Buone notizie per chi ama bibite gassate e cocktail freschi e colorati. La sugar tax, pensata per contrastare la diffusione di obesità e diabete slitta di un anno, a luglio 2025, come deciso dalla commissione Finanze del Senato. Via libera dunque senza tassazione ulteriore a gazzosa, aranciata, limonata, cola e acqua tonica.
Le bevande “incriminate”
Nel mirino sono in primo luogo succhi e acque addizionati di zuccheri o di altri dolcificanti di origine naturale e/o sintetica. Perché? Sono ritenuti dannosi per la salute e capaci di generare un aggravio di spesa per la sanità pubblica. Ma di quanto è la tassazione? 10 euro per ettolitro nei prodotti finiti. In quelli che invece sono predisposti per essere diluiti è di 0,25 euro per chilo. Ciò contribuirà a far lievitare non solo i prezzi dei cocktails analcolici, ma anche di quelli con aggiunta di alcool. Non è quindi da escludere che anche Cuba libre, vodka lemon, long island e innumerevoli altri drink possano subire rincari.
Gli effetti della sugar tax
Il provvedimento ha sollevato gli scetticismi degli operatori del settore. In prima linea nel contrastare la nuova imposta è Assobibe (Associazione Italiana Industria Bevande Analcoliche) che la definisce dannosa per l’intera filiera agroalimentare del Made in Italy. Perché? Aumenterebbe del 28% la pressione fiscale per ogni litro di bibita analcolica prodotta e frenerebbe la crescita del settore.
Posti di lavoro e fatturati a rischio
Sarebbero oltre 5.000 i posti di lavoro a rischio. Inoltre è stimato un calo delle commesse per approvvigionamenti di materie prime di 400 milioni di euro. A ciò si somma un impatto recessivo previsto su tutti i territori coinvolti nella produzione di bibite analcoliche. Nelle vendite invece comporterebbe una contrazione del 17%. In più influirebbe anche sui comportamenti degli acquirenti. Come? Riducendo del 9% i consumi di bevande fuori casa. Un danno, quindi, anche per milioni di esercenti. ©
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