giovedì, 18 Aprile 2024

Imola: il business dietro a un GP di Formula 1

Sommario
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Legato ai marchi del lusso, il Circus è un mondo che richiede investimenti considerevoli. La F1 infatti non è solo sport, ma rappresenta fatturato e ricavi, provenienti dagli sponsor, dai diritti TV e dai Gran Premi. Di recente, proprio quest’ultima voce ha attratto un’attenzione diversa da parte degli organizzatori. Il Gran Premio è stato rivalutato non solo come occasione sportiva, ma anche come evento in grado di generare un guadagno significativo. Non più solo biglietti quindi, ma anche membership specifiche come il Paddok Club, e una nuova cura per lo spettatore. Al centro di questi eventi ci sono spesso gli autodromi, immersi in territori che, una volta all’anno per tre giorni, vengono stravolti dall’arrivo di tutta l’organizzazione. L’impatto di una macchina di questa portata è enorme, ma assieme ai vantaggi porta con sè diversi problemi.

Imola: nella storia della Formula 1

Per anni, in Italia la Formula 1 ha avuto un solo nome: Monza. Quello brianzolo è uno dei circuiti storici del Mondiale, e rappresenta insieme a quello belga di Spa uno dei templi della velocità. Ogni singolo Gran Premio d’Italia che ha fatto parte del Mondiale si è svolto su quel circuito, fin dal 1950, fatta eccezione per il GP del 1980, che si svolse a Imola. Il circuito romagnolo fa parte del Circus dall’anno precedente, il 1979, quando aveva ospitato un Gran Premio non titolato. Dopo l’eccezione del 1980, Imola entra a far parte dei circuiti regolari del Mondiale.

Ospita il Gran Premio di San Marino, che mantiene in maniera ininterrotta fino al 2006. Dall’anno successivo però il circuito rimane senza Formula 1, per una combinazione di ragioni. Da una parte la società che allora gestiva la Formula 1, la FOM (Formula One Management), impone pesanti lavori di ammodernamento all’autodromo che non possono essere completati in tempo. Dall’altra il Circus sta provando a spostare il proprio baricentro lontano dall’Europa, soprattutto in Asia e in America. Di conseguenza, due Gran Premi nella stessa nazione non sono più ben visti.

Imola aveva già perso il Motomondiale nei primi anni 2000 e l’abbandono della Formula 1 è il colpo di grazia. L’autodromo dichiara fallimento nel 2007, ma comincia immediatamente nuovi lavori di ammodernamento. Nel decennio successivo ospita vari eventi motoristici, tra cui la Superbike, ma è la pandemia da Covid-19 a rappresentare l’occasione che Imola aspettava.

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Frecce Tricolore a Imola

Il ritorno in Formula 1: dal Covid alla permanenza stabile

A causa delle restrizioni ai viaggi che colpiscono il mondo intero, la FIA è costretta a cambiare il calendario del campionato. È così che, dopo 14 anni, Imola torna ad ospitare la Formula 1 con il Gran Premio dell’Emilia Romagna e del Made in Italy. Dopo un 2021 ancora condizionato dal Coronavirus, dal 2022 il circuito romagnolo torna in pianta stabile a far parte delle tappe annuali del Circus. L’anno appena concluso è quindi stato il primo, vero banco di prova per valutare l’impatto economico del ritorno della F1 in Emilia Romagna.

Tolte le restrizioni, l’autodromo ha potuto ospitare il massimo di spettatori che la sua capienza poteva concedere. Per la prima volta è quindi stato possibile capire quale sia il valore di un GP di nuova concezione per il territorio che ospita il circuito. Il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna 2022 è stato il primo a tenersi ad Imola ad entrare nel calendario regolare del Mondiale di Formula 1 dal 2006. Si è tenuto come da tradizione in primavera, tra il 22 e il 24 aprile. Gli spettatori che hanno preso parte all’evento sono stati quasi 130.000 nel corso delle tre giornate di gare, nonostante il maltempo che ha caratterizzato l’intero week end. Oltre alla Formula 1, le giornate prevedevano le gare di Formula 3, Formula 2 e Porsche Supercup. Le ricadute economiche di un evento di questa portata sono molto significative.

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Pit stop della Ferrari

I numeri di un autodromo a regime

I numeri forniti dallo stesso Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola parlano di oltre 274 milioni di euro. Gli afflussi turistici relativi al Gran Premio si avvicinerebbero ai 10.000 arrivi per un totale di 42.614 presenze e una media di permanenza di 4,3 notti. La parte turistica è quella che influisce di più sulla quantità di denaro che viene redistribuita alle aree limitrofe. Secondo le stime degli organizzatori, il fine settimana di corse avrebbe portato al territorio 30 milioni di euro in benefici economici da tutti coloro che sono stati attirati in zona dall’evento.

Questo dato include quindi non solo gli spettatori, ma anche i flussi turistici e le presenze legate all’organizzazione. Proprio le necessità del Circus avrebbero generato altri 22 milioni e 700 mila euro in beni e servizi che il territorio ha offerto alla Formula 1. Infine c’è l’indotto, che include tutte le ricadute economiche indirette conseguenti al Gran Premio, e che ammonta a 13 milioni di euro.

