giovedì, 25 Aprile 2024
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insetti

La guerra del cibo continua e i flussi commerciali cambiano, ma i consumi riprendono a crescere e l’export italiano supera ogni record: 60,7 miliardi di euro. I rincari dei costi di produzione però influiscono negativamente sulla competitività del sistema e sul commercio internazionale. La farina di insetti arriva nei negozi e il Governo prepara le contromisure: scaffali separati e un’etichetta ad hoc che sottolinei provenienza e rischi. «Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, la crescita percentuale è stata del 15% con le vendite estere agricole cresciute del 4% e i prodotti trasformati del 16,7%», dice Cristiano Fini, Presidente di Confederazione Italiana Agricoltori.

Qual è la situazione sul fronte delle importazioni?

presidente Cia

«Tra prodotti agricoli, cibi e bevande, l’Italia ha importato un valore superiore ai 62 miliardi di euro. Considerato che nello stesso intervallo temporale del 2021, il valore era stato pari a 49 miliardi di euro, l’Istat ha registrato quest’anno un forte aumento degli arrivi, quantificabili in un + 27%. Ciò per effetto della duplice spinta degli acquisti esteri agricoli, cresciuti in valore del 30% nell’ultimo anno e di quelli alimentari che, in valori assoluti, hanno superato i 40 miliardi di euro, + 26%. Le dinamiche tendenziali si sono tradotte, invertendo il trend degli ultimi due anni, in un disavanzo della bilancia agroalimentare pari a 1,64 miliardi di euro. Dopo il biennio 2020-2021, l’Italia è tornata ad essere importatrice netta di prodotti agroalimentari».

Quali sono gli effetti più evidenti della guerra del cibo?

«Gli effetti della guerra del cibo sono funzionali, da un lato agli accordi sul commercio di grano nel Mar Nero sono oggetto di conferma. Dall’altro alle contrazioni, nell’import-export, derivanti dalla crisi russo-ucraina. Rispetto a quest’ultimo aspetto, tuttavia, i dati del 2022 mostrano una certa dinamicità dell’agricoltura che si adatta modificando i flussi commerciali, soprattutto in entrata, riguardanti le importazioni maggiormente colpite, cereali in primis. L’avvio di un negoziato di pace attenuerebbe gli effetti negativi sui mercati anche dal punto di vista dei rincari nei costi di produzione, che tanto incidono sulla competitività del sistema e, quindi, anche sulle dinamiche del commercio internazionale».

Quali sono le criticità e potenzialità del comparto che emergono dall’ultimo report Nomisma?

«Dati Nomisma alla mano, c’è un’Italia agricola che si distingue in Europa per le attività connesse, come agriturismi, fattorie sociali e didattiche, agroenergie. Valgono 5,3 miliardi e incidono sulla produzione nazionale per oltre il 10% contro una media Ue di appena il 4%. Pesa, invece, il gap cronico di servizi e infrastrutture tra città e aree interne, dove sale al 28% il rischio di esclusione sociale ed è maggiore l’incidenza di NEETs (giovani che non hanno impiego, non studiano e non si formano): 22% in Italia rispetto al 15% della media comunitaria. L’agricoltura, essenziale per queste aree, paga per prima sia i ritardi infrastrutturali che quelli digitali, con la penisola ancora al 18° posto in Ue, dietro anche a Slovenia, Lituania e Lettonia.

insetti campo

Ma l’Italia dei campi è anche tra i Paesi più in corsa per il Green Deal: ha già avviato il percorso di riduzione dei fitofarmaci (-38%), impiega per il 45% i prodotti ammessi nel bio e può centrare il target del 25% di superfici biologiche nazionali, con 2,2 milioni di ettari già convertiti e uno scarto da colmare di 900 mila ettari entro il 2030. Il Paese, che sconta fortemente gli effetti del conflitto con il caro-energia, sta anche progressivamente diversificando le sue fonti di approvvigionamento, riducendo l’import di gas dalla Russia dal 40% del 2021 al 19% del 2022, grazie pure alla quota del 20% di rinnovabili, in cui conquistano posizioni quelle agricole, dalle biomasse all’agrovoltaico».

Quali sono i punti e gli obiettivi del progetto “Agricolture al centro”?

