martedì, 30 Aprile 2024

Se do ripetizioni devo pagare le tasse?

Le ripetizioni, come ogni genere di reddito, andrebbero dichiarate. Ma come farlo?

Il modo più semplice, se non si generano guadagni superiori ai 5 mila euro annui, è registrarle come lavoro autonomo occasionale. In tal caso, chi presta il servizio è tenuto a rilasciare ricevute ai suoi clienti, con tanto di marca da bollo se i singoli compensi superano i 77,47 euro. Alla fine dell’anno, poi, i redditi andranno a finire nel quadro D “altri redditi” del modello 730.

Se però i compensi superano i 5 mila euro e l’attività è regolare, l’opzione più pratica è l’apertura della partita IVA, con la possibilità di aderire (sotto gli 85 mila euro di reddito annuo) al regime forfettario, cioè senza IVA in fattura, tassato al 5% per i primi 5 anni, poi al 15%. La partita IVA comporta anche l’obbligo di versare i propri contributi, iscrivendosi presso la gestione separata INPS o altre casse previdenziali.

L’ultima opzione, estremamente pratica, ma aperta solo agli insegnanti di ruolo, è quella della cedolare secca. Dal 2019, infatti, chi detiene una cattedra a qualsiasi livello di istruzione può dichiarare, senza aprire partita IVA, i redditi ottenuti da lezioni private. In tal caso, l’imposta applicata è una flat tax al 15%.

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".