Le sanzioni del mondo occidentale non risparmiano Roman Abramovič e l’ormai ex patron del Chelsea corre ai ripari, rifugiandosi a Mosca, dopo essere stato inserito dall’Unione Europea nella nuova blacklist degli oligarchi russi considerati fiancheggiatori dell’aggressione.
IL RITORNO IN RUSSIA
Nella giornata di ieri, martedì 15 marzo, il tycoon è stato immortalato da un fotografo di Reuters nella vip lounge dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e poche ore dopo, secondo alcune fonti, un jet privato collegato proprio al miliardario russo-israeliano è atterrato a Mosca, dopo un breve scalo a Istanbul, secondo Flightradar24, sito di tracking aereo globale.
Intanto Abramovič sposta anche i suoi superyacht: il «Solaris», nave da lusso di oltre 140 metri e dal valore stimato di 500 milioni di sterline, ha lasciato Barcellona. Destinazione: Tivat, Montenegro. Una mossa per anticipare le sanzioni dell’Unione Europea e del governo britannico visto che il Montenegro non è ancora nella UE, anche se dovrebbe entrare a farne parte nel 2025.
Il magnate russo, specialmente mentre cerca di vendere il club londinese, attracca così in un porto sicuro, o, quantomeno, più sicuro dei mari occidentali. Ma la sosta in Montenegro è durata pochi giorni e ora l’imbarcazione del più giovane degli oligarchi finiti nel mirino di UK e UE naviga senza meta «in attesa di ordini» secondo le autorità marittime.
LA FUGA DEL «SOLARIS» E DELL’«ECLIPSE»
Secondo più fonti, il «Solaris» sarebbe stato portato via in tutta fretta, martedì 8 marzo, da un cantiere navale spagnolo prima che le riparazioni fossero terminate. Inoltre, la destinazione è rimasta sconosciuta fino alle 4:20 di sabato 12 marzo, giorno in cui il superyacht è tornato finalmente visibile sulle app di localizzazione delle navi. Una quattro giorni di fuga, che non è finita: nel momento in cui scriviamo il megayacht è al largo delle coste albanesi, in attesa di una destinazione da raggiungere.
Abramovič possiede anche l’«Eclipse», imbarcazione ancora più grande – oltre 160 metri – e dal valore ancora più alto – intorno ai 900 milioni di euro. Questo superyacht passa quasi tutto l’anno attraccato a Saint Martin, nei Caraibi. Qui Abramovič possiede una villa nell’isola di Saint-Barth. Dal 21 febbraio, pochi giorni prima dell’invasione russa in Ucraina, l’«Eclipse» si trova in acque internazionali e sabato 12 marzo ha superato lo stretto di Gibilterra, probabilmente diretto a Tivat.
GLI ALTRI YACHT
Continua il sequestro di mega yacht appartenenti ad altri miliardari russi: le autorità italiane hanno sequestrato, a Sanremo, il «Lena», uno yacht di 40 metri di proprietà del socio di Putin, Gennady Timchenko, e, a Imperia, il «Lady M», il 60 metri di proprietà di Alexei Mordashov, principale azionista della più grande compagnia siderurgica e mineraria russa. In Francia, a La Ciotat, è stato sequestrato «Amore Vero», imbarcazione di lusso di 85 metri, che si dice sia di proprietà di Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft e stretto alleato di Vladimir Putin.
IL MISTERO «SCHEHERAZADE»
Intanto non si fermano le voci sullo «Scheherazade», una tra le navi più grandi e costose al mondo. Attraccato per riparazioni al cantiere navale Sea Group di Marina di Carrara, è protetto da misure di privacy estreme, anche per gli standard ultra-privati del mondo degli yacht. Ha una copertura che nasconde la «targa» e una barriera metallica per bloccare la vista ai curiosi. Tutta questa segretezza, e il fatto che nessuno dal 2020 sappia il vero nome del proprietario, ha portato a sospettare che il superyacht appartenga allo stesso Putin. Anche se The Italian Sea Group ha smentito la notizia.
IL GOVERNO BLOCCA IL CHELSEA
Negli stessi momenti in cui i suoi yacht stavano solcando i mari del mondo per trovare un rifugio, Roman Abramovič entra a far parte della blacklist, stilata dal governo britannico, degli oligarchi russi sotto sanzioni. E in una nota governativa si legge «anche il Chelsea Football Club è soggetto al congelamento dei beni ai sensi delle sanzioni finanziarie del Regno Unito».
Il club londinese però è considerato dallo stesso governo UK un bene di valore culturale e per questo ha garantito una deroga speciale che permetterà la gestione ordinaria dei blues, permettendo la prosecuzione della stagione sportiva.
Più complicato il capitolo mercato, totalmente bloccato. Il Chelsea non può firmare nuovi contratti per giocatori e/o staff e non può rinnovare quelli in scadenza al 30 giugno 2022: Antonio Rudiger, Andreas Christensen e anche il capitano che un mese fa circa alzava la coppa del mondo per club, César Azpilicueta, non possono firmare i rinnovi. In più, stop alla vendita di biglietti – potranno assistere alle partite solo gli abbonati – e chiusura dei negozi di merchandise, che rappresentano una fetta importantissima alla voce introiti.
LA REAZIONE DELLA PREMIER LEAGUE
La Premier League ha squalificato Abramovic dalla carica di presidente del Chelsea. Quel club che solo pochi giorni fa aveva annunciato di voler mettere in vendita e il cui ricavato sarebbe andato a una fondazione – appositamente creata – per tutte le vittime della guerra in Ucraina. Ora il processo di vendita è congelato e Abramovič non potrà guadagnare nulla dalla cessione della squadra che ha condotto per 19 anni.
I POTENZIALI COMPRATORI
Nel frattempo si aspetta di capire come evolverà la situazione, con il governo britannico che sta aspettando offerte ufficiali per dipanare questa matassa. Tra i potenziali compratori, i più accreditati sembrerebbero Nick Candy, gigante dell’immobiliare d’Oltremanica e tifoso proprio del Chelsea, e la coppia Todd Boehly-Hansjörg Wyss. Il primo è già nel mondo dello sport: possiede il 20% dei Los Angeles Dodgers, baseball, e ha delle quote anche dei Los Angeles Lakers e delle Sparks, squadra che milita nella Women NBA. Il secondo, svizzero, ha accumulato la sua fortuna grazie a Syntes, società di biotecnologie, ed è anche un filantropo: ha finanziato una fondazione per la difesa dell’ambiente con oltre 400 milioni di dollari.
LA CHAMPIONS NON ASPETTA
Intanto, questa sera alle 21, il Chelsea è impegnato allo stadio Pierre Mauroy di Lille, dove si gioca il ritorno degli ottavi di finale di Champions League – l’andata si era conclusa sul 2-0 per i blues. Nei giorni scorsi Thomas Tuchel, allenatore del Chelsea, si era detto pronto a tutto: «Finché abbiamo un aeroplano, andremo in aereo, altrimenti in treno, altrimenti in autobus, se non avremo l’autobus, guiderò un pulmino fino a Lille». Al suo allenatore fa eco anche Kai Havertz, attaccante tedesco del club londinese: «Se ci sarà da pagare, pagherò. Non è un problema, non penso lo sia per noi. La cosa più importante è giocare e credo che ci siano al mondo cose più difficili rispetto alla scelta di prendere un autobus o un aereo. Se ci sarà da pagare, pagherò senza problemi».
FA CUP A PORTE CHIUSE, ANZI NO
Il Chelsea aveva anche fatto richiesta di giocare a porte chiuse la prossima partita di FA Cup, in programma al Riverside Stadium di Middlesborugh sabato 19 marzo, per questioni di «integrità sportiva», visto che i blues non possono vendere biglietti neanche per le partite in trasferta.
Dopo un comunicato ufficiale del Middlesbrough, arriva anche la durissima reazione del presidente del Boro, Steve Gibson: «L’integrità sportiva e il Chelsea non appartengono alla stessa frase. Per 19 anni il denaro corrotto ha alimentato il successo del Chelsea».
Il Club di Stamford Bridge ha ritirato la richiesta di giocare a porte chiuse.
Alessio Incerti
Linkedin: Alessio Incerti
Twitter: @aleince7
FOTO: Jorono da Pixabay.com