I prezzi del gas continuano a salire e il caro bollette è dietro l’angolo. I rialzi sono stati all’ordine del giorno nell’ultima settimana, culminata con i future che hanno raggiunto i 55 euro per megawattora. Numeri elevati, ma ancora lontani dai livelli di un anno fa. L’escalation in Medio Oriente, però, rischia di tagliare i rifornimenti e rendere il gas sempre più costoso. Perché?
Il gas torna a preoccupare
La guerra tra Israele e Hamas accende i riflettori sul prezzo del gas e le conseguenze in bolletta. Infatti, il blocco al giacimento israeliano di Tamar, gli scioperi negli impianti di GNL australiani e la diminuzione delle temperature hanno contribuito a far salire il valore dei future. Se il conflitto dovesse continuare ed espandersi nel mondo arabo, le ricadute per l’Italia potrebbero essere pesanti. Infatti, per il gas il nostro Paese dipende quasi totalmente dalle importazioni (99%). L’80% di questi approvvigionamenti proviene da siti a rischio boicottaggio o percorre rotte non sicure.
Le incognite
Il pericolo maggiore per le bollette arriva dall’Algeria, il nostro principale fornitore di gas naturale, secondo la Relazione annuale di ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). Se lo Stato Nordafricano scendesse in campo nel conflitto tra Hamas e Israele potrebbe boicottare l’Unione Europea, mettendo a rischio l’intero Continente.
Non si possono trascurare però le possibili conseguenze anche sul fronte del GNL (Gas Naturale Liquefatto), fonte che nell’ultimo anno ha aumentato il suo contributo al sistema energetico italiano del 38%. Il principale fornitore è il Qatar (39%), Paese vicino a Hamas ma in buoni rapporti con l’Occidente. Tuttavia, l’ingresso nel conflitto dell’Iran, con cui lo Stato condivide il maggiore dispositivo gasiero del mondo, potrebbe spingere lo Stato a schierarsi apertamente contro Israele e i suoi sostenitori.
Da dove arriva il gas naturale? La classifica
I) Algeria: 36%
2) Russia: 15%
3) Azerbaigian: 15%
4) Qatar: 10%
5) Norvegia: 8,6%
6) Libia: 4,3%
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