I prezzi del petrolio sono sulla buona strada per toccare il livello più basso dalla fine dell’estate, segno evidente che la domanda di energia inizia a diminuire. I futures del greggio Brent scendono di quasi il 2% a poco meno di 84 dollari al barile. Intanto, il benchmark statunitense West Texas Intermediate viene scambiato sotto gli 80 dollari al barile per la prima volta da agosto. I costi perdono tutti i guadagni ottenuti dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente.
Tensioni internazionali
È a rischio la stabilità del mondo orientale ricco di petrolio e di altri combustibili fossili. Gli analisti affermano che è improbabile che il conflitto abbia un effetto immediato sulla disponibilità di petrolio. I trader però sono preoccupati per il pericolo di un confronto più ampio in una delle regioni più grandi al mondo per la produzione di greggio.
I combustibili fossili in UK
Il governo del Regno Unito si è impegnato a concedere almeno cento nuove licenze per l’esplorazione di giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord. La decisione del primo Ministro britannico Rishi Sunak rientra negli sforzi del Paese per diventare più indipendente dal punto di vista energetico. Durante il King’s Speech è stato confermato l’obiettivo del governo. Entro il 2050 il Regno Unito vuole la transizione verso zero emissioni, come previsto dall’accordo sul clima di Parigi del 2015.
Zero emissioni entro il 2050
Tra il 2008 e il 2018 le emissioni di anidride carbonica, il principale dei gas a cui si deve il riscaldamento climatico, sono aumentate del 12%: l’aumento è dovuto quasi per il 70% a un unico paese, la Cina. Con emissioni zero si intende in realtà emissioni nette uguali a zero, perciò un sinonimo di neutralità carbonica. Per ogni tonnellata di CO2 o di un altro gas serra che si diffonde nell’atmosfera, se ne rimuove in pari quantità.
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