giovedì, 25 Aprile 2024

Sampdoria: l’azionariato popolare per evitare il fallimento

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Una speranza per la Sampdoria per evitare la Serie D e il fallimento. Alcuni tifosi hanno lanciato l’idea dell’azionariato popolare per risolvere la situazione societaria. Come funziona e quanto servirebbe raccogliere per salvare i blucerchiati?

La situazione societaria della Sampdoria

La Sampdoria è ormai in Serie B, ma l’ombra del fallimento si allunga sulla squadra blucerchiata. In caso la situazione societaria non dovesse migliorare, sarebbe inevitabile ripartire dalla Serie D. La speranza per il momento è rappresentata da un fondo straniero, Merlyn Partners di Alessandro Barnaba, che potrebbe ricapitalizzare con un intervento immediato il club, investendo 35 milioni.

I tempi sono molto stretti. La prima scadenza è quella del 29 maggio, quando si terrà l’assemblea degli Azionisti. Il 30 andranno versati 13 milioni di euro in stipendi a giocatori e tesserati. Il 20 giugno è però la data fatidica, entro la quale andranno pagati gli arretrati di aprile e maggio, altri 7 milioni, la prima rata dell’Irpef dovuta allo stato e infine l’eventuale quota per iscriversi alla Serie B.

Il progetto di azionariato popolare

L’alternativa al salvataggio potrebbe venire dai tifosi. Il 13 maggio è stata presentata l’associazione La mia Sampdoria – mæ Samp, che conta 320 soci e avrebbe come obiettivo un azionariato popolare di minoranza che aiuti a salvare la squadra dalla Serie D.

Difficile però che un’operazione del genere possa sostituire completamente l’intervento di un grande investitore. I 35 milioni di euro di Barnaba sembrano ancora fondamentali per poter pensare ad un futuro in Serie B dei blucerchiati.

In Italia l’azionariato diffuso nel calcio è praticamente inesistente. L’unica proposta simile era arrivata nei mesi scorsi con INTERSPAC, un gruppo di tifosi di alto profilo che avrebbe guidato un azionariato popolare per l’Inter in caso di cessione da parte dell’attuale proprietà.

Nel resto d’Europa però è una pratica molto comune. Sia Barcellona che Real Madrid hanno questo assetto proprietario e tutte le squadre di Bundesliga seguono la regola del 50%+1, che prevede che almeno la metà più uno delle quote di ogni società siano in mano ai tifosi. ©

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Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.