dalla Francia e al 10% dall’Italia. Oltre il 70% della nostra produzione di artiglieria viene distribuita tra i Paesi mediorientali: il 27% in Qatar, il 23% in Turchia (231 milioni di euro di nuove autorizzazioni nel 2023), il 21% in Egitto e il 13% in Kuwait (125 milioni di euro di nuove autorizzazioni nel 2023). Serve anche ricordare che rappresentiamo la terza fonte di approvvigionamento di armi per Israele, dopo Stati Uniti e Germania.

Le licenze per esportare armi

Nel 2023 sono state rilasciate in Italia licenze per esportare forniture da oltre 100 milioni di euro di armamenti in 14 Stati. Il primo acquirente è la Francia con 465 milioni di euro, il secondo l’Ucraina con 417 milioni di euro. Seguono gli USA con 300 milioni di euro, l’Arabia Saudita con 363 milioni di euro, l’Azerbaijan con 156 milioni di euro. Particolare il caso di Israele. L’Italia ha autorizzato poco meno di 10 milioni di euro di esportazioni, mentre ha aumentato i fondi per importare armi israeliane: 31,5 milioni di euro.

Il volume d’affari delle armi in Italia

La relazione presentata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al Senato sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento relativa al 2023 fornisce alcuni chiarimenti sul volume d’affari. Nel complesso il settore ha movimentato oltre 7 miliardi e mezzo di euro. Il totale delle esportazioni ammonta a 6 miliardi e 300 milioni di euro, quello delle importazioni è pari a 1 miliardo e 250 milioni di euro. A far crescere gli utili nell’export militare è stato l’incremento del 24% delle autorizzazioni alle esportazioni che sono aumentate di oltre 1 miliardo di euro.

Le banche coinvolte

Durante il 2023 sono state eseguite 20.756 comunicazioni al Governo inerenti a transazioni bancarie per l’esportazione, l’importazione e il transito di materiali di armamento. Operazioni che sommate superano il tetto dei 12 miliardi di euro come importo di denaro movimentato. Il 69% di questo business in Italia è stato negoziato da soli tre istituti di credito: Unicredit, Deutsche Bank ed Intesa Sanpaolo. Prestiti, garanzie e finanziamenti per l’acquisto di armi nell’86% dei casi sono stati concessi invece da Unicredit, BNP Paribas Succursale Italia e Intesa Sanpaolo. ©

📸 Credits: Canva

Giornalista professionista appassionata di geopolitica. Per Il Bollettino mi occupo di economia e sviluppo sostenibile. Dal 2005 ho lavorato per radio, web tv, quotidiani, settimanali e testate on line. Dopo la laurea magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale, ho studiato arabo giornalistico in Marocco. Ho collaborato a realizzare in Saharawi il documentario La sabbia negli occhi e alla stesura della seconda edizione del Libro – inchiesta sulla Statale 106. Chi è Stato?