L’effetto Trump dà un giro di vite alla finanza sostenibile. Il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi – che mirano a contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi – firmato nelle prime ore della presidenza è solo la prima di una serie di misure mirate a un radicale cambio di rotta. Dal blocco ai progetti di eolico off-shore alla spinta a riprendere con le trivellazioni, sull’onda dello slogan “drill, baby, drill”, tutto lascia intendere che il nuovo Presidente renderà difficile la vita a investimenti e investitori che si identificano con la sigla ESG (Environmental, Social and Corporate Governance).
Il cambio di rotta degli operatori
Non per nulla, i tre mesi che vanno dall’elezione di novembre a oggi hanno visto la maggior parte degli operatori americani abbandonare i loro impegni di sostenibilità: da Morgan Stanley a Bank of America, da Citigroup a JP Morgan, tutte le più grandi banche hanno scelto di lasciare la Net Zero Banking Alliance promossa dalle nazioni unite.
Al tempo stesso, asset manager come Vanguard e perfino Blackrock, storico sostenitore degli investimenti ESG, hanno scelto di lasciare la Net Zero Asset Managers Initiative. A spingerle in questa direzione, anche una causa legale aperta da 11 stati americani repubblicani, i cui vertici accusano Blackrock e colleghi di aver “politicizzato” le loro pratiche di investimento.
Le performance dei fondi ESG
Ma è possibile che questo fenomeno danneggi gli investimenti ESG? A livello di performance, i dati dei principali indici di settore sembrano dire di no. Dall’insediamento di Donald Trump a oggi, l’indice globale STOXX Global ESG Leaders segna una crescita del 7,5%. Lo stesso vale per l’MSCI World ESG Leaders Index, che mantiene una traiettoria sostanzialmente analoga a prima delle elezioni.
L’Europa tiene duro
D’altronde, l’Europa, da cui proviene l’80% degli investimenti ESG a livello globale, tiene dritta la barra della transizione sostenibile. Il confronto tra gli operatori lo mette in evidenza: all’interno della Net Zero Banking Alliance, le banche americane sono appena 3, contro 81 istituti di credito europei, tra cui 9 delle prime 10 banche italiane per capitalizzazione di Mercato.
Insomma, per ora gli impegni presi restano saldi, almeno a livello europeo. Ma l’ultima parola non è ancora detta: difficile prevedere che conseguenze potranno avere le nuove politiche USA.
Un’incertezza che si riflette nelle scelte degli investitori: i fondi sottoposti ai criteri di sostenibilità più stretti – i cosiddetti “articolo 9” – registrano deflussi netti per 7,3 miliardi di euro nel quarto trimestre 2024, mentre l’alternativa più soft, “articolo 8”, incamera 52 miliardi in più. ©
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