Si parte il 5 marzo con il gran Premio del Bahrain, in programma sul circuito di Sakhir, e si chiude il 26 novembre ad Abu Dhabi, sulla posta di Isola di Yas. La Formula 1 ha terminato il 2022 con il secondo anno consecutivo in cui sono stati la Red Bull e Max Verstappen a imporsi come vincitori dei due titoli mondiali: costruttori e piloti. Un anno segnato dal ritorno alla normalità post Covid-19, ma anche da ricavi e fatturati da record per la categoria regina del Motorsport. Perché come orami è noto, la Formula 1 non è soltanto uno sport. Fin dagli inizi, il suo carattere di hobby nobile ed elitario l’ha portata ad essere anche business. Il lusso è sempre stato nelle corde del Circus, ma mai come oggi la più importante delle corse automobilistiche si è dimostrata in grado di crescere e raggiungere un pubblico di massa.
Formula 1, un successo senza precedenti
I fatturati degli ultimi anni, tolta la parentesi pandemia, riflettono questo momento di salute, testimoniato dalle folle oceaniche che accompagnano i piloti a ogni giro, in tutti i circuiti del mondiale. Dall’Europa, sua culla e patria originale, la F1 è riuscita forse più di qualsiasi altro sport a esportarsi in tutte le parti del mondo. Dalla Cina al Medio Oriente, dal Sud America agli Stati Uniti, i nuovi circuiti aggiunti al campionato del mondo attraggono ogni anno migliaia di tifosi. Le trasmissioni TV sono parte di questa immensa diffusione, con Liberty Media, la società che gestisce i diritti della Formula 1 nonché azionista di maggioranza di Formula One Group, che fa registrare ogni anno profitti maggiori.
Due anni fa l’intero Circus stava sprofondando in un baratro economico mai visto. Una pandemia globale che congela i viaggi e vieta i grandi raduni di persone, è quanto di peggio possa accadere a un industria basata su grandi eventi in giro per il mondo. Il rimbalzo del 2021 era atteso, ma tutt’altro che scontato. Un aumento dei ricavi del 90% che ha riportato il fatturato a livelli pre pandemia con rapidità sorprendente e che poteva esaurirsi facilmente in un contro-rimbalzo l’anno successivo. I profitti però nei primi tre trimestri del 2022 hanno continuato ad aumentare. Liberty Media ha fatturato 715 milioni di dollari nel solo terzo trimestre, il 7% in più dello stesso periodo dell’anno precedente, con un utile operativo di 80 milioni.
E così, dopo i 2,14 miliardi del 2021, il 2022 potrebbe concludersi (perché ancora non si conoscono i fatturati) con un’altro passo di crescita. Il motivo è sicuramente prima di tutto il giro d’affari attorno agli sponsor, al solito ricchissimi, che da sempre orbitano attorno al Paddock. Ma le grandi aziende non sono più l’unica fonte di investimenti a cui le scuderie fanno riferimento. L’addio all’industria del tabacco, che dagli anni ’80 aveva reso ricche le corse con le proprie sponsorizzazioni, ha portato la Formula 1 a differenziare in maniera decisa i propri ricavi. Nel 2021 soltanto il 20% del fatturato derivava dagli investimenti pubblicitari.
I Gran Premi come evento
Negli ultimi decenni è cresciuta molto l’attenzione al tifoso e al Gran Premio come evento, con iniziative come il Paddock Club, un biglietto che permette di accedere alle zone esclusive dei circuiti, in compagnia dei VIP che spesso popolano il dietro le quinte dei GP. A fianco agli eventi c’è poi una sempre maggiore crescita dell’importanza dei diritti televisivi. Fondamentale per far crescere questo comparto è stata l’esportazione del marchio Formula 1 verso nuovi mercati. Il successo del Circus negli USA è forse il più importante risultato della gestione di Stefano Domenicali, attuale CEO.
250.000 persone tra il pubblico al Gran Premio di Miami, collaborazioni con star della NBA e risonanza mediatica nazionale hanno premiato un lavoro durato anni, che ha permesso alla F1 di penetrare nella società statunitense. Il successo passa però anche da un nuovo tipo di promozione, attraverso piattaforme che fino a poco tempo fa era impensabile potessero supportare un prodotto come il motorsport. L’approdo di Formula 1 Drive to Survive su Netflix ha sdoganato i retroscena del Circus sulle piattaforme di streaming. Una serie molto seguita, che ha acceso ulteriormente la passione dei tifosi più accaniti e attratto nuovo pubblico da un bacino prima irraggiungibile.
Il mercato delle innovazioni tecnologiche
Ma nelle corse non c’è soltanto l’aspetto pubblicitario e di pubblico. Le monoposto di Formula 1 sono prodigi della tecnica e parte dei ricavi delle scuderie viene proprio dalla vendita di nuove tecnologie. Un mercato nato alla fine dell’era del tabacco, e che mai come oggi rappresenta un’opportunità unica per la categoria regina. La possibilità di vendere servizi e prodotti tecnologici è caratteristica unica del motorsport, che lo distingue da tutti gli altri mercati sportivi, e ha avuto impatto su molte industrie.
Dall’utilizzo della fibra di carbonio alla tecnologia di recupero dell’energia cinetica in frenata, fino all’organizzazione dei meccanici durante i pit-stop, presa ad esempio come modello di efficienza e lavoro di squadra da aziende, ma anche da alcuni reparti ospedalieri, come quelli dello University Hospital of Wales. Più di ogni altra cosa però impressiona la capacità della Formula 1 di adattarsi ai tempi che cambiano. Uno sport che ha mosso i primi passi quasi un secolo fa, e che ancora riesce ad adattarsi a tutti i cambiamenti che l’economia gli pone davanti. Questo processo può sembrare semplice dall’esterno, ma le sfide a cui il movimento va incontro sono varie e complesse.
È possibile una Formula 1 Green?
Il Circus sembra inarrestabile da un punto di vista economico, ma a rallentarne la possibile ascesa ci sono alcuni evidenti punti deboli, che lo rendono vulnerabile. Di per sé il motorsport fatica a mostrarsi inclusivo e attento all’ambiente, due aspetti che nel marketing hanno un grande valore. Motori a scoppio e club per soli uomini mal si adattano a un mondo sempre più verde e arcobaleno. Ma l’ombra più oscura sul futuro della categoria regina è lo sport stesso. Le incertezze di un regolamento che porta spesso i commissari di gara a decisioni che sembrano arbitrarie e che possono decidere interi mondiali, spaventano gli sponsor. Un problema a cui non sembra esserci una soluzione ovvia. Il lato green è quello a cui il Circus sta cercando di fare più attenzione.
La FIA ha sposato in pieno l’Agenda 2030, promettendo di arrivare alla neutralità carbonica entro quella data, se non prima. Diverse le iniziative per ridurre l’impatto ambientale, molte delle quali si basano proprio sull’innovazione tecnologica, su cui la Formula 1 punta molto come visto anche dal punto di vista economico. L’introduzione dei motori ibridi V6 è stato un passo importante. Tra le più efficienti al mondo nel consumo di carburante, le power unit delle monoposto sono all’avanguardia nella tecnologia che combina motori a scoppio e elettrici.
Il passo successivo sarebbe l’utilizzo di propulsione esclusivamente elettrica, come accade in Formula E, ma questo non sembra un orizzonte plausibile. Piloti e fan hanno già espresso la loro frustrazione con il V6, non tanto per le prestazioni quanto per il suono. La Formula 1 non è più uno spettacolo da guardare con le cuffie protettive. Le vetture sono molto più silenziose che in passato, e questo infastidisce molti appassionati, abituati al rombo dei motori. In un contesto del genere è davvero difficile immaginare monoposto completamente elettriche e quindi silenziose, nel prossimo futuro.
I primi passi verso una Formula 1 più inclusiva
Per quanto riguarda l’inclusione invece, è evidente come la classe regina non sia ancora in grado di attrarre piloti che non siano uomini. Questo è un limite allo sviluppo, perché riduce anche la popolarità dello sport per metà della popolazione mondiale: le donne. A sua volta la prevalenza di pubblico maschile rende meno probabile l’avvicinamento delle giovani ai motori, e il circolo vizioso si perpetua di anno in anno.
Ci sono state in passato alcune esperienze di donne in Formula 1, e anche oggi nelle categorie minori spuntano ogni tanto casi del genere, ma sono isolati. Per rimediare a questo problema di inclusività, la FIA ha di recente annunciato che dal 2023 si svolgerà un campionato tutto femminile, la F1 Academy, con l’obiettivo di portare le donne nell’élite del motorsport. La categoria permetterà di accedere alla Formula 3, la minore delle categorie mondiali, che segue a tratti i Circus durante l’anno. In questo modo il Circus spera di attirare pilote, e di conseguenza tifose, in modo da sfruttare al meglio l’interezza del bacino di pubblico.
Il problema dell’incertezza del regolamento
Ma tra i tre problemi che frenano la crescita della Formula 1 il più ingombrante è proprio quello sportivo. Un paradosso quasi, che siano le stesse regole delle corse a minarne il successo; paradosso che però continua a perpetrarsi stagione dopo stagione. Per capire come sia possibile essere arrivati a questa situazione, bisogna addentrarsi nel funzionamento di un campionato di Formula 1. Ogni cinque anni la FIA, la Federazione Internazionale di Automobilismo che si occupa degli aspetti sportivi della Formula 1, stila un regolamento tecnico, e ogni anno aggiorna quello sportivo.
Le regole sono precise, come nei regolamenti di ogni sport. Quello tecnico indica i limiti ingegneristici entro cui le monoposto possono essere costruite, quello sportivo regola il comportamento di piloti e meccanici in gara. Il problema però non giunge in sede di scrittura, quanto al momento dell’applicazione. Ogni gara ha commissari diversi, supervisionati da un unico direttore di gara. Spesso, per la varietà di situazioni che si vengono a creare in pista, il regolamento non può essere applicato alla lettera, ma va interpretato.
Queste interpretazioni però non sono quasi mai omogenee da gara a gara, e questo crea nei tifosi un senso di incertezza e frustrazione. Stessa situazione in cui si trovano anche gli sponsor, che sono restii ad investire in uno sport cronicamente malato di scandali e polemiche. La Formula 1 si porta dietro questa fama da decenni. Nella storia ci sono stati incidenti organizzati per compromettere gare, ordini di scuderia al limite del regolamento e, anche di recente, decisioni della dirigenza di gara che hanno determinato l’assegnazione del titolo mondiale. Questo, più di altri, è il problema che la Formula 1 deve risolvere più in fretta, per garantirsi un futuro di crescita.
Articolo tratto dal numero dell’1 febbraio 2023 de il Bollettino. Abbonati!