venerdì, 26 Aprile 2024

Disney prova a rilanciarsi con La Sirenetta

Sommario

Nuota in cattive acque la Walt Disney Company, che esce nelle sale con il live-action La Sirenetta, dopo le difficoltà in Borsa. E va contro i risultati, che hanno visto lo stesso tipo di narrazione – tratta da film di animazione ma interpretata da umani – riscontrare pareri negativi: nel 2020, Lilli e il vagabondo e Mulan; l’anno successivo Crudelia, cheha incassato 229 milioni di dollari con un budget di 100 milioni; ancora peggio è andata a Pinocchio di Robert Zemeckis, che si è aggiudicato il premio come “Peggior prequel, remake, rip-off o sequel” ai Razzie Awards 2022.

Sempre di meno abbonati

Diverse le difficoltà dell’azienda americana, che ha registrato un calo degli abbonati della piattaforma streaming: la compagnia ha perso 4 milioni di utenti, con un bilancio in negativo di 659 milioni di dollari, facendo registrare un utile per azione del -13% in Borsa

La Disney prova a rilanciarsi 

Il film diretto da Rob Marshall, già al lavoro con la nota compagnia americana in Mary Poppins returns, Pirati dei Caraibi-Oltre i confini del mare e Into the Woods, conta qualche novità già mirino dalla critica. La prima riguarda l’etnia della protagonista, tutt’altro che fedele al capolavoro di Hans Christian Andersen: nel cartoon caucasica e con i capelli rossi e nel film interpretata dall’attrice con carnagione scura Halle Bailey. La seconda riguarda una resa CGI discutibile dei personaggi animali coinvolti.

Ma se gli ultimi anni per la Disney sono stati ricchi di difficoltà, non è stato lo stesso per gli adattamenti cinematografici del passato.
Il Re Leone (1994) con i suoi 987 milioni di dollari incassati è il quarto più redditizio dopo i due film di Frozen (2.6 miliardi) e Zootropolis (1.023 miliardi); il remake del 2019 ha guadagnato più di $1,6 miliardi. Anche il live-action de La bella e la bestia del 2017 è stato un successo: interpretato da Emma Watson è il secondo per entrate ($1.2 miliardi) e vincitore di due premi Oscar. Infine Alice in Wonderland di Tim Burton (2010) ha aperto la strada verso un nuovo modo di realizzare il remake di un classico d’animazione. Con il suo miliardo di dollari di incassi, ignorando il sequel del 2016 di James Bobin, possiede uno stile narrativo e di rappresentazione dark unici. È il chiaro esempio di quando un remake funziona e propone tuttavia qualcosa di originale. 

Il sequel di Avatar e Black Panther i fiori all’occhiello dell’azienda americana

A fronte di una concorrenza sempre più spietata, Comcast avrebbe deciso quindi di vendere la sua quota di HULU a Disney, che già possiede il 66% della compagnia.
Una buona risposta alla perdita di oltre 300 mila abbonati in Nord America, a causa dell’aumento del prezzo di abbonamento alla fine dello scorso anno.  Tra le novità più interessanti, l’amministratore delegato Iger ha annunciato anche la riduzione del numero di produzioni originali da 50 a 40 tra film e serie tv.
Una scelta che impatterà sul mercato di tutte le identità associate a Disney, tra cui Lucasfilm, Pixar, Marvel e 20th Century Fox. Si può pensare che ci sia in atto una rivalutazione sulla qualità dei contenuti proposti in futuro piuttosto che sulla quantità, con prospettive di miglioramento in vista del prossimo triennio. Dopo tutto, per il settimo anno consecutivo, Disney ha registrato gli incassi maggiori a livello nazionale e globale: nel 2022 ha totalizzato più di 5 miliardi di dollari, con i risultati molto positivi tra i colleghi associati, da James Cameron per Avatar: la via dell’acqua ($2.3 miliardi), all’MCU per Black Panther: Wakanda Forever ($860 milioni) e Doctor Strange nel Multiverso della Follia ($955 milioni). ©

📸 Credit: ufficio stampa Disney

Giornalista pubblicista, amante del mondo del calcio. Laureato in Scienze Motorie Sportive all'Università degli Studi di Brescia, per il Bollettino mi occupo principalmente di sport, spettacoli e cultura.