Solvibilità, sostenibilità e contenimento dei costi, una vera rivoluzione del calcio italiano non può prescindere da questi fattori. «Dobbiamo adottare norme di controllo e gestione per il futuro, perché non possiamo più mantenere livelli di rapporto ricavi/costo del lavoro del 90%. L’azienda che supera il 40/50% è in condizione di pre fallibilità. Dobbiamo attuare una politica di controllo dei costi», dice Gabriele Gravina, Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) al Social Football Summit, la due giorni che riunisce esponenti delle istituzioni e della football industry per riflettere e parlare di innovazione e digital transformation nel mondo del calcio. «I pilastri fondamentali sono tre. La solvibilità, dimostrare di assolvere agli impegni con documenti, la sostenibilità e il contenimento dei costi. L’ultimo obiettivo richiede l’introduzione di maggiori controlli intermedi. Oggi ne esiste uno a fine stagione, sarebbe bene prevederne durante il campionato».
La crisi energetica non risparmia il calcio
Il Presidente della Lega di Serie B, Mauro Balata aggiunge un altro elemento ancora: l’energia. «È un tema centrale. L’incidenza dei costi energetici è aumentata del 400%. Può diventare un problema insormontabile se non si interviene concretamente con urgenza. Non basta ragionare sull’orario delle gare, c’è anche il tema dei consumi degli impianti di riscaldamento e dell’illuminazione. Servono scelte strategiche profonde, decise e definitive. Prima che si iniziasse a parlare di crisi abbiamo pensato di giocare la maggior parte delle nostre gare alle 14. Il Governo deve guardare al calcio professionistico come una industry. Una serie di particolarità che potrebbero giovare al calcio professionistico. Non chiediamo nulla se non di essere trattati come tutte le piccole e medie imprese».
La crisi energetica, infatti, colpisce duramente le infrastrutture sportive, come sottolinea anche Roberto De Lieto Vollaro, professore dell’Università di Roma 3 e Presidente del Tennis Club Parioli. «Nel 2021 è iniziato l’aumento dei costi, che ha messo in ginocchio gli sforzi di efficientamento energetico avviati. Posso ridurre i consumi del 30%, ma se ci sono rincari dei prezzi tutto viene meno. A luglio e agosto le bollette sono aumentate di cinque volte, rischiavamo di non riuscire a pagare gli stipendi. Si potrebbe disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica dal prezzo del gas, per ridurre i costi della materia prima, oltre a far pagare l’energia in funzione della fonte di energia primaria. Misure che potremmo prendere a livello nazionale per aiutare le società sportive, professionistiche e dilettantistiche, maggiormente colpite oggi. Soldi a pioggia non risolvono il problema a monte. Bisogna mettere mano alle infrastrutture, puntando sull’auto-produzione».
La crociata per cambiare il sistema calcio
Ma quali sono i progetti della FIGC, ovvero i centri federali, strutture strategiche e indispensabili per la buona riuscita della rivoluzione del sistema calcio? «La FIGC vuole valorizzare il talento. Cercheremo di ampliare il raggio di azione con i centri federali, scegliendo 4/5 allenatori top» dice ancora Gravina. «Per la prima volta nella storia, la Federazione ha un suo dipartimento tecnico nel settore giovanile scolastico affidato a due top player. Il 67% dei calciatori in Serie A sono stranieri, il minutaggio delle partite disputate a oggi riguarda per l’87% calciatori stranieri. Interveniamo sulla lista dei 25, alzando da 4 a 6 la quota minima di giovani di vivai italiani. Già dalla stagione 2023/2024 dobbiamo dare risposte, senza usare la politica del rinvio. Abbiamo bisogno di un confronto di responsabilità, scoprire le cause e proporre rimedi.
Per arrivare a regime le Accademie avranno bisogno di un paio d’anni. Il problema è cominciare a ragionare con logiche di progettualità innovative, diverse. Il vivaio giovanile è un asset fondamentale insieme alle infrastrutture, il patrimonio delle nostre società. Se il settore giovanile è considerato come uno dei costi da ridurre è evidente che siamo lontani da una logica aziendale. Forse ci sono logiche perverse che mascherano qualcosa di diverso, forse anche il Decreto Crescita, che dobbiamo iniziare a denunciare e mettere in chiaro».
I Mondiali, l’evento traumatico da cui ripartire
È altrettanto importante una riflessione sulla mancata qualificazione ai Mondiali, evento traumatico per il sistema. «L’Italia può conquistare la qualificazione attraverso un percorso che riguarda tutto il sistema. Il vaso si è rotto e i cocci andavano messi insieme. Abbiamo voluto rafforzare i principi su cui stavamo investendo. Al Governo chiediamo, nell’immediato, di sostenere la nostra candidatura come organizzatori del campionato europeo nel 2032, che sta raccogliendo un consenso diffuso. Il 15 novembre dobbiamo presentare la documentazione e serve una lettera d’impegno».
Infine, in questi giorni ha fatto scalpore la notizia della proposta di Gravina di eliminare il diritto di voto per ogni componente del Consiglio Federale. «Oggi, la norma prevede che dopo aver sentito il parere delle componenti tecniche, si debba obbligatoriamente raggiungere un’intesa con le Leghe. Io voglio togliere questo obbligo. Dobbiamo riformare il calcio italiano, diverso dai campionati. Mi sembra assurdo oggi pensare che ci sia una minoranza, 10 società, che blocca lo sviluppo. Prima di parlare di progetti cambiamo le regole del gioco. La maggioranza del Consiglio Federale prenderà tutta le responsabilità per rilanciare il calcio», spiega Gravina.
E, infine, il VAR. Secondo il Presidente della FIGC, le innovazioni sono un elemento importante, ma il fattore umano rimarrà determinante. «La tecnologia non può rendere gli arbitri infallibili. La percentuale si è ridotta drasticamente, fino allo 0,5%. Si può migliorare? Credo proprio di sì. L’Assemblea della Lega può stabilire modalità differenti. Oggi il fuorigioco semi automatico sembra risolutivo di tutti i problemi, erroneamente. I molteplici sensori faciliteranno il lavoro degli operatori, che però dovranno sempre tracciare le linee. La sperimentazione partirà quando la tecnologia sarà completa e gli operatori saranno formati. Faremo in modo che inizi il 4 gennaio, finiti i Mondiali. Auspico che per il Qatar saremo pronti». ©