L’economia della Cina sta rallentando. Il dragone non è in grano di riprendersi dalle restrizioni anti Covid-19, tra inflazione ferma e mercato immobiliare che stenta. L’Italia intanto si sgancia dalla Nuova Via della Seta.
Cosa non va in Cina
L’economia cinese è cresciuta del del 6,3% nel secondo trimestre del 2023 rispetto a un anno fa. Un dato che sembra molto alto, specialmente per noi italiani. Ma per un Paese che è appena uscito dalle peggiori restrizioni anti Covid-19 al mondo, sono cifre allarmanti.
Anche se si tratta di un aumento rispetto al +4,5% del primo trimestre, rimane esattamente un punto percentuale sotto le previsioni minime attese dal governo. Quando si cerca di capire cosa esattamente si sia inceppato nell’economia di Pechino, la risposta sembra essere la peggiore possibile: tutto.
Non funziona l’export, che crolla dell’8,3% a causa del riassetto del commercio mondiale, lasciato per due anni con una scarsità artificiale di prodotti cinesi a causa dei lockdown, ma sono crollati anche il commercio interno (-6%) e le importazioni (-2,6%). Bloccato anche il mercato immobiliare, locomotiva e termometro dell’economia cinese, con i prezzi degli edifici commerciali che calano in tutte le maggiori città.
La decisione di applicare per due anni la politica “Covid Zero” si è ritorta contro la Cina: ha fermato il sorpasso al PIL degli USA e ha mostrato al mondo che è possibile un’economia senza il dragone al centro. La pandemia si è unita alle difficoltà della deindustrializzazione e dell’invecchiamento della popolazione causato da un’altra scelta scellerata del Partito Comunista, la politica del figlio unico, fermando una crescita che solo quattro anni fa sembrava inarrestabile.
Il memorandum sulla Nuova Via della Seta
Quali effetti possa avere questo cambiamento sul resto del mondo e in particolare sul nostro Paese non è possibile prevederlo, ma intanto stanno emergendo alcuni dettagli. L’Europa sta provando a fatica a riportare sul suo territorio alcuni settori produttivi strategici, come quello dei semiconduttori.
L’Italia avrebbe dovuto entrare nella filiera con un impianto della americana HP, che avrebbe testato i chip progettati in Francia e prodotti in Germania. Al momento però il progetto non sembra concretizzarsi.
La debolezza cinese potrebbe anche permettere al nostro Paese di smarcarsi dal Memorandum sulla Via della Seta firmato dal primo governo Conte nel 2018. L’Italia è l’unico Stato occidentale ad aver aderito al progetto di investimenti di Pechino, ritenuto dai nostri alleati un metodo per espandere l’influenza politica del dragone. ©
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