Preoccupa la gestione delle criptovalute. Mentre Tesla investe 1,5 milioni e fa schizzare in alto il valore, e mentre ci stanno pensando forse anche Google e Apple, i bitcoin sono ora più che mai allettanti come investimento, ma il rischio c’è. «I bitcoin sono un buon investimento e più che criminalizzarli è necessario contrastare i criminali che li utilizzano, come si fa con quelli che usano l’oro, l’euro o le partecipazioni azionarie. È fondamentale fare attenzione massima a ciarlatani e presunti esperti che spacciano per bitcoin bufale e truffe» dice Ferdinando M. Ametrano, docente di Bitcoin and Blockchain Technologies all’Università Milano-Bicocca, autore di numerosi saggi ed interventi sul tema e amministratore delegato di CheckSig, startup che offre servizi di custodia Bitcoin per investitori istituzionali e persone ad alta patrimonializzazione.
Professore, se sono una cosa seria, perché il mercato Bitcoin non ha una governance centralizzata?
«Il fatto che non abbia la Governance di una banca Centrale viene ritenuto un aspetto negativo, ma non è affatto così. La governance decentralizzata è parte di questo esperimento, non lo rende affatto meno affidabile. Inoltre, proprio in questi anni il ruolo e l’efficacia nella gestione della moneta da parte delle Banche Centrali sono stati messi in discussione e questo è uno dei motivi che rende bitcoin attraente per molti».
Quindi per lei non sarebbe opportuno regolamentare i bitcoin?
«Regolare bitcoin suona velleitario tanto quanto lìidea di regolare le caratteristiche chimico-fisiche dell’oro. Se ne può regolare l’uso, non la natura. Sono già regolati i punti di contatto tra bitcoin e le monete a corso legale (le borse di scambio, i fornitori di servizi finanziari, ecc.): è inutile tentare di imporre ulteriori vincoli tecnicamente non praticabili o peggio ancora criminalizzarlo. Bitcoin è tecnologia nativamente “permissionless”: come il web, l’email ed i protocolli peer-to-peer non nasce da una concertazione di attori».
Bitcoin è entrato più volte nell’agenda del G20
«Ne è stato proposto un esame: un’attività mirata alla comprensione di un fenomeno finora frainteso nelle sue caratteristiche e ambizioni sarebbe effettivamente utile. Quanto a regolarlo: l’approccio non potrebbe che essere a livello globale, ma proprio per questo sarà difficile raggiungere un consenso chiaro ed univoco. Siamo di fronte a un cambiamento di paradigma culturale, non ad una semplice innovazione tecnologica: per questo molti dei criteri usuali sono inapplicabili. È più probabile che capiremo non per lucidità di analisi, ma per adattamento empirico e non senza scossoni controversi. Normare in maniera inopportuna o prematura sarebbe un grave errore perché rischia di soffocare innovazione e sviluppo».
Professore, Elon Musk che entra nel mercato del bitcoin facendo salire il valore ai massimi storici, dopo aver annunciato un investimento di 1,5 miliardi di dollari, è un buon segno o un’operazione di marketing
«Tesla, dopo MicroStrategy, conferma come le tesorerie delle aziende hanno capito che diversificare in bitcoin è utile. La crescita di queste settimane è guidata da istituzionali e aziende che investono sul medio-lungo periodo, significa che si tratta di una crescita robusta e sostenibile».
Ma la mossa di Musk cambierà qualcosa per il futuro del bitcoin?
«In passato si poteva dire che qualcosa stava cambiando, oggi si può dire che qualcosa è già cambiato. Il responsabile degli investimenti di BlackRock, il più grande fondo hedge al mondo, lo ha chiarito quando ha detto che «bitcoin is here to stay», bitcoin è qui per rimanere, non è una moda passegera».
Cosa ci facciamo con i bitcoin nella pratica, ci possiamo pagare la spesa?
«No, non davvero, non ancora. Con bitcoin si fanno esattamente le stesse cose che si fa con l’oro fisico: principalmente lo si tiene in cassaforte perché è un bene rifugio. È uno strumento di pagamento straordinario dal punto di vista tecnico, ma chi ha pagato 10mila bitcoin (circa 400 milioni di euro al cambio attuale) per due pizze nel 2010 non ha fatto un buon affare».
Ma se abbiamo già l’oro fisico, perché dovrebbe interessare quello digitale?
