lunedì, 29 Aprile 2024

I padri di oggi partecipano di più

Sommario

I papà di oggi sono più presenti nella vita dei figli. Stando alle elaborazioni di Save the Children sui dati Inps, la partecipazione al lavoro di cura dei papà ha fatto qualche piccolo passo in avanti: i congedi obbligatori di paternità sono infatti stati richiesti il triplo delle volte rispetto all’anno della loro introduzione, nel 2012. Va precisato che a dispetto della loro denominazione “obbligatori”, i congedi – riservati ai lavoratori dipendenti – sono da richiedere esplicitamente tramite domanda al datore di lavoro.

Una cultura dura a morire

«Il congedo di paternità ricopre un ruolo fondamentale nella redistribuzione dei carichi familiari» si legge nel rapporto pubblicato in occasione della festa del papà, che si celebra oggi 19 marzo. La strada verso la parità di genere nel lavoro di cura è però ancora tutta da percorrere. Lo rivelano i dati sui congedi parentali, quelli che consentono di astenersi dal lavoro per un totale di dieci mesi complessivi fino ai 12 anni del figlio. E che per due mesi – è una novità del 2024 – garantiscono l’80% della retribuzione, mentre il resto al 30. Fino allo scorso anno il mese all’80% era solo uno.

La verità nei numeri

Nel 2022 le donne lavoratrici dipendenti che hanno usufruito del congedo parentale sono state 270.989, per un totale di 54 giorni. Gli uomini? Meno di un terzo: 77.875, per 23 giorni. Le stesse proporzioni si ripetono per gli autonomi (anche loro rientrano nel beneficio): lo hanno utilizzano 480 lavoratori indipendenti, a fronte di 1742 donne. Quando si tratta di restare a casa a accudire i figli, al di là del periodo post parto, sono le donne che continuano a farlo nella stragrande maggioranza dei casi.  

Il confronto con gli altri Paesi

A volte la legge non aiuta a scardinare gli stereotipi. In Francia i giorni di congedo obbligatorio per i neopapà sono 25, in Portogallo si arriva a 150 giorni pagati al 100%. In Spagna la retribuzione per il congedo resta piena per entrambi i genitori dopo l’arrivo di un bambino per un tempo di sedici settimane. Il periodo di astensione non è però trasferibile alla madre, in modo da renderlo utilizzabile da entrambi i genitori e davvero efficace nella redistribuzione del carico di lavoro tra madri e padri.  

©

📸 Credit: Canva

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con il pallino del giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere per i giornali, quasi sempre online. All’inizio di cinema e spettacoli, per poi passare a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Settori di cui mi occupo anche per Il Bollettino.