I contagi da peste suina africana registrati tra i cinghiali in provincia di Parma fanno tremare il mercato della carne di maiale. La patria del prosciutto nostrano più pregiato teme nuove penalizzazioni e il crollo delle vendite. Un fenomeno che sta colpendo i prodotti suini tricolore da quando, per tutelarsi da eventuali epidemie, diversi Paesi stranieri hanno adottato restrizioni alle importazioni di Made in Italy (Cina, Taiwan, Cuba, Canada, ecc).
Sussidi per gli allevamenti colpiti da peste suina
La malattia fatale per i maiali (muoiono 4 giorni dopo l’infezione), ma innocua per gli uomini, preoccupa i protagonisti dell’intera filiera suinicola. Il MASAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste) nel 2023 ha stanziato 25 milioni di euro per sostenere gli operatori del settore che hanno subito danni a seguito delle misure sanitarie di contenimento dei focolai di peste suina africana. Di questi ne restano da spendere 19 milioni e 500milia euro che saranno distribuiti quest’anno tra gli aventi diritto. Il 60% sarà destinato alle PMI della produzione agricola primaria, il 40% a chi si occupa di macellazione e trasformazione.
La diffusione della peste suina
Dall’ultimo Bollettino Epidemiologico Nazionale, diramato a metà aprile, le province con il maggior numero di capi infetti sono: Alessandria (634), Genova (604), Pavia (181), Piacenza (82) e Parma (44). Complici i rincari sui costi di mangimi, carburante ed elettricità lo scorso anno il prezzo delle carni di maiale nel nostro Paese è cresciuto del 10,8%. Quello dei suini ancora non macellati ed importati ha invece raggiunto cifre da record facendoci arrivare a spendere oltre 48 milioni di euro.
La batosta della Cina
Abbiamo visto sostanzialmente azzerarsi le spedizioni verso la Cina che era il nostro principale acquirente di carne da maiale e salumi. Se nel 2021 ne sono state esportate 43.396 tonnellate, nel 2022 si sono ridotte a sole 276 tonnellate. La pancetta è il prodotto che più ne ha risentito in quanto il 65% di quelle vendute all’estero era destinato proprio al mercato cinese. Nonostante ciò con l’espandersi in Romania e Francia l’export delle nostre pancette ha superato lo scorso anno i 31 milioni di euro. ©
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