La mossa che renderà le imprese italiane davvero attraenti per gli investitori esteri deve ancora arrivare. Letteralmente. Il disegno di legge Competitività dei Capitali, lanciato dal Governo lo scorso aprile, sembra sparito dalle discussioni parlamentari. Intanto, i contenuti del testo sono esposti alla polemica. Ma potrebbe non essere un caso.
Ddl Competitività dei Capitali: il testo
Da anni, la quota italiana sul totale degli investimenti diretti esteri in Europa è ferma al 4%. Per fare un paragone, Francia e Germania occupano rispettivamente il 21 e il 14% del totale, per comporre, in due, oltre un terzo dell’intero panorama europeo (EY, 2023). Anche facendo le dovute proporzioni, lo squilibrio è evidente. Per superarlo, il Paese ha bisogno di affrancarsi dall’idea diffusa che lo vedrebbe lento e inefficiente per la pesante burocrazia. Proprio questo il tema principale del ddl proposto dall’Esecutivo lo scorso anno e ancora in attesa di vedere la luce. Tra i provvedimenti contenuti nel testo, passi importanti come l’ampliamento della definizione di PMI quotate e la dematerializzazione delle loro quote (qui per saperne di più).
Le tempistiche incerte
Al momento, tuttavia, la norma sembra totalmente sparita dall’orizzonte legislativo. Passata in Consiglio dei Ministri l’11 aprile, è stata poi sottoposta ad analisi preliminare dalla Camera e dal Senato. La palla è stata restituita ai deputati il 24 ottobre, per l’approvazione finale. Da allora, l’iter sembra essersi bloccato. Stando all’ultimo aggiornamento, risalente ormai al 30 novembre, sarebbe “in stato di relazione”, dopo il via libera della commissione parlamentare competente. Insomma, mancherebbe solo la discussione in aula, che però non compare in alcun ordine del giorno. Un fatto anomalo perfino per i tempi legislativi italiani: secondo i dati del Senato, il tempo medio di approvazione di un ddl presentato dal Governo, come in questo caso, è di 32 giorni alla Camera e 27 al Senato. Se prendiamo in considerazione le sole leggi ordinarie, la stima si alza a 71 e 56 giorni rispettivamente. Al momento, il tempo trascorso dalla fine del primo esame è di 87.
La polemica
Eppure, fino a poco più di 10 giorni fa, l’approvazione del testo era data per vicinissima. Questione di una settimana, forse due. Cosa è accaduto nel frattempo? Il Financial Times critica il testo di legge: il rischio, secondo la voce della City, sarebbe che la misura si ritorca contro le stesse imprese italiane. In particolare, gli aspetti incriminati sarebbero la disciplina del voto maggiorato e la presentazione della lista da parte del consiglio di amministrazione, elementi già citati in una relazione presentata a novembre da Consob. Il primo provvedimento, che aumenta i diritti di voto in assemblea per gli azionisti di lunga data, è stato accusato di favorire pochi grandi investitori familiari a scapito di piccoli activist investors. Il secondo, di complicare ulteriormente le già articolate procedure di elezione dei board. L’osservazione che, di rimando, hanno fatto alcuni analisti italiani è che in Olanda – meta di fuga per imprese italiane in cerca di semplificazione burocratica – il voto maggiorato è realtà da anni. A chi dare ragione?
©
📸 Credits: Canva.com