L’Italia dice no al cibo del futuro. Carne coltivata e farina di insetti saranno bandite o limitate, per tutelare la tradizione culinaria del nostro Paese. Questa scelta però ci lascia fuori da due mercati in espansione e che già attirano investimenti miliardari. Quanto ci perde l’economia?
La carne coltivata
L’azienda australiana Wow ha creato una polpetta sintetica di mammut. Grazie al DNA del pachiderma estinto, è stato possibile coltivarne la carne in laboratorio. Accade a pochi giorni dal decreto del governo che sanziona con pene severe la creazione di carne coltivata in Italia.
Durante il 2022 questo settore ha attratto investimenti per 1,9 miliardi di dollari. Secondo Barcleys, entro i prossimi due decenni il giro d’affari della carne da laboratorio varrà 450 miliardi.
In Europa non è ancora possibile distribuirla, ma quando lo sarà le nostre leggi non potranno impedirne l’importazione da altri Paesi dell’UE. L’Italia rimarrà quindi esclusa dalla produzione, dagli investimenti e dalla crescita che questa comporterebbe.
L’industria italiana della farina di insetti
Nel nostro Paese esistono già tante piccole realtà, come quella di Italian Cricket Farm in Piemonte o di Nutrinsect nelle Marche, che commerciano farina di insetti. Rappresentano una minoranza, ma nel mondo il mercato degli insetti commestibili vale già 3,2 miliardi di dollari. Entro dieci anni si stima che possa espandersi fino a raggiungere i 17,6 miliardi.
Il Ministero per la sovranità alimentare ha colpito però anche su questo fronte. «Nessuno mangerà insetti a sua insaputa» ha dichiarato il ministro Lollobrigida. Un’evenienza difficile anche prima della norma che imporrà di segnalare la possibile presenza di insetti negli alimenti.
Perché la farina di insetti, ad oggi, è costosissima, fino a 50 volte quella di grano. E perché chi la usa, anche nel nostro Paese, ci tiene di solito a farlo sapere in tutti i modi. È il caso del Grillo Cheeseburger di Pane & Trita o delle Extra Ordinary Chips di Fucibo.