I giganti cinesi dello shopping online registrano numeri da record, ma con le spedizioni crescono anche i rifiuti. Parte la corsa al riciclo e alla riduzione degli sprechi con soluzioni all’avanguardia, per dire “stop” a carta e plastica e, perché no, vedere aumentare i risparmi. «La domanda di imballaggi ecologici si è ampliata sia per ragioni di efficienza dei costi sia di sostenibilità», ha affermato Aina Chai, presidente di Huidu Environmental, azienda leader nel trattamento di innovativi materiali plastici.
In base ai dati di CarbonStop, una società di consulenza con sede a Pechino, nel 2020 l’Ufficio postale statale ha registrato 67,1 miliardi di pacchi, tutti riconducibili all’e-commerce, l’80% dei quali si è spostato all’interno della Cina. E il trend è in continua crescita: secondo gli analisti, questo dato arriverà a 127,5 miliardi entro il 2025, lasciando un’impronta di carbonio equivalente a 116 milioni di tonnellate. Meglio correre ai ripari, dunque, anche perché quella ecologica è la questione più incombente per la Repubblica Popolare e le ampie riforme economiche e sociali promosse dal governo in tal senso ne sono la dimostrazione. «La riduzione delle emissioni è una promessa solenne che la Cina ha fatto al mondo», ha più volte sottolineato il presidente Xi Jinping. Ecco allora che Pechino guarda ai big tech. A partire da Cainiao, braccio logistico di Alibaba, e una delle grandi compagnie a guidare la svolta ambientalista del Paese asiatico. Già nel 2017, l’azienda aveva varato un piano per sensibilizzare la popolazione sull’importanza del riciclo, un piano finalizzato a ridurre e riutilizzare gli imballaggi nel mercato e-commerce più grande al mondo. Un segnale tangibile è stata l’installazione in alcuni moderni quartieri di top tier cities, come Pechino, Shanghai, Hangzhou e Shenzhen, di giganteschi bidoni “green” per la raccolta differenziata. «Da allora sono stati recuperati fino a 120 milioni di cartoni, ma si potrebbe fare molto di più se il programma potesse essere ampliato», ha spiegato Wang Haosu, direttore di Cainiao Green Initiatives.
Confrontando l’impatto ambientale, specialmente in termini di emissioni di carbonio, dello shopping online rispetto ad altri comparti produttivi, i numeri sono decisamente inferiori. Eppure, la crescita del settore del 24,4% negli ultimi otto anni, ha spinto gli analisti a lanciare un campanello d’allarme: se non si agisce tempestivamente, saremo sommersi da un mare di plastica. Il problema più grande per il comparto delle vendite online sono i rifiuti, complice l’uso abbondante di imballaggi che le spedizioni richiedono. Il governo popolare si sta già dirigendo verso l’eliminazione delle confezioni non biodegradabili e dei prodotti usa e getta negli hotel entro il 2025. Negli uffici postali di Pechino e Shanghai, entro la fine del 2022, saranno messi al bando i sacchetti per le consegne e i nastri adesivi per i servizi di corriere, un divieto che verrà esteso a tutto il territorio nazionale entro il 2025. Tra ecologia e credibilità, l’opinione pubblica cinese si è dimostrata sensibile a questo tema e i colossi dell’e-commerce hanno subito risposto all’appello delle autorità. Infatti, riciclare fa bene non solo all’ambiente, ma anche al portafoglio. Quasi tutti hanno già fatto progressi nella riduzione degli imballaggi, compiendo un primo e importante passo con l’eliminazione graduale delle confezioni monouso. «Molte scatole che raccogliamo possono essere riutilizzate e abbiamo notato che i costi iniziali per l’installazione di impianti di nuova generazione per il riciclo sono stati immediatamente ammortizzati dai risparmi», ha detto Wu Hui, manager di uno stabilimento di riciclaggio di Cainiao. Se passando gradualmente a imballi privi di nastro adesivo, Lenovo mira a risparmiare annualmente 19.500 chilometri di nastri, pari a 54 tonnellate di materiale, solo per il Singles’ Day 2020, Cainiao è riuscita a eliminare 790 tonnellate di plastica monouso. Mentre adottando bolle commerciali digitali dal 2014, la compagnia logistica ha risparmiato 21,5 miliardi di yuan. Eppure, gli sforzi per controllare i rifiuti prodotti non riescono a tenere il passo con il ritmo di crescita dell’e-commerce e le associazioni ambientaliste cominciano ad avanzare perplessità sul reale numero delle scatole di cartone riutilizzate. Insomma, l’eliminazione definitiva del problema è lontana. Gli esperti statali hanno fatto notare che anche un passaggio totale al biodegradabile non può essere la soluzione, perché questo materiale necessita di determinate condizioni, come alta temperatura e umidità, affinché avvenga la completa decomposizione. Anche la sostituzione della plastica con i cartoni non è la scelta migliore, essendo questi causa di deforestazione e della generazione di emissioni.
L’approccio che ha ottenuto più consensi è quello di JD, la seconda compagnia di vendite online in Cina, che, sin dal 2017, ai cartoni riciclabili di Cainiao ha preferito speciali pacchi riutilizzabili fino a 15 volte, grazie alla collaborazione con Huidu Environmental. «Il costo del noleggio di queste scatole è inferiore del 15-30% rispetto all’acquisto dei cartoni», ha spiegato la presidente dell’azienda leader nel recupero di materiali plastici. E il risparmio per la piattaforma e-commerce è stato netto. «L’interesse per gli imballaggi riutilizzabili, specialmente da parte dei rivenditori di generi alimentari freschi o delle piattaforme per acquisti di gruppo, è stato particolarmente forte quest’anno», hanno osservato gli analisti di JD. Huidu utilizza plastica di polipropilene, un materiale ampiamente diffuso e facile da riciclare. L’idea piace agli utenti più all’avanguardia, ma la piena accettazione di questo particolare modello di “leasing” ha sicuramente bisogno di tempo.