«Dalla legge sul giusto prezzo agricolo lungo la filiera al piano di insediamento abitativo nelle aree rurali, dalla sperimentazione in campo aperto delle nuove tecniche genomiche all’ora di educazione alimentare nelle scuole: sono questi alcuni dei punti contenuti nel nostro progetto, un vero e proprio Manifesto, illustrato alle istituzioni in occasione della IX Conferenza Economica di CIA, con l’obiettivo unico di rilanciare la centralità economica, ambientale e sociale delle tante agricolture diffuse sui territori. Dopo anni di disinteresse, infatti, la politica si è finalmente accorta del ruolo strategico dell’agricoltura. Ci sono volute una pandemia globale, una guerra e una crisi energetica per mettere tutti d’accordo sull’importanza del settore, che però ora merita interventi strutturali, risorse adeguate e tempi certi per fare davvero la differenza.

Riportare le Agricolture al Centro vuol dire unire le forze e fare presto e bene. Investendo su innovazione e ricerca per ottimizzare le produzioni; logistica e trasporti per connettere aree e mercati; agroenergie per ridurre la dipendenza dall’estero e incentivare la transizione Green; cultura del Made in Italy per difendere la qualità e la tipicità dell’agroalimentare tricolore contro falsi, etichette fuorvianti e cibo sintetico. Tutte istanze che trovano largo spazio nel Manifesto di CIA e richiamano all’azione il Governo, per definire insieme un nuovo grande progetto di Sistema Paese con l’agricoltura protagonista, basato su quattro ambiti: rapporti di filiera e di mercato, servizi infrastrutture e aree rurali, clima energia e ambiente, orizzonte Europa».

trattore insetti

Qual è il potenziale delle comunità energetiche rinnovabili agricole?

«Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) si stanno sviluppando in varie parti d’Europa e a livello internazionale. È un modello che troverà, rapidamente, una significativa espansione anche nel nostro Paese, perché rappresenta uno strumento innovativo e utile per contribuire concretamente: alla transizione energetica su scala locale, ridurre i costi dell’energia per gli utenti finali, fornire vantaggi economici ai produttori medi e piccoli di energia rinnovabile e rendere partecipi i cittadini, le imprese, le amministrazioni locali. Sono strumenti che devono partire dal basso, dalle persone e dalle aziende, per condividere sul territorio la produzione e il consumo di energia Green. CIA-Agricoltori Italiani intende coglierne appieno le potenzialità, attivare il protagonismo degli agricoltori e renderli parte integrante del progetto per un’agricoltura sostenibile, competitiva, legata al territorio e solidale».

La siccità quanto ci costa?

«La siccità è un problema sistemico e strutturale. Considerata nel più ampio contesto dei cambiamenti climatici è tra le sfide più complesse e preoccupanti che il Pianeta tutto e, in particolare l’agricoltura, stanno affrontando e senza poterne vedere risoluzione importante nel breve come nel medio periodo. A causa della crisi idrica, che si è acuita con la siccità della scorsa estate, il settore ha già subito danni per più di 6 miliardi di euro.

Quest’anno, il comparto è destinato a un’ennesima stagione di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcune zone, per colture importanti come mais e riso. Stime estremamente attendibili, vista la scarsità di fenomeni temporaleschi, il Po a secco, le Alpi che hanno il 45% di neve in meno rispetto al 2022 e gli invasi che riescono a trattenere non più dell’11% di acqua, quando servirebbe arrivare almeno al 30% per iniziare a ragionare.

Dal Piemonte all’Emilia-Romagna, area più in difficoltà, la crisi idrica potrebbe arrivare a togliere fino a 8 mila ettari di riso, visto l’abbandono già in atto, mentre le semine di mais, strategico per gli allevamenti, sono già scese al minimo storico nazionale di 564 mila ettari, oltre il 30% solo in Veneto, e registrano un calo di 21 milioni di tonnellate a livello Ue. Guardando al resto d’Italia, sarà un 2023 difficile per tutta l’agricoltura, tra gli ortaggi in pieno campo, nei noccioleti come nei vigneti e negli uliveti».

insetti agricoltura

Come risolvere la situazione a lungo termine?

«Servono risposte rapide, organiche ed efficienti. Al momento, consideriamo un passo importante l’istituzione a Palazzo Chigi di una Cabina di regia per affrontare la crisi idrica, ma ovviamente quanto dichiarato in occasione del tavolo interministeriale, convocato dalla premier Meloni proprio per affrontare questa emergenza, deve tradursi tempestivamente in azioni concrete, dal Commissario straordinario all’annunciato provvedimento normativo urgente con deroghe e semplificazioni per accelerare i lavori essenziali a far fronte alla crisi. Inoltre non si può continuare a lavorare solo per logica emergenziale. Occorre una strategia e pianificazione di lungo periodo che introduca una serie di azioni.

Proponiamo di: sbloccare e favorire il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate; realizzare serbatoi artificiali, ad uso multifunzionale per la capitalizzazione dell’acqua (in eccesso/di riuso/di pioggia); avviare una rete di piccoli laghetti e invasi, smart sotto il profilo tecnologico e amministrativo, diffusi su tutto il territorio. Infine, serve avviare urgentemente la sperimentazione in pieno campo delle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Breeding Techniques – NBT) per varietà colturali più resistenti al climate change e occorre dare, definitivamente, al Paese una legge nazionale contro il consumo di suolo. Le aree perse, dal 2012 a oggi, avrebbero garantito l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia».

Parliamo di qualche esempio di pratiche agronomiche sostenibili, quali benefici economici e ambientali portano?

«Ci sono molte pratiche e tecniche agronomiche sostenibili che meritano di essere maggiormente conosciute e diffuse. In particolare, CIA sta lavorando, da anni, alla diffusione delle tecniche di biocontrollo, cioè relative all’utilizzo di prodotti e mezzi di protezione delle piante a base biologica, come insetti utili, microrganismi, feromoni e sostanze naturali. È un progetto a cui teniamo molto e per il quale, da oltre due anni, sta collaborando con IBMA Italia, l’associazione delle aziende operanti nell’industria della bioprotezione in agricoltura. Sono stati attivati, per esempio, interventi di formazione rivolti ai nostri tecnici e prove su campo presso le aziende pilota. CIA intende diffondere l’utilizzo di queste tecniche che possono essere, in molti casi, sostitutive o integrative all’utilizzo di prodotti chimici convenzionali.

farina di insetti

Le nuove tecniche genomiche avranno poi, quando potremo disporne, un ruolo molto importante nell’ottenere varietà resistenti alle avversità, siano esse biotiche, come le malattie fungine, batteriche o virali, oppure abiotiche, come la resistenza a condizioni climatiche avverse, che sempre più frequentemente caratterizzano il nostro clima. Un punto, però, è da sottolineare: le innovazioni di cui auspichiamo la diffusione, come le nuove tecniche genomiche o l’agricoltura di precisione, e l’approccio agroecologico, di cui l’utilizzo dei mezzi di biocontrollo è una delle espressioni, non sono in antitesi tra loro, ma sono parte di una dotazione di strumenti di cui l’agricoltore deve poter disporre scegliendo nei casi specifici la strategia migliore di coltivazione».

Quali sono i rischi e i benefici del via libera dell’Ue alle farine di insetti?

«L’aumento dei prodotti a base di insetti in Europa toccherà, entro il 2030, 260 mila tonnellate per oltre 390 milioni di consumatori. Sdoganata dalla Commissione Ue l’immissione sul mercato di farina di grillo, si registrerà, nel giro di poco tempo, un maggior impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari, con una produzione Ue in crescita di 180 volte a partire dal 2019 fino al 2025, passando da 500 a 90 mila tonnellate per arrivare a 260 mila nel 2030. Queste le stime di Nomisma per CIA relative ai novel food. Siamo nell’alveo delle nuove tendenze alimentari che richiedono valutazioni caute e, soprattutto, sostenute da evidenze scientifiche, soprattutto contro derive pericolose, in particolar modo sul cibo sintetico, che potrebbero minare una corretta alimentazione e tutto il Made in Italy.

Per quanto riguarda la farina di insetti, la questione è più che altro culturale e le reticenze in tal senso potrebbero essere superate, soprattutto dal settore, ragionando in termini di opportunità. Gli insetti, e quindi anche la farina derivata, possono rappresentare un’importante fonte di approvvigionamento per la zootecnia, in quanto ad alto valore biologico e in un’ottica di economia circolare, senza dimenticare che il ricorso agli insetti come alimenti per gli allevamenti, contribuirebbe a ridurre l’importazione di proteine vegetali, come la soia». ©

Articolo tratto dal numero del 1 aprile 2023. Abbonati!

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