venerdì, 19 Aprile 2024

PIF, IL FONDO SAUDITA STRIZZA L’OCCHIO ALL’INTER

I fondi del private equity strizzano l’occhio all’Inter. Non si tratterebbe più soltanto di avance, tanto che le ultime indiscrezioni parlano di un forte interesse per l’acquisizione del club nerazzurro da parte del Public Investment Fund, PIF, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita che ha già messo le mani sul Newcastle per 300 milioni di sterline, affiancato da PCP Capital Partners e RB Sports & Media. 

IL RETROSCENA – Il fondo che da tempo corteggiava il Newcastle, del quale è divenuto proprietario, è presieduto da Mohammad bin Salman, il principe ereditiero della corona saudita, nonché vice primo ministro del Paese. L’intenzione è quella di replicare l’affaire concluso per l’acquisizione dei bianconeri inglesi, soprattutto alla luce delle recenti vicissitudini societarie dell’Inter e le difficoltà di Suning nel continuare a dare supporto finanziario al club milanese. Inconvenienti che hanno favorito il finanziamento di 275 milioni di euro da Oaktree Capital Management verso la famiglia Suning, che in cambio ha però dovuto cedere le azioni dell’Inter. L’intero “pacchetto di aiuti” in favore dei nerazzurri prevede un prestito per tre anni, al tasso del 9%, con la garanzia delle azioni del club. Sussidio erogato da Great Horizon srl, la controllata lussemburghese con la quale la famiglia Suning a sua volta controlla l’Inter, la stessa che ha versato la prima tranche di 50 milioni di euro il 31 marzo scorso. 

SUNING: TRA RIFINANZIAMENTO E SCADENZE – L’iniezione di questi nuovi capitali non sembra essere sufficiente. Sullo sfondo è viva la questione di rifinanziamento del bond da 375 milioni di euro entro il 2022, con l’Inter stessa che sta lavorando già all’emissione di un nuovo bond da 400 milioni. Ma non solo. Bisogna onorare la scadenza targata 2024 del finanziamento garantito da Oaktree con lo spauracchio che l’istituto possa rilevare l’intera quota di Suning, nel caso in cui il club nerazzurro non fosse in grado di onorare il prestito. Una sliding doors già vista a Milano, sponda rossonera, con la staffetta tra Younghong Li ed Elliot nel 2018.

SOS FONDI –  Ecco che rientra in gioco (e con forza) l’affaire PIF, che getta le sue basi direttamente dall’Arabia Saudita e dal Saudi Vision 2013, il piano strategico lanciato da bin Salman nel 2016 che si pone come obiettivo il rinnovamento dell’immagine internazionale del Paese, spogliandola della dipendenza da petrolio e vestendola a nuovo grazie ad investimenti diversificati. Anche se per il fondo ci sono già problemi in Premier con il Newcastle: alle difficoltà nel trovare un nuovo allenatore di alto profilo, ora i sauditi devono fronteggiare l’ostilità degli altri club di Premier League.

Il nuovo regolamento vieterà temporaneamente gli accordi che coinvolgono relazioni commerciali preesistenti. Il Newcastle, dal canto suo, ha già fatto sapere alla riunione d’emergenza che considera il cambiamento delle regole come anti-competitive. Sullo sfondo la perplessità delle altre inglesi è legata al fatto che i Magpies possano siglare accordi commerciali per aggirare i paletti del FairPlay finanziario in vigore in Inghilterra. 

INTERSPAC O EQUITY CROWFUNDING? – Ma se l’opzione numero uno per risollevare le sorti finanziarie dell’Inter passa dai fondi del private equity, restano vive anche quelle che portano al nuovo stadio di proprietà (che consentirebbe introiti annuali per 60 milioni di euro) e la tanto invocata Interspac di Carlo Cottarelli. Anche se per il momento, non si parla di una quotazione in borsa come previsto per le spac, un’operazione per nulla scontata e che fa somigliare il progetto dell’economista più a una una campagna di equity crowdfunding.