lunedì, 29 Aprile 2024

Cyber censura, ecco come fermarla

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Italia agli ultimi posti per Internet è sinonimo di libertà. Il web è accessibile a chiunque abbia la possibilità di collegarsi alla rete. Nei limiti del diritto, si può dire e scrivere tutto appellandosi all’articolo 21 della Costituzione, che sancisce la libertà di manifestazione del proprio pensiero. Ma c’è un’eccezione, ed è quella dei Paesi dei regimi autoritari, dove l’informazione è imbavagliata o censurata dal potere. Il 12 marzo è la giornata mondiale contro la cybercensura, ovvero la censura applicata alla Rete. La prima volta è stata nel 2008, su iniziativa dell’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere, che ha sede a Parigi.

Come si applica la censura in Rete

Le azioni di cybercensura sono in aumento, ha dichiarato in una intervista il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury. «Da anni registriamo un incremento delle risorse destinate dagli Stati repressivi alle attività di censura online». La prima tattica, spiega, «è quella di impedire l’accesso alla rete». Oppure la cancellazione di contenuti con temi o parole chiave. Un caso emblematico è stato quello delle proteste in Iran, oppure quello della Russia, dove la rete è utilizzata soprattutto per la propaganda.

L’operazione Collateral Freedom

Reporter Senza Frontiere ha messo in piedi un sistema per contrastare la censura e aiutare i giornalisti a svolgere il proprio lavoro. L’operazione si chiama Collateral Freedom e consiste nella creazione di siti mirror per i media bloccati online. Quelli che sono riusciti a salvare dal blocco sono oltre 80, distribuiti in 24 Paesi. Sempre la ong ha organizzato un secondo metodo, la Uncensored library, una biblioteca digitale all’interno del gioco per computer Minecraft. Qui i testi precedentemente censurati sono pubblicati in inglese e Reporter Senza Frontiere si occupa di aggiornarli.

I Paesi più a rischio

Perfino l’Italia non può considerarsi un Paese libero dalla censura, stando al Democracy Index stilato annualmente dall’Economist Intelligence Unit. Ogni anno vengono analizzate le pratiche democratiche di 167 Paesi, includendo anche come sono gestite le elezioni e rispettati i diritti civili. L’Europa occidentale si attesta come la zona più democratica del Pianeta, con il 71% dei Paesi a regime pienamente democratico. La prima della lista è la Norvegia, che conferma la propria posizione da 14 anni. La Grecia è stata appena promossa a piena democrazia, dopo le elezioni dello scorso anno. L’Italia invece è considerata una “Flawed democracy”, cioè una democrazia debole, a metà con il regime autoritario. Vi rientrano anche gli Usa, e in Europa tra gli altri solo la Polonia, il Belgio, La Repubblica Ceca e la Slovacchia e il Portogallo.  

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📸 Credits: Canva

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con il pallino del giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere per i giornali, quasi sempre online. All’inizio di cinema e spettacoli, per poi passare a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Settori di cui mi occupo anche per Il Bollettino.