Investire fondi statali basterà per trasformare le startup, eterne Cenerentola dell’economia, in Regine? Domanda che sorge analizzando l’impegno del Governo per far crescere l’ecosistema dell’innovazione incentivando l’equity. Si avvicina l’affermazione del venture capital? Parliamo di un mercato in continua crescita, che nell’ultimo anno ha superato gli 1,9 miliardi di euro (+221% rispetto al 2020).
Tutte le cifre
Ammonta a 5 miliardi di euro la dotazione assegnata a Cassa Depositi e Prestiti (CDP) Venture Capital, 2 dei quali arrivano dal Decreto Infrastrutture, pubblicato la scorsa settimana in Gazzetta Ufficiale
I fondi si compongono anche di 550 milioni, previsti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), provenienti da Green Transition Fund e Digital Transition Fund. Risorse che andranno a supportare il processo di transizione ecologica e digitale di startup e PMI. Se la Commissione Europea darà il via libera, dovrebbero essere erogati già da settembre.
Cassa Depositi e Prestiti e investitori terzi allocheranno altri 600 milioni, secondo quanto previsto dal Decreto Infrastrutture. Cresce sensibilmente la dotazione di CDP Venture Capital, attualmente pari a 1,8 miliardi.
La situazione e gli obiettivi
L’ultimo report del Ministero dello Sviluppo Economico, UnionCamere e Mediocredito Centrale, riguardo startup e Pmi innovative delinea un quadro positivo.
I primi tre mesi del 2022 hanno fatto registrare il perdurare del trend positivo di crescita che ha caratterizzato il 2021. L’ecosistema dell’innovazione italiano è una realtà che raccoglie 14.362 imprese, il 2% in più rispetto al trimestre precedente. Una crescita meno marcata rispetto al 2021, quando le unità sono aumentate di 1.500 in un solo anno, ma comunque significativa.
Il capitale sociale sottoscritto complessivamente da queste aziende ammonta a 1.035.118.652 miliardi di euro, (+10,4% rispetto agli ultimi mesi del 2021), per un capitale medio di 72.073 euro a startup. L’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt (AIFI) rivela che nel primo semestre 2022 gli investimenti totali di venture capital hanno toccato quota 957 milioni di euro, in lieve calo rispetto agli 1,25 miliardi registrati nel 2021. Dati che fanno ben sperare in ottica di sviluppo tecnologico, digitalizzazione e crescita economica.
Come nasce un unicorno
Investire in venture capital, un capitale etico ad alto impatto, vuol dire porre le basi per la nascita di un unicorno. La metafora indica una startup o PMI non quotata che raggiunge una valutazione di oltre 1 miliardo di dollari. Simili aziende sono molto rare, quasi al pari dell’animale mitologico che richiamano. Si stima infatti che solo lo 0,000006% riesca nell’impresa. Qual è il segreto del successo? L’innovazione tecnologica, fondamentale leva di crescita.
La disruption, il potenziale rivoluzionario per un’industria o un mercato, è ciò che differenzia una startup e un unicorno. L’obiettivo è ideare soluzioni creative per rendere prodotti e servizi più economici rispetto alle aziende tradizionali, mantenendo standard qualitativi elevati.
Le aziende italiane hanno l’innovazione nelle proprie corde, motivo per il quale riescono a fare il salto di qualità più facilmente. Difatti, hanno raccolto circa 200 milioni di dollari rispetto alla media europea di 300.
Puntare su investimenti etici può essere la chiave per permettere al sistema Paese di affrontare i rincari di energia e materie prime, l’inflazione elevata e la volatilità dei mercati finanziari lavorando in sinergia.
Il livello di digitalizzazione italiano rappresenta però un gap importante, soprattutto in riferimento alle infrastrutture pubbliche per la connettività. Parliamo del 5G, una tecnologia abilitante, che aprirebbe le porte a Internet of Things, Intelligenza Artificiale e Machine Learning.
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