È iniziato il Capodanno lunare. Le Borse di Shanghai e Shenzhen riapriranno il 17 febbraio, Hong Kong il 14 febbraio. A festeggiare in Italia sarà la comunità cinese, terza per numero di lavoratori sul territorio provenienti da Paesi non europei. Sono l’8,3% del totale, preceduti da Marocco con il 10,8% e Albania con il 14,5%. Lo rileva il XIII Rapporto – Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia – del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, riferendosi ai dati del 2022.
1. I salari dei migranti cinesi
Tra i migranti cinesi i lavoratori uomini sono quasi lo stesso numero delle donne. C’è equità tra i sessi, anche alla guida delle attività commerciali. Hanno stipendi più bassi rispetto ad altre nazionalità. Statisticamente circa 4mila euro in meno, se il salario si confronta con la media annua del totale percepito da chi opera in Italia e non è cittadino di un Paese europeo (15.707 euro). Le imprenditrici sono a capo di oltre il 47% delle aziende di proprietà di contribuenti con cittadinanza cinese presenti in Italia.
2. I commercianti di nazionalità cinese
Dei commercianti provenienti da Paesi non UE, i cinesi sono il 21,9%. Rappresentano la nazionalità più popolosa in Italia nel commercio al dettaglio operato da stranieri, seguiti da marocchini 18% e bangladesi 12,6%.
3. La lingua usata sul posto di lavoro
Meno del 38% degli occupati parla italiano sul posto di lavoro. Oltre il 60% comunica nelle centinaia di varietà dei dialetti della lingua cinese. ©
📸 Credits: Canva