domenica, 28 Aprile 2024

Perché ci preoccupa la situazione a Panama

Sommario
Panama

Il canale di Panama è a corto di acqua. Il passaggio, che funziona grazie all’acqua dolce fornita dal lago artificiale Gatun, si trova di fatto a secco. La forte siccità dell’area ha ridotto la portata dello specchio d’acqua, costringendo le autorità a contingentare il numero di navi che potranno passare da una sponda all’altra. Nel 2022, in media, erano 36. Ma di qui a febbraio 2024, grazie a una graduale riduzione, dovranno essere dimezzate a 18. Chi ha più da perdere da questa situazione?

1. Tutti noi, clienti

Dal canale di Panama passa circa il 6% del commercio globale. Una percentuale che si alza se si guarda ad alcuni tipi di generi. In particolare, veicoli a motore, prodotti petroliferi, cereali e carbone potrebbero essere interessati da incidenti di percorso, con possibili conseguenze sui costi. E, come si è visto in occasione del blocco del canale di Suez di due anni fa, le difficoltà di transito tendono a tradursi in aumenti di costo per il consumatore finale.

2. Panama

Il piccolo Stato mesoamericano è il primo sconfitto dal blocco del canale. Le navi in transito sborsano ogni anno 4,6 miliardi di dollari, il 7% del PIL del Paese. In più, il blocco parziale – dovuto soprattutto all’impiego di meccanismi ad acqua dolce, invece che salata – rischia di attirare pericolose ingerenze da parte degli altri interessati.

3. USA

Gli States sono i primi utilizzatori del passaggio, costruito proprio dal genio militare americano tra 1907 e 1914. Ogni anno passano da un oceano all’altro il 40% delle navi container statunitensi, portando un valore pari a 270 miliardi di dollari in merci. Questo collo di bottiglia potrebbe costare loro miliardi, dovendo scegliere tra la circumnavigazione del continente e un quasi altrettanto difficoltoso trasbordo via terra.

4. Cina

Anche il gigante asiatico si trova in una posizione difficile per via della limitazione al transito. Sebbene con volumi appena paragonabili a quelli americani, è il secondo Paese ad avvalersi di più del canale. Crucialmente, se ne serve più per l’importazione che per l’export. Se infatti fa transitare 24,5 milioni di tonnellate metriche di sue merci all’anno, il numero sale a 37 milioni se si guarda alla direzione opposta.

5. Il settore marittimo

Il mondo della logistica navale rimane più che mai scombussolato. Costretto ad adattarsi nel giro di pochi mesi a una situazione che, a detta delle autorità del canale, «durerà almeno un anno», non potrà che farlo a caro prezzo. ©

📸 Credits: Canva

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".