La Commissione Europea ha approvato un regime italiano di 520 milioni di euro destinato a indennizzare le imprese attive nel settore fieristico e congressuale e i relativi fornitori di servizi per i danni subiti a causa delle misure restrittive introdotte dal governo italiano per limitare la diffusione del coronavirus, però solo per perdite limitate ai periodi di maggiori restrizioni. Siete soddisfatti?
«Diciamo che la situazione si è evoluta come ci aspettavamo che accadesse, anche se ci è voluto più tempo che in altri Paesi; la Germania, per esempio, che poi è anche il nostro maggior competitor, ha stanziato già nella scorsa primavera una somma sensibilmente superiore a favore del sistema fieristico. Noi, grazie a un continuo, costante e proficuo confronto tra il governo e i nostri rappresentanti e al personale impegno dei Ministri Giorgetti, Di Maio e Garavaglia, ci siamo arrivati qualche mese dopo. Però ci siamo arrivati. Adesso tocca a noi operatori del settore riprendere la strada maestra che abbiamo dovuto abbandonare oltre 18 mesi fa a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Dobbiamo tornare a lavorare come prima, facendo tesoro delle mutazioni che questo periodo ha imposto anche alla nostra attività, accelerando alcuni processi, come per esempio la digitalizzazione, che comunque avevamo già intrapreso».
A oggi qual è la fotografia del settore?
«Abbiamo riacceso i motori e siamo finalmente ripartiti a tutti gli effetti, dopo un periodo incredibilmente lungo di fermo macchine. Da settembre a dicembre abbiamo un palinsesto di circa 30 mostre in rappresentanza dei settori più importanti per l’intero sistema economico nazionale e internazionale. A queste vanno aggiunti i convegni e i congressi che verranno ospitati prevalentemente al MICO, Milano Congressi. Certo, saranno appuntamenti diversi da quelli cui eravamo abituati. Il Mobile, per esempio, con il Supersalone che ha inaugurato questa nuova fase post pandemica, seppur con numeri ridotti sia in termini di espositori sia di visitatori, ha avuto un riscontro che nemmeno noi ci saremmo aspettati, con dimostrazioni di gradimento e un entusiasmo che hanno saputo coinvolgere l’intera città di Milano. Così come MiArt, negli spazi cittadini di Fiera.
Sicuramente i numeri sono stati molto diversi da quelli cui eravamo abituati. Ma tornare a vedere i nostri spazi affollati, incontrare visitatori stranieri, vedere le file alle pensiline dei taxi, gli alberghi in buona parte occupati è stata una bella boccata d’ossigeno. Adesso, come le dicevo prima, dobbiamo sperare di recuperare prima possibile tutto il bacino dell’Oriente e del Sud est Asiatico, attualmente impossibilitato ad abbandonare le proprie nazioni. Poi dobbiamo essere bravi e lavorare a testa bassa, come facciamo da 101 anni a questa parte. Solo così, nel giro di un paio d’anni, possiamo pensare di tornare agli standard cui eravamo avvezzi».
In termini di occupazione ci sono sofferenze che non si cureranno facilmente: quanti posti di lavoro si sono persi e quanti già recuperati con le recenti riaperture? Stagionali, a chiamata, fissi: quale potrebbe essere il futuro per i lavoratori del settore?
«Come tutti gli ambiti produttivi e non solo anche il nostro ovviamente ha risentito della situazione mondiale. Per ciò che concerne il nostro personale, posso affermare che nessuno è stato privato del proprio posto di lavoro. Riguardo a tutto l’indotto che gravita intorno al sistema fieristico, (parliamo di alcune centinaia di migliaia di persone) non sono in grado di fornire dei numeri. Posso però affermare con certezza che con la ripresa della nostra attività, tutti quanti sono impiegati con differenti ruoli e mansioni nel nostro settore gradualmente ritorneranno ai numeri abituali. Un altro segnale positivo viene dai giovani studenti che abbiamo formato quest’anno al master Progea di Accademia Fiera Milano. Alla chiusura del corso 2020-2021, siamo riusciti a inserirli tutti in tirocinio».
Quali sono i dati sul giro di affari fieristico passato e quanto contate di recuperare ed entro quanto tempo?
«L’attività fieristica nazionale coinvolge oltre 200mila imprese ogni anno e Fiera Milano è da oltre 100 anni vetrina imprescindibile per il Made in Italy nel mondo. La somma dei vari settori coinvolti nell’indotto generato dalle nostre manifestazioni arriva a 6,650 miliardi di euro, cui vanno aggiunti oltre 1,5 miliardi in tasse e contributi. Si arriva così a circa 8 miliardi totali sul territorio nazionale. Di questi circa il 65% resta sul territorio lombardo/milanese. Introiti che chiaramente in questi 18 mesi di fermo delle attività sono venuti a mancare. Oggi siamo chiaramente lontani da questi numeri. Ma se lavoreremo come abbiamo sempre dimostrato di saper fare, entro due anni potremo tornare a registrare bilanci molto differenti dagli attuali».
Le fiere sono una vetrina nazionale ma anche internazionale: quanto il Made in Italy trae economicamente vantaggio da queste esposizioni e quanto queste ultime aiutano la diffusione dei nostri prodotti all’estero?
«Le fiere sono da sempre lo strumento fondamentale per le PMI che vogliono misurarsi con il mercato, innovare e acquisire nuovi clienti. Le aziende che hanno esposto nel 2019 a Fiera Milano, nelle sue oltre 50 manifestazioni dedicate al Made in Italy, hanno realizzato un fatturato di oltre 46,6 mld di vendite. Quasi la totalità di queste vivaci aziende (94%) esporta parte della propria produzione e ha rapporti commerciali stabili mediamente con 4,5 Paesi esteri (dato ben al di sopra della media nazionale). In totale il contributo al PIL generato dalle “vendite in fiera” è pari a 53,7 miliardi di euro».
Il vostro Piano 2021-2023 prevede un flusso di investimenti di circa 8 milioni di euro nel 2021, 20 nel 2022 e 21 per il 2023, destinando quasi il 50% della somma agli investimenti per Safe&Smart e Sostenibilità&Innovazione del Quartiere fieristico: a che punto siamo?
«Fondazione Fiera Milano, in continuità con gli anni precedenti, aveva previsto per il triennio investimenti per incrementare la competitività dei quartieri fieristico-congressuali perseguendo quattro linee strategiche di sviluppo: Safe & Smart District; Sostenibilità e Innovazione; Eccellenza Operativa; Enhancing Customer Experience. L’incertezza determinata nel 2020 dalla pandemia aveva costretto FFM a contenere a 8 milioni gli investimenti previsti nel 2021 ma ciò non ha impedito, per esempio, di completare il sistema di digital signage dei quartieri espositivi e di ottenere, grazie ai lavori di rinnovamento effettuati, la certificazione leed “Gold“ per il centro congressuale MICO che si è inoltre ampliato con ulteriori 6 sale convegno convertibili al pad.4 di city per ulteriori 3.000 posti a sedere ”precovid”.
Entro l’anno sarà attivo a Rho il nuovo impianto Fotovoltaico da 8,2 MW la cui realizzazione sulle coperture dei padiglioni espositivi, effettuata in partnership con a2a, si è completata lo scorso agosto. Vengono poi confermati i valori di investimento dedicati ai poli espositivi nei prossimi anni che raggiungeranno nel triennio 21/23 una cifra complessiva di circa 50 milioni e ai quali si vogliono aggiungere gli investimenti immobiliari previsti da FFM nel polo urbano per circa ulteriori 30 milioni, che vedono la realizzazione di un albergo a supporto delle attività congressuali fieristiche proprio a pochi metri dai padiglioni del Portello». ©