mercoledì, 24 Aprile 2024

Cala il private equity globale, ma l’Italia si distingue…

Sommario
Private equity

Il volume delle operazioni di private equity (PE) a livello mondiale è diminuito del 26% e oggi si attesta sui 2,4 trilioni di dollari. Mentre, il numero è sceso del 15%, a poco meno di 60.000. E la raccolta fondi sui mercati privati globali è diminuita dell’11% a 1.200 miliardi di dollari. I venti contrari macroeconomici, tra cui l’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse, insieme alla performance negativa dei mercati pubblici spingono gli LP (Limited Partners, cioè soggetti istituzionali che investono nel fondo) a ridurre i nuovi impegni. Ma nonostante l’evidente rallentamento dell’attività del secondo semestre, il 2022 è rimasto il secondo anno più attivo del mondo.

Il private equity nel mondo

I risultati della raccolta fondi differiscono notevolmente tra le varie aree geografiche, più che negli anni precedenti. In Nord America aumentano di un modesto 2% rispetto all’anno precedente, ma diminuiscono in Asia e in Europa rispettivamente del 39% e del 28%. La raccolta di fondi in Asia decresce del 16% all’anno, soprattutto a causa della riduzione degli investimenti in Cina. Nel 2017, ad esempio, il Paese rappresentava l’83% della raccolta fondi nel continente asiatico, una quota che è scesa al 34% nel 2022. Intanto, in Europa si è conclusa una fase di crescita durata 11 anni, principalmente a causa dell’instabilità geopolitica e di sfide macroeconomiche, tra cui la volatilità dei tassi di cambio.

Inoltre, va sottolineato che il rafforzamento del dollaro rappresenta una parte importante del calo della raccolta in valuta USA nei mercati non statunitensi.

Il patrimonio totale degli asset in gestione (AUM) ha raggiunto 11.700 miliardi di dollari nel 2022. Nel secondo trimestre dello scorso anno, il dry powder (quantità di capitale disponibile per i gestori dei fondi) ha superato i 3.000 miliardi di dollari, con un aumento dell’8,4% rispetto all’anno precedente, segnando l’ottavo anno consecutivo di crescita. Nonostante questo, la performance del PE globale è diventata negativa per la prima volta dal 2008, registrando un -9% a fine 2022 e ponendo fine a un quinquennio in cui era l’asset class più performante.

Il private debt

La raccolta di fondi di private debt è cresciuta del 2% lo scorso anno, in controtendenza rispetto alle altre classi di private capital. Gli investitori istituzionali cercano questo tipo d’investimento per varie ragioni, che lo rendono appetibile in tempi di volatilità del mercato: il rendimento corrente, i tassi variabili e il relativo isolamento dal calo delle valutazioni; dovuto alla sua posizione senior nello stock di capitale. L’incertezza prevalente sul mercato serve anche a stimolare le opportunità di impiego del credito privato. Quando i finanziamenti bancari si sono esauriti nella seconda metà dell’anno passato, i finanziatori privati sono intervenuti nel vuoto, fornendo prestiti per oltre l’80% delle transazioni nel mercato.

Il private equity in Italia

Focalizzandoci sul nostro Paese, emerge che nel 2022 sono stati raccolti 5,9 miliardi di euro, +3% rispetto all’anno precedente; cresce anche il numero delle operazioni con ammontare superiore ai 150 milioni che nel 2022 sono state 24 così come le operazioni in infrastrutture, 52 (+16%) per ammontare investito pari a 10,7 miliardi di euro, +39%.

«Nel 2022, su 23,7 miliardi investiti in Italia 15 miliardi di euro derivano da operatori non domestici. Se da un lato vediamo la crescita degli investimenti soprattutto da parte di questi soggetti, dall’altro non possiamo non notare che serve un’azione sistemica delle Istituzioni per spingere la crescita dei fondi italiani per numero e dimensione, permettendo così la nascita di nuovi soggetti che possano investire anche in quote di minoranza», dice Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI. Gli operatori esteri acquisiranno un’importanza maggiore nel panorama economico. Infatti, questi operatori, hanno investito 27 miliardi di euro nelle aziende italiane tra il 2021 e il 2022, su un totale di 57 miliardi impiegati nell’ultimo decennio.

«Questo mercato è fondamentale per la crescita del Paese e ha ampi margini di sviluppo. Perciò è necessario potenziare la raccolta di capitali. Il Private equity francese negli ultimi cinque anni ha raccolto da fondi e casse 9,9 miliardi contro i 3,4 miliardi in Italia, dalle assicurazioni 18,3 miliardi di euro contro i nostri 2,1 e da investitori individuali e family office 14,4 miliardi contro i 2,2 miliardi dell’Italia. Con maggiori risorse possiamo fare di più», aggiunge Anna Gervasoni, DG di AIFI.

Il private equity in Francia

Nel 2022, gli operatori francesi del private equity hanno investito 36 miliardi di euro in 2.857 imprese e progetti infrastrutturali, con un aumento del 1% e del 15% rispetto al 2021. I principali settori finanziati sono industria, digitale, sanità ed energie rinnovabili. Sono stati raccolti 41,5 miliardi di euro da investitori istituzionali e privati, con gli internazionali che rappresentano il 55% dei fondi. Tuttavia, c’è stato un divario tra la prima e la seconda metà dell’anno, con un rallentamento nella raccolta fondi nel secondo semestre. ©

Articolo tratto dal numero del 15 aprile 2023. Abbonati!

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “l’esperto risponde”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]