«Se consideriamo il ruolo dell’oro nella storia della civilizzazione, della moneta e della finanza, possiamo intuire che l’emergere del suo equivalente digitale, “liquido” come la musica ed i film che consumiamo oggi, potrà essere dirompente nell’attuale civilizzazione digitale e nel futuro della moneta e della finanza».
È vero che le transazioni bitcoin sono anonime?
«Bitcoin esiste solo come bene scritturale, transazione registrata su un libro mastro digitale condiviso in modalità peer-to-peer tra i nodi di un network. Ogni nodo ha una copia di questo registro contabile pubblico, chiamato blockchain, sul quale sono annotati tutti i cambi di proprietà di bitcoin, in maniera totalmente trasparente per chiunque. Non c’è quindi anonimato, ma siccome le controparti di ogni transazione non sono attori identificati, si parla di pseudonimato».
Perchè il suo valore è così instabile?
«La regola è sempre la stessa, il prezzo di mercato di un bene dipende dall’equilibrio tra domanda e offerta. L’aumento del prezzo di bitcoin in questi anni indica solo che la domanda è cresciuta. Aggiungiamo a questa crescita che l’offerta diminuisce progressivamente, poiché ogni circa 4 anni la creazione di nuovi bitcoin, attraverso il cosiddetto mining, viene dimezzata. E quindi il prezzo è andato alle stelle. Poi, ovviamente, periodicamente ci sono investitori che prendono profitto vendendo i loro bitcoin e allora il prezzo ridiscende. Ma il trend è chiaramente rialzista anche perché il mercato si sta allargando: non ci sono più soltanto i piccoli investitori come nel 2017, ma oggi comprano istituzionali, fondi comuni, assicurazioni, persone ad alta e altissima patrimoniallizazione».
Che tipo di investimento è Bitcoin?
«Rischioso, bisogna essere chiari. Va investita in Bitcoin quella parte di risparmi di cui si può ragionevolmente sostenere la perdita. Perchè bitcoin è un esperimento ardito e per onestà intellettuale bisogna ammettere che potrebbe ancora fallire. Detto questo non investire nulla in bitcoin è irrazionale: in un portafogli di investimenti diversificato, introdurre tra il 2 ed il 5% in bitcoin è una scelta estremamente ragionevole».
PayPal apre al mercato criptovalute che cosa significa?
«Molto, a livello sia di immagine, sia di sostanza. Significa che tutti gli americani che hanno PayPal possono comprare e vendere bitcoin con una facilità che prima non c’era. Ad oggi la difficoltà più grande per entrare in questo mercato rimane quella tecnica: il fatto che chiunque abbia un account PayPal possa usare bitcoin cambia la situazione e allarga la platea di potenziali investitori in maniera straordinaria».
La moneta digitale della Banca Centrale c’entra col bitcoin?
«No, la moneta digitale proposta dalla Bce è tutt’altra cosa. È una forma di contante che invece di essere cartacea o metallica, sarà digitale, se mai sarà. Detto questo, arriva oggi perché la presenza del bitcoin dimostra come sia possibile un’esperienza di pagamento istantanea, efficace, senza confini, rendendo incomprensibile il fatto che le Banche Centrali non offrano le stesse opportunità. Ecco perché si accingono a farlo, se mai riusciranno viste le diverse difficoltà che questo progetto potrà avere».
A livello fiscale come funziona bitcoin?
«Quando su un investimento si realizza profitto, bisogna pagare la tassa sul capital gain. Questo vale anche per bitcoin. La differenza è che quando si acquistano prodotti tramite banche ed intermediari finanziari sono questi che pagano le tasse al posto dell’investitore. Siccome il mondo finanziario tradizionale non offre servizi su bitcoin, tranne poche eccezioni, l’investitore ha il disagio di dover far da solo».
Come iniziare a investire in bitcoin?
«Non ci sono intermediari tradizionali che operano nel settore bitcoin, per questo è più complicato rispetto agli investimenti usuali. Soprattutto, attenzione massima a ciarlatani e presunti esperti che spacciano per bitcoin bufale e truffe. Non è però impossibile investire in sicurezza, soprattutto oggi: per accompagnare gli investitori ci sono servizi di aziende italiane qualificate come la borsa The Rock Trading, il wallet di Conio e Hype, i servizi di custodia di CheckSig e persino banche come Banca Sella».