domenica, 3 Novembre 2024

SIERRA LEONE: LA CINA COSTRUISCE UN PORTO DA 55 MLN. GIAN ENZO DUCI, PRESIDENTE DI FEDERAGENTI: «L’OBIETTIVO DEL GOVERNO È DI PORTARE IL PAESE FUORI DALLA POVERTÀ ENTRO IL 2035»

Sommario

Un accordo bilaterale, del valore di 55 milioni di dollari, per la costruzione di un porto industriale per la pesca, dove accogliere pescherecci moderni e avviare attività di lavorazione e conserva del pesce. La Cina metterà i soldi, la Sierra Leone 100 ettari che si affacciano sulla spiaggia, al momento incontaminata, di Black Johnson. Immediatamente si è alzata la voce degli ambientalisti di mezzo Mondo che contesta fortemente l’iniziativa e che vede il progetto come una minaccia per la foresta pluviale vergine e per l’equilibrio ecosistemico dell’area.

«Bisogna contestualizzare il caso prima di giudicare», spiega Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti. «La Sierra Leone è uno dei Paesi più poveri della Terra, nell’Index of Human Development delle Nazioni Unite è al 184esimo posto sui 189 Paesi censiti, ha un reddito procapite di 332 dollari e due terzi della sua popolazione vive di agricoltura di sussistenza. Qualcosa deve fare per trovare un modo di crescere al di fuori dell’estrazione dei diamanti che rappresenta, ad oggi più del 50% del valore dell’export locale, ma che, come è noto, ha causato diversi problemi in passato».

L’attuale Governo si è prefissato di portare il Paese fuori dalla povertà entro il 2035, ma manca tutto: è privo di infrastrutture significative e di industria. Ha un’economia molto debole, basata sull’agricoltura e sull’estrazione di diamanti e minerali, ma è situata di fronte a un mare estremamente pescoso… 

«Dagli anni ’70 si parla della pesca come di una delle possibili attività su cui il Paese potrebbe puntare per lo sviluppo. La Sierra Leone però non è mai riuscita autonomamente a dotarsi delle risorse per costruire un porto degno di tal nome che possa supportare una filiera industriale dedicata al mercato dell’export del pescato».

La Cina, oggi, ha garantito tale possibilità: di che genere di rapporto si tratta? 

«La Sierra Leone non rientra nella lista dei Paesi della Belt & Road Iniziative, però ha una storica relazione con la Cina che, come sappiamo, sta attuando da decenni una politica di ampliamento della propria influenza in Africa. E Freetown ha rapporti con Pechino da oltre 40 anni. Quando la Nazione si è resa indipendente dall’Inghilterra nel 1961 ha avviato un percorso di sviluppo prima filo occidentale poi, a partire dalla fine degli anni ’70, si è avvicinato ai Paesi di matrice comunista e alla Cina in particolare».

Sebbene da diverse parti venga fatta notare la debolezza del sistema politico serralionese e la scarsa trasparenza dei suoi processi decisionali, è anche vero che l’attuale governo ha dimostrato di avere una propria autonomia

«Assolutamente. Intanto, ha rinunciato a un prestito di 400 milioni di dollari già stanziati dal Paese del Dragone per costruire un nuovo aeroporto al di fuori della capitale Freetown, perché ritenuto insostenibile per le finanze del Paese».

Il rischio che vengano sottovalutati gli impatti ambientali e sociali sono forti, ma la stessa ministra sierralione per la Pesca e le Risorse marine, Emma Kowa-Jalloh, cercando di calmare gli animi, ha spiegato che «se vogliamo che la Sierra Leone si sviluppi e cresca, devono esserci investimenti e qualcosa va sacrificato, pur cercando di fare nel migliore dei modi possibili»

«Come a dire che, se in Sierra Leone, noi Europei ci limitiamo a contestare gli aspetti ambientali del progetto di Black Johnson beach senza proporre e supportare alternative sostenibili di sviluppo abbiamo poche possibilità di essere ascoltati».

La situazione economica venutasi a creare con la pandemia sembra aver dato nuovo slancio alle iniziative cinesi in Sierra Leone

«Tra marzo e maggio di quest’anno la compagnia privata cinese Kingho Investment ha avviato un nuovo progetto per l’estrazione di ferro (Tonkolili Iron Ore project) e ha preso in gestione la linea ferroviaria che collega la zona mineraria con il porto commerciale di Pepel. Rispetto a quanto avvenuto nel passato in altri Paesi africani, però, le recenti iniziative cinesi in Sierra Leone sembrano essere interessate a offrire un livello di maggiore cooperazione con le autorità e le comunità locali, tanto da far pensare all’inizio di una modalità diversa e meno aggressiva di concepire la propria espansione e influenza economica».                    © S.S.