Ospitare un evento FIA non ha però soltanto ricadute economiche dirette, legate alla partecipazione e all’afflusso di persone. Significa anche avere il nome della propria città, e del proprio tracciato, sulla bocca di mezzo mondo per un weekend intero. Le conseguenze di visibilità che il Campionato Mondiale di Formula 1 fa ricadere su Imola sarebbero calcolabili in circa 36 milioni di euro. Questa cifra è creata dalla somma dei vantaggi alla filiera, dalla valorizzazione del brand Imola e di quello del tracciato Enzo e Dino Ferrari stesso. Si tratta comunque di effetti di lungo termine, in grado di consolidarsi nel tempo soprattutto in caso il circuito continui a ospitare per un periodo continuativo il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna.

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Un’auto della Lamborghini, tra le firme più famose della Motor Valley

Oltre il Gran Premio: la Motor Valley

Ma Imola non è però soltanto la sede di una corsa di Formula 1. Si pone infatti in un territorio che è uno dei distretti produttivi dell’eccellenza italiana: la Motor Valley. Attraversando tutta la regione, dal confine con la Lombardia fino alla costa adriatica, si incontrano alcuni dei marchi più prestigiosi del mondo dei motori. I più famosi sono sicuramente Ferrari, Maserati e Lamborghini, tutt’ora tra le firme più riconoscibili a livello internazionale per quanto riguarda l’automobilismo di lusso.

Ma esistono anche aziende del calibro di Pagani, tra le più grandi nel mondo delle vetture ad alte prestazioni. Anche le moto hanno spazio nella Valley, con la Ducati e con Energica, che si concentra sulla produzione di motoveicoli elettrici. Infine ha sede a Parma la Dallara, casa costruttrice di automobili da corsa i cui telai compaiono in tutte le vetture di Formula 3 e in varie altre competizioni internazionali. Dal 2016 è anche fornitrice della Haas, in Formula 1.

Il valore di questo distretto produttivo per il territorio è altissimo. Ne fanno parte oltre 16.500 aziende che danno lavoro a 90.000 addetti. Il fatturato annuo ha toccato nel 2022 i 16 miliardi di euro, 7 dei quali derivano dalle esportazioni. Il mercato estero è quindi fondamentale per queste aziende, che rappresentano alcuni dei marchi italiani più famosi al mondo.

La Motor Valley non è però soltanto un distretto industriale, ma anche  un polo turistico e culturale. Imola è solo uno dei quattro tracciati internazionali che hanno sede in Emilia Romagna. Oltre ai circuiti di Varano e Modena, spicca quello di Misano, che ospita dal 2007 i Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini del MotoGP. Agli eventi che annualmente si svolgono in questi tracciati e che attraggono centinaia di migliaia di persone si unisce un network di musei legati al mondo dei motori e dislocati su tutto il territorio. Infine anche il mondo accademico è legato al distretto produttivo, con la collaborazione di otto centri di formazione, tra cui quattro università. Un circuito non permette soltanto di ospitare corse motoristiche.

folla ad un concerto a Imola

Oltre il Gran Premio: il grandi eventi

Gli impianti, costruiti per sopportare l’enorme afflusso di pubblico e la mastodontica macchina organizzativa che la Formula 1 comporta, possono permettere di ospitare altri grandi eventi. Il Circuito Enzo e Dino Ferrari di Imola, ad esempio, ha saputo sfruttare al meglio questa possibilità, accogliendo nel 2022 un concerto di portata internazionale come quello dei Pearl Jam.

I biglietti venduti per l’evento sono stati 60.000, equivalenti al numero di posti di un grande stadio italiano come il Giuseppe Meazza di San Siro a Milano. Soltanto 4.500 di questi provenivano dal territorio d’ambito del tracciato, con un significativo afflusso di persone da altrove. Questo dato è rafforzato dagli oltre 10.000 arrivi turistici, paragonabili a quelli del Gran Premio. Le presenze sono state circa 18.600, con una permanenza media di quasi due notti. Il valore complessivo dell’evento è stato di 15 milioni e 709 mila euro.

Di questi, il territorio ha ricevuto 9 milioni e 200 mila euro di benefici diretti. 5 milioni invece sono stati quelli indiretti con 1,5 milioni di indotto. Nonostante le dimensioni del concerto dei Pearl Jam siano molto inferiori a quelle del Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna, un dato salta all’occhio. Solo circa l’11% dei benefici economici generati dal weekend di Formula 1 si sono trasmessi direttamente al territorio.

L’evento musicale porta invece questo tasso di conversione al 60%. Un segnale di come, nonostante l’enormità dei guadagni che un Gran Premio rende possibili, sia complesso trasferire questa ricchezza al territorio. Va comunque sottolineato che, a livello mediatico, il Circus porta vantaggi di gran lunga superiori a qualsiasi altro evento. La pubblicità che una corsa di Formula 1 fornisce non ha paragoni. A dimostrazione di questo, nei dati forniti dall’Autodromo Enzo e Dino Ferrari non è presente alcuna voce relativa alle ricadute mediatiche del concerto. ©

Articolo tratto dal numero del 15 marzo. Se vuoi leggere il giornale, abbonati!

Photo by Autodromo Enzo e Dino Ferrari